Bastardi a mano armata, di Gabriele Albanesi

Disponibile in streaming on demand e in programma al Noir in festival online. il film di Albanesi cerca di infondere nuova linfa al genere all’italiana ma ne tradisce la forza motrice originaria

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Altrove si è giustamente evidenziato come Bastardi a mano armata di Gabriele Albanesi, già dal titolo, sia non solo un omaggio all’exploitation italiano degli anni 70 ma proprio un tentativo di riproporlo. Alcuni hanno citato Fernando Di Leo quando spiegava come quel tipo di film andava fatto, altri hanno visto nel protagonista Marco Bocci la faccia perfetta per ereditare i drammi esistenziali di Luc Merenda. Ma pochi si sono accorti che il soggetto è quasi identico a quello di Vacanze per un massacro (1980) proprio di Di Leo, a sua volta tratto da un suo romanzo. In questa operazione della Minerva di Gianluca Curti c’è quindi una grande conoscenza del modello nonché una forte consapevolezza del sentiero che si sta seguendo. E la collaborazione alla scrittura del giallista Luca Poldelmengo ha fatto certamente il resto.
Insomma, gli ingredienti ci sono tutti. Eppure qualcosa sembra stonare fin da subito. La prima parte è discretamente sviluppata e gli attori sono anche troppo in parte. Però l’idea di un detenuto scarcerato da uno sconosciuto per recuperare una refurtiva in una casa abitata è già vecchia in partenza. Dall’inizio alla fine si ha come un sentore di posticcio, esattamente come accade guardando Villetta con ospiti (2020) di Ivano De Matteo. Entrambi in concorso al Noir in Festival, per l’occasione on line, entrambi i film mostrano una relazione problematica con la contestualizzazione del thriller. In primis, una certa tendenza ad abbandonare l’azione per l’approfondimento psicologico, cosa che può certo piacere al pubblico della nuova serialità ma forse non risponde alle aspettative di uno spettatore più “specializzato”. Dall’altra una regia d’impronta televisiva.
Negli anni 60 e 70 il cinema popolare vantava l’utilizzo dei più avanzati strumenti tecnici proprio per sopperire ai difetti di scrittura e recitazione con una certa spettacolarizzazione. La nostra è invece l’epoca dell’iperrealismo e del neoclassicismo, della pulizia stilistica. Non si vede una zoommata neanche a pagarla e persino i carrelli hanno perso il loro ruolo affabulatore a vantaggio semmai della camera a spalla. Il campo-controcampo duro e puro è legge inviolabile, e quando c’è un totale in una stanza risulta subito evidente che lo si è girato per avere copertura al montaggio. Pratiche che risaltano ancora di più quando si cerca di rifare un genere che nelle piroette registiche trovava il suo senso. Chi guardava doveva ubriacarsi di immagini fino a non capire quasi la trama e restarne sconcertato.

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Bastardi a mano armata, soprattutto nella seconda parte, conferma questi preconcetti e li radicalizza. L’intera vicenda criminale, sia essa letta sul piano del riscatto di Sergio/Bocci o della vendetta del Caligola di Fortunato Cerlino, si riduce a uno scambio di monologhi in una stanza. Il genere così trova forse nuova vita sugli schermi della nostra contemporaneità ma senza poter sfogare la sua forza motrice originaria: la soddisfazione della violenza. Si salvano, forse, gli omaggi ad Alain Delon in Tony Arzenta (1973) di Duccio Tessari e alla più celebre scena di Milano calibro 9 (1971) nel prefinale. Ma ormai le citazioni alla Tarantino non possono bastare più. Se si vuole realmente tornare a fare film di genere in Italia, bisogna che questi generi li si reinventi da zero.

 

Regia: Gabriele Albanesi
Interpreti: Marco Bocci, Fortunato Cerlino, Peppino Mazzotta, Amanda Campana, Maria Fernanda Cândido
Distribuzione: Minerva Pictures/Prime Video
Durata: 100′
Origine: Italia, Brasile 2021

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3 (18 voti)
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