Ballerina, di Len Wiseman
Wiseman è troppo preoccupato di raccontarci qualcosa della sua Eve, in un universo che invece ha fatto sempre del mistero un’arma. Ma quando si allontana dalle metropoli al neon trova la sua strada

Mettiamo subito in guardia i fan di John Wick: l’incipit di questa operazione è indubbiamente problematico. Tutta la prima sezione di Ballerina, spesa infatti a raccontarci in maniera lineare e didascalica le origini del personaggio di Eve, giusto intravisto nella sequenza di Parabellum ambientata nella scuola di danza gestita dalla Ruska Roma, è un deciso passo indietro in confronto alle astrazioni del quarto capitolo di Stahelski, a cui dedicammo un corposo speciale su queste pagine: davvero abbiamo bisogno di nuovo di “una storia” con delle radici così ben delineate? Il mistero è sempre stata una delle armi migliori di Baba Yaga, e invece di Eve ci viene subito detto tutto, quasi come se gli autori avessero paura che la mitologia dell’universo di riferimento non potesse reggere da sola, quando invece se c’è una cosa che il film di Wiseman dimostra, è proprio la tenuta dello storytelling costruito dai quattro film con Keanu Reeves (e dalla serie Prime dedicata al Continental), gli hotel con l’immunità per gli assassini, le monete di scambio, le tribù, le linee telefoniche segrete con tanto di centraliniste sempre all’opera…
Len Wiseman è qui soprattutto come esperto di “saghe al femminile”, essendo il papà del franchise degli Underworld con Kate Beckinsale: il lavoro sul personaggio di Ana de Armas riparte con ogni evidenza dal piccolo, letale ruolo dell’attrice in No time to die, e cerca di mettere la sua Eve in situazioni che evitino il confronto con le parossistiche coreografie di massa della serie madre su John Wick – qui si tratta soprattutto di corpo a corpo uno contro uno o di piccoli gruppi, insomma, magari anche risolti con una certa inventiva, come il combattimento con i pattini da ghiaccio usati come lame, o la bella sequenza a Praga che sfrutta la struttura a catacombe, segrete e sotterranei della capitale ceca.
Ma l’intuizione decisiva dello spin off è proprio quella di allontanarsi dalle metropoli per la sua sezione più riuscita, quella ambientata nell’innevato villaggio austriaco di Hallstatt: se la quadrilogia di Leitch/Stahelski aveva innalzato di episodio in episodio una cattedrale di neon e vetrate all’immaginario urbano, Wiseman non può che inseguire un’alternativa che sia innanzitutto scenografica – nel mondo di John Wick, il ghiaccio su cui puoi scivolare può essere giusto quello di un club a tema “sotto zero”, come accade nel primo contratto eseguito da Eve. Allora, non resta che andarlo a cercare davvero, questo paesaggio del freddo, dove il film finalmente riesce a sublimare la progressione che la serie ha innestato sin dall’inizio: ad Hallstatt, infatti, vivono solo assassini, non esiste nessuno che non sia un killer, dalle cameriere delle locande ai genitori delle famiglie da cartolina natalizia, ai bambini che vivono lì solo per essere addestrati (per ricordarci quanto quello d’azione sia un genere sempre politico basterebbe fare attenzione a come questo film racconta i bambini in questi nostri tempi di guerra) – e non esiste nessuno che non voglia “cacciare” la protagonista. Ballerina raggiunge così lo step successivo in cui ogni cosa è nemica della protagonista, la facciata stessa di paesino di montagna si trasforma in un campionario di attentati, in una modalità chiaramente mutuata anche dal videogame survival ambientato nei villaggi (da Silent Hill a Alan Wake…) -– si veda la pazzesca lotta con i piatti rotti in testa (ancora una volta, una trovata da comica muta) contro l’inserviente del ristorante, per dire.
Nella boss fight lanciafiamme contro idrante, con le vampate di fuoco che rischiarano la notte tra le stradine sommerse di neve, si rinnova una buona volta la stilizzazione vertiginosa con cui la serie sta traghettando il linguaggio dell’action verso gli orizzonti sintetici dell’arte visuale del contemporaneo. E quando a Keanu Reeves, alla quinta apparizione nei panni del personaggio che ne ha rilanciato l’icona transmediale per questa generazione, viene chiesto come si faccia ad uscire da qui, l’attore stremato non può che rispondere “ci sto lavorando…”.
Titolo originale: id.
Regia: Len Wiseman
Interpreti: Ana de Armas, Keanu Reeves, Lance Reddick, Norman Reedus, Ian McShane, Anjelica Huston, Gabriel Byrne, Catalina Sandino Moreno, Robert Maaser, David Castañeda, Anne Parillaud, Togo Igawa, Sharon Duncan-Brewster, Abraham Popoola
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 124′
Origine: USA, 2025