Barbara Kruger. Thinking of you. I mean me. I mean you

In occasione dell’anti-retrospettiva dell’artista a Chicago, ecco la sua arte provocatoria e critica nei confronti della società contemporanea e consumistica, e le riflessioni su identità e consumo

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L’istituto d’Arte di Chicago ha inaugurato una mostra per celebrare il lavoro quarantennale di Barbara Kruger. La retrospettiva, dal titolo Thinking of you. I mean me. I mean you, è stata organizzata in collaborazione con il Los Angeles County Museum of Art (LACMA) e il MoMA di New York e vuole essere una rilettura non cronologica delle opere dell’artista americana che ne esalta l’evoluzione e la ridefinizione di significato nel tempo presente, tracciando un fil rouge tra i primi pasteup risalenti agli anni ‘80, fino alle più recenti installazioni digitali.
Kruger, che porta avanti la sua arte provocatoria e critica nei confronti della società contemporanea e consumistica, è nota fin dagli inizi della sua carriera per le posizioni feroci contro le dinamiche di potere sull’identità, il desiderio e il consumo. La presentazione include opere su vinile, installazioni site specific, animazioni e installazioni video multicanale in quella che la stessa artista ha definito come un’anti-retrospettiva. Evitando una cronologia rigorosa, Kruger ha reinventato la retrospettiva ripensando, rifacendo e riproducendo il suo lavoro per il presente in costante movimento.

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Nata a Newark nel 1945, Barbara Kruger è conosciuta internazionalmente per la sua attività distintiva in diversi ambiti, tra cui installazioni video e audio, fotografia, scultura, architettura e graphic design. Nei primi anni Settanta l’artista inizia a esporre i suoi lavori nelle gallerie di New York. Dal 1979 inizia ad impiegare, nella propria arte, immagini prese da stampe americane della metà del secolo, a cui sovrappone delle scritte utilizzando i due font che diventeranno distintivi del suo lavoro. Questi primi collage, nei quali l’artista impiega tecniche che ha perfezionato nei suoi anni da graphic designer, inaugurano le sue provocazioni e i suoi commenti politici e sociali. I lavori dell’artista sono diretti e provocatori, per questo evocano una risposta immediata.
Interessata alla costruzione dell’identità sulla base degli stereotipi sociali, Kruger spesso si avvale di immagini di donne recuperate da pubblicità presenti sulle riviste o sui giornali, a cui aggiunge brevi testi che ne sovvertono il senso, creando uno stile personale e facilmente riconoscibile. Lo scopo dei messaggi di Barbara Kruger è quello di far riflettere su temi politici e sociali e sui luoghi comuni della società moderna, giocando sull’immaginario degli slogan pubblicitari, attraverso la spettacolarizzazione del contenuto visivo, ma sovvertendone l’intento.

Al consenso ricercato dalla pubblicità, Kruger antepone la riflessione e il dilemma. Kruger è nota anche per le chiare posizioni politiche che ha sempre espresso attraverso la propria arte. Un esempio è l’opera Your body is a battleground (1989), realizzata dall’artista in sostegno della marcia delle donne su Washington a favore dell’aborto. I lavori dell’artista catturano l’attenzione dello spettatore, coinvolgendolo sia visivamente che mentalmente e provocando una presa di coscienza sul tema messo in evidenza dall’immagine e le parole. In I Shop Therefore I am (1987), “Compro perciò sono”, citando il celebre cogito ergo sum cartesiano, polemizza contro la civiltà consumistica tipica dei giorni nostri, che spinge l’uomo, sempre più assetato di materia piuttosto che di essenza, a rappresentare se stesso per quello che possiede anziché per il suo vero essere. L’opera è da anni al centro di una diatriba riguardo all’appropriazione indebita compiuta dal brand Supreme per il proprio logo, che segue sfacciatamente font e caratteristiche dello slogan di Kruger (qui tutta la storia), di fatto autoavverandone il messaggio.

La mostra è visitabile fino al 24 gennaio 2022.

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