"Bamboozled", di Spike Lee

Spike Lee ci ha messo tutto il cuore, spingendo nella melodrammaticità del finale dove si è immedesimato con il suo stesso personaggio (come spesso succede quando la materia trattata è sospinta dall'urgenza espressiva). Cinema fortemente visivo ma anche cinema politico, controverso e disturbante.

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E' ancora una volta graffiante, polemico e politico il nuovo urlo di Spike Lee, regista nero che ora sfida apertamente i suoi "fratelli" denunciando quanto anche il mondo della gente di colore, ormai frantumato in posizioni contrastanti, non sia più capace di reagire in maniera solidale, compatta e quindi efficace, alla supremazia dei bianchi. Immagini offensive sono quelle che fortemente ha voluto il regista: "La televisione è piena di immagini di stereotipi neri – commenta – ed io sono contro questa televisione. Occorre che qualcuno lo dica, anche se non fa piacere".

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Bamboozled è incentrato proprio sulla satira degradante dei grandi network americani verso lo spettatore di colore, rappresentata filmando il percorso artistico del protagonista Delacroix, giovane autore laureato ad Harvard unico nero nell'organico di un'importante rete televisiva, il quale si inventa la più oltraggiosa ed incredibile farsa colma di cliché sui molti vizi e le poche virtù degli afro-americani. Riprendendo i giullari più neri del nero con la bocca dipinta rosso sangue, crea il "Mantan: The Millennium Minstrel Show" riproponendo quegli spettacoli di varietà nati nel 1830 in cui attori bianchi facevano ridere la bianca America. Insomma stereotipi per combattere stereotipi, portati in scena attraverso una struttura narrativa ben congegnata, un'evoluzione psicologica più che credibile, ed una trama toccante e godibilmente messa al servizio della causa. Sul finale il film muta bruscamente di tono: da satira feroce diventa dramma parossistico dove le ultime immagini di violenza vengono messe in ombra da un finale ancora più raggelante: un montaggio di frammenti di film d'epoca che documenta gli umilianti ruoli destinati ad attori di colore d'inizio secolo.
Bamboozled è il primo film di Spike Lee girato interamente in digitale, a basso costo (una sfida per ogni produttore) dove la maggiore libertà di movimento concessa dalle videocamere é certamente funzionale alle riprese di tipo decisamente televisivo e ad una storia paradossale ma, come spesso succede nel miglior cinema americano a sfondo sociologico, con radici ben piantate nella realtà. Spike Lee ci ha messo tutto il cuore, spingendo nella melodrammaticità del finale dove si è immedesimato con il suo stesso personaggio (come spesso succede quando la materia trattata è sospinta dall'urgenza espressiva). Cinema fortemente visivo ma anche cinema politico, controverso e disturbante.


 


Titolo Originale: Bamboozled (Bamboozled – The very black show)
Regia: Spike Lee
Sceneggiatura: Spike Lee
Fotografia: Ellen Kuras
Montaggio: Samuel D. Pollard 
Musica: Terence Blanchard
Scenografia: Victor Kempster 
Costumi: Ruth E. Carter
Interpreti: Damon Wayans (Pierre Delacroix), Savion Glover (Manray/Mantan), Jada Pinkett Smith (Sloan Hopkins), Tommy Davidson (Womack), Michael Rapaport (Dunwitty), Thomas Jefferson Byrd (Honeycutt), Susan Batson (Orchid Dothan), Paul Mooney (Juneburg), Sarah Jones (Dot) 
Produzione: Jon Kilik, Spike Lee per 40 Acres & a Mule Filmworks  
Distribuzione: Aliance Atlantic Communications – New Line Cinema 
Durata: 135'
Origine: Usa, 2000

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