Barbara Bouchet, i suoi primi 70 anni

barbara bouchet in la dama rossauccide sette volte

All'inizio voleva fare la ballerina classica. Poi un compagno di scuola mandò una sua foto a un concorso di bellezza. Lei, occhi blu spalancati sul cinema italiano. Nuvola bionda a spolverare di bellezza, e desiderio. La sua cifra era la leggerezza. Non imponente come Anita Ekberg. Più innocente di Ursula Andress. Più lieve, meno fatale di Solvi Stubing. Noi l'abbiamo intervistata

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barbara bouchet in la dama rossauccide sette volteIl compleanno lo festeggerà oggi con Elvira, l’amica del cuore che conosce da venticinque anni, e con gli amici di sempre. “Una cosa semplice, così come è semplice la mia vita. Non si parlerà di cinema, questo è sicuro”.

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Ferragosto, Barbara Bouchet compie settant’anni. Credi di aver capito male. Lei settant’anni? Ma no, non è possibile. Lei, occhi blu spalancati sul cinema italiano. Nuvola bionda a spolverare di bellezza, e desiderio, i sogni di Lando Buzzanca, maschio latino fiero e a volte ridicolo. Lei, che aveva l’innocenza vincente di Titti, il canarino di Gatto Silvestro. A fare la parte di Gatto Silvestro, a cercare di farne un sol boccone senza riuscirci mai, metà del cinema italiano. 

 

La sua cifra era la leggerezza. Non imponente come Anita Ekberg, quella di “Marcello! Come here!”. Più innocente di Ursula Andress, quella di “007 licenza di uccidere”. Più lieve, meno fatale di Solvi Stubing, la bionda della birra Peroni. Semplicemente, lei. Barbara Bouchet.

 

Che, oggi, racconta la sua vita. L’infanzia, un paesino dei Sudeti conteso tra Germania e Cecoslovacchia. I cinque fratelli, la povertà, il viaggio per gli Stati Uniti. L’incontro col cinema. E tutto il resto. Fino all’incontro con noi, gli italiani che si innamorarono, per sempre, di lei.

 

 

Se dovesse scegliere un fotogramma dalla sua infanzia, quale prenderebbe?

Il momento che mi ha cambiato la vita. Quando lasciammo la Germania, con tutta la famiglia. Avevo dodici anni. Lasciavamo l’Europa e la povertà, col sogno dell’America. Ma finimmo nella California più torrida, a lavorare tutti nei campi di cotone.

 

 

Anche una ragazzina di dodici anni?

Come no! Fino all’altro momento che ha cambiato di nuovo la mia vita. Quando decisi di andare a Los Angeles.

 

 

barbara bouchet in spaghetti a mezzanotteAveva già il sogno del cinema?

Mio nonno aveva un cinematografo a Reichenberg, dove sono nata. Mio padre era stato cameraman: il cinema era dentro la nostra storia. Ma io no, volevo fare la ballerina. Classica. Poi un compagno di scuola mandò una mia foto, scattata nella palestra di danza, a un concorso di bellezza. Vinsi. Il premio era un provino a Hollywood, che in realtà non c’era. Ma io cominciai a sognare Hollywood. E ci andai, da sola, contro tutto e contro tutti.

 

 

Quanti anni aveva?

Quindici. Mio padre venne per riportarmi a casa, non ci riuscì. A quindici anni si è cocciuti. E si danno dispiaceri enormi ai propri genitori. Ma sentivo di dover fare così.

 

 

Si mantenne da sola?

Ho venduto polli, scarpe, ho fatto tutti i lavori. Al cinema piccole parti, poi sempre di più. Alla fine ho lavorato con Robert Mitchum, Jack Lemmon, David Niven, e con registi come Otto Preminger. E anche con Marlon Brando. 

 

 

Che cosa ha significato per lei fare l’attrice?

Tutto. Non avevo una professione vera, non ho fatto università. Essere attrice mi ha dato un’identità, un lavoro, una popolarità.

 

 

barbara bouchet in non si sevizia un paperinoChe effetto le ha fatto la sua enorme popolarità, anche in Italia?

Non me ne sono accorta mentre facevo un film dopo l’altro. L’ho capito solo più tardi. Quando Quentin Tarantino mi ha voluta accanto a sé a Venezia, e mi ha detto ‘I’m a big fan of you!’, ridendo e stringendomi le mani come un ragazzino. O quando Martin Scorsese mi ha detto ‘signora, ho visto tutti i suoi film’, e mi ha chiamato per Gangs of New York. O quando un bambino, l’altro giorno al ristorante, mi ha chiesto l’autografo.

 

 

Alla Mostra del cinema di Venezia era stata invitata?

Mai. Se non fosse stato per Tarantino…

 

 

Come si mantiene in forma?

Non faccio niente di speciale. Mi piace fare ginnastica, mangio di tutto – sempre con moderazione – e il mio sogno è aprire uno spazio per la danza per le persone della mia età. In cui possano esprimersi, liberamente, al ritmo e con i movimenti che vogliono. Perché la salute, come la felicità, è un fatto soprattutto mentale.

 

 

Dei suoi due figli il più grande, Alessandro, è lo chef di “In cucina con Ale”. E’ lui ora la star? …

Senza dubbio! Prima Alessandro era il figlio di Barbara, adesso io sono ‘la mamma di Alessandro  Borghese’. E ne sono molto orgogliosa.

 

 

Che tipo di madre è?

I miei figli mi rimproverano di aver ricevuto attenzione, e di non essere stata una madre tutta per loro. Forse hanno ragione. Io ho cercato di essere una madre perfetta. Ma mi sa che non ci sono riuscita del tutto….

 

 

E adesso? Dove la vedremo, in tv o al cinema?

Ma no, sono in pensione forzata! Non ci sono ruoli per signore della mia età. Eppure ci sarebbe un pubblico enorme, straordinario. Tutte quelle donne che, a settant’anni, amano, si emozionano, sognano, in una parola: vivono nella pienezza del vivere.

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