Bad Trip, di Kitao Sakurai

Dai creatori di Jackass e con protagonista il re della shock comedy Eric André, una commedia che nell’ossessiva ricerca dell’eccesso finisce per impantanarsi. Su Netflix dal 26 marzo.

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Eric André è un po’ la frontiera dell’eccesso: è difficile pensare che ci sia una comicità che possa andare oltre la sua shock comedy fatta di nudità, racconti lisergici e distruzioni del set del suo The Eric André Show. Il titolo del suo speciale Netflix, Legalize Everything, è una sorta di manifesto programmatico contro qualsiasi tipo di tabù e non detto. Non è un caso, allora, che il suo esordio da protagonista in un film avvenga con Bad Trip, uscito il 26 marzo sulla stessa piattaforma, e realizzato dalla stessa squadra dietro allo show comico targato Adult Swim, compreso il regista Kitao Sakurai. Alla produzione però, insieme a Ruben Fleischer, regista di Zombieland e del prossimo adattamento di Uncharted, c’è un nome che a pochi suonerà familiare, ma fondamentale per capire il progetto: Jeff Tremaine, co-creatore di Jackass. Il nume tutelare della saga con Johnny Knoxville non impedisce a Bad Trip, però, di rifarsi alle evoluzioni del filone, come Nonno cattivo o Borat.

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Chris è un uomo sulla quarantina, infantile e un po’ matto che vive di lavori saltuari nel Sud della Florida. Un giorno incontra Maria, vecchia cotta del liceo che lo invita alla sua galleria d’arte a New York. Chris coinvolge allora il suo amico Bud, che prende in prestito la bad bitch, una vistosa macchina rosa, di sua sorella Trina. In quel momento, infatti, lei è in carcere, ma una volta evasa è disposta a tutto pur di riavere la sua bad bitch. Questa è la trama che lega i diversi sketch in cui gli attori interagiscono con persone ignare di cosa stia succedendo. I tempi, però, sono cambiati rispetto a quei primi anni duemila nei quali la realtà collideva con la finzione, anche dolorosamente come negli scherzi di Jackass.

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bad trip trappola cinese

Bad Trip cerca ossessivamente quest’urto con il reale, da trasformare di volta in volta in sorpresa, riso sguaiato o disgusto. L’ora e mezza del film scorre agevolmente fino alla fine, tra inaspettati trip lisergici, risse e incidenti nei quali gli ignari passanti sono il contrappunto scandalizzato e scandalizzante, come fossero risate registrate di una sitcom. Paradossalmente, però, le scene che funzionano meglio sono quelle in cui non si punta direttamente all’eccesso, ma quelle in cui la realtà si poggia, si adagia e si incastra tranquillamente con la struttura finzionale di Bad Trip. La risposta dell’anziano seduto su una panchina alla richiesta di consigli amorosi di Chris è così diversa da quella di un qualsiasi mentore di una commedia romantica? È così impensabile che la cameriera claudicante, che consiglia al protagonista di non aspettare più di mezz’ora per cominciare a fare sul serio al primo appuntamento, sia uscita dalla penna di uno sceneggiatore?

Bad Trip risulta davvero sovversivo quando si prende gioco della normalità, dei ruoli e dei pregiudizi che una realtà spettacolarizzata sembra costringerci ad assumere. Quelli che il film prende di petto quando Chris e Bud non solo non vengono discriminati in un bar frequentato prevalentemente da cowboy, ma fanno addirittura amicizia, oppure quando un addetto al reclutamento militare consiglia a Chris di inseguire il suo amico, ricordandogli il valore dell’amicizia. Peccato che proprio l’aderenza alla shock comedy diventi, da solida base d’appoggio per il protagonista e per il filone a cui appartiene il film, una trappola nel quale Bad Trip si impantana. Il film lascia così l’impressione che in un mondo nel quale l’eccesso è ormai normalità, sia proprio nella ricerca di quest’ultima il vero slancio eversivo.

 

Titolo originale: id.
Regia: Kitao Sakurai
Interpreti: Eric André, Michaela Conlin, Lil Rel Howery, Tiffany Haddish, Gerald Espinoza, Kaleila Johnson
Distribuzione: Netflix
Durata: 86′
Origine: USA, 2021

 

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.7

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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