"Basta che funzioni", di Woody Allen

Non arriva alla schizofrenia, nonostante il conflitto dentro-fuori, né alla tragedia, nonostante le turbe del protagonista, l'ultimo film di Allen. Il regista riproduce e celebra se stesso, ma sembra anche – tra momenti meta- e rielaborazione estetica – cercare nuovi interlocutori

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Londra, Barcellona…New York resta sempre il cuore di Woody Allen. Basta mettere piede in questa metropoli, e tutto può succedere. Come un matrimonio eufemisticamente improbabile, una matura signora del Mississippi trasformata in un’artista hippie in coppia aperta, un padre di famiglia che finalmente rivela a se stesso la propria felice omosessualità. E’ come se solo a New York ognuno (ri)trovasse la propria dimensione. Come l’anziano e ovviamente logorroico protagonista Boris (Larry David, già in Radio Days e New York Stories) nel proprio loft, chiuso all’esterno, misantropo, nevrotico che si trascina lungo la contemplazione del proprio genio. Quasi un alter ego attraverso cui il regista riproduce se stesso. Finché non irrompe la giovane Melodie (una strepitosa Ewan Rachel Wood) e un meraviglioso caos prende il sopravvento. Boris e Melodie rappresentano due movimenti esattamente opposti: lui ripiega costantemente verso l’interno, lei è completamente proiettata fuori. Un equilibrio precario che vive in un film d’interni: cieli e grattacieli restano tagliati fuori da un orizzonte circoscritto, un piccolo mondo di cui Allen conosce benissimo le regole. Il regista ha in mano il mestiere della commedia a un punto tale che può permettersi di puntare i riflettori esclusivamente sulla sua nuova musa, ancora bionda, minuta, diafana: e tra i momenti migliori del film, insieme a un politicamente scorretto più incisivo e comico che altrove, ci sono proprio le scene in cui Melodie cucina, gesticola e porta a spasso i cani e sembra uscita direttamente da un film americano degli anni Cinquanta – svampita quanto basta, misurata, ingenua, e sveglia. Non arriva alla schizofrenia Basta che funzioni, nonostante il conflitto dentro-fuori (che raggiunge il momento più alto quando Boris si ferma, nel silenzio, davanti a una finestra chiusa del suo loft che lascia trasparire le luci delle insegne); né alla tragedia, nonostante le turbe del suo protagonista. Woody Allen sembra riprodurre e celebrare se stesso, ma allo stesso tempo – attraverso i momenti di metacinema, in cui si rivolge direttamente al pubblico come se fosse al di là di un invisibile vetro, ma anche attraverso le scene di interni che si avvicinano all’estetica televisiva delle serie statunitensi – pare quasi cercare nuovi interlocutori. Accanto al disincanto appare, a sorpresa, l’ottimismo.
 
Titolo originale: Whatever Works
Regia: Woody Allen
Interpreti: Larry David, Ewan Rachel Wood, Patricia Clarkson, Carolyn McCormick
Distribuzione: Medusa
Durata: 92'
Origine: Usa, 2009
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