"Bad Company – Protocollo Praga" di Joel Schumacher

Tentando di coniugare la spy-story con la commedia brillante, "Bad Company" finisce inevitabilmente con l'oscillare tra le due, senza mai trovare una linea univoca.

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È risaputo che molti film americani appartengono più ai produttori che ai registi e sono il risultato di progetti confezionati su misura a tavolino, spesso a seguito di attente analisi di mercato e sondaggi di opinione sul pubblico. Per Bad Company, che è uno di questi, Jerry Bruckheimer (che ha prodotto alcuni dei maggiori successi degli ultimi vent'anni) ha cercato di mettere insieme gli ingredienti per ottenere un sicuro successo commerciale: un regista di mestiere (Joel Schumacher), un attore di grido (Anthony Hopkins), un comico famoso (Chris Rock), una spy-story sufficientemente serrata da tenere avvinti gli spettatori fino alla fine, con tanto di pericolo terroristico.

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Non sempre, peraltro, il mero obiettivo dell'incasso partorisce prodotti disprezzabili; molti film commerciali, per motivi diversi, hanno un valore che li pone a un livello superiore rispetto agli altri. Purtroppo Bad Company non riesce a sollevarsi totalmente dalla mediocrità alla quale una serie di fattori lo condanna. Tentando di coniugare la storia di spionaggio con la commedia brillante alla Eddie Murphy (al quale il volenteroso Chris Rock cerca invano di ispirarsi), il film finisce inevitabilmente con l'oscillare tra le due, senza mai trovare una linea univoca. E, nonostante sfiori molto da vicino alcune delle maggiori ossessioni globali di quest'inizio di millennio (l'obiettivo dei terroristi è la Grand Central Station di Manhattan), ciò non è sufficiente a dare vivacità a una storia prevedibile, che termina con il più scontato dei finali (l'eroe disinnesca la bomba pochi istanti prima che esploda).


È un cinema che mostra tutta la sua vacuità nell'arduo tentativo di amalgamare due generi difficilmente conciliabili; certo, si potrebbe obiettare che James Bond conosce l'arte dell'ironia, ma si tratta appunto di ironia (humour inglese) e non di comicità a tratti sfrenata e gag da slapstick comedy. A poco vale, allora, il ricorso alla regia di Schumacher (in questo caso palesemente impercettibile) o la presenza di un attore del calibro di Anthony Hopkins, che si perde in un groviglio di azioni martellanti e in un montaggio a volte eccessivamente frenetico.


 


Titolo originale: Bad Company
Regia: Joel Schumacher
Sceneggiatura: Jason Richman, Michael Browning
Fotografia: Dariusz Wolski
Montaggio: Mark Goldblatt
Musiche: Paul Linford e Trevor Rabin
Scenografia: Leslie A. Pope
Costumi: Beatrix Pasztor
Interpreti: Anthony Hopkins (Gaylord Oakes), Chris Rock (Jake Hayes/Kevin Pope), Matthew Marsch (Dragan Adjanic), Kerry Washington (Julie), Peter Stormare (Adrik Vas), Garcelle Beauvais (Nicole), Gabriel Macht (agente Seale), Brooke Smith (Swanson), Daniel Sunjata (Carew), DeVone Lawson jr. (Parish), Wills Robbins (McCain)
Produzione: Michael Browning, Jerry Bruckheimer per Jerry Bruckheimer Films/Stillking/Touchstone Pictures
Distribuzione: Buena Vista International Italia
Durata: 116'
Origine: USA / Repubblica Ceca, 2002


 

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