Bella Ciao – Per la libertà, di Giulia Giapponesi

La ricerca antropologica attuata dal documentario risulta un viaggio caotico, alla fine del quale otteniamo più domande che risposte. In sala da oggi a mercoledì 13

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Cominciare col parlare della fama e dell’importanza che, dalla sua nascita sino ai giorni nostri, ha ottenuto “Bella Ciao” sarebbe ovvio. Perché sappiamo perfettamente che è diventata il simbolo della lotta contro la repressione delle democrazie e della libertà dell’uomo, capace di estendere il suo profondo significato liberale in tutti i paesi del mondo, in special modo in quelli da anni oppressi.

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Bella Ciao – Per la libertà di Giulia Giapponesi nasce dalla volontà di trovare i motivi e le origini della nascita della canzone, andando a costruire un lungo ed esteso viaggio antropologico, non solo della tradizione e dei costumi italiani, ma anche del resto del mondo che arriva anche alla grande popolarità del brano presso le generazioni più giovani con la serie Netflix La casa di carta.

Avvalendosi di una sostanziosa componente dimostrativa, quali le innumerevoli testimonianze di studiosi, musicisti e amanti di “Bella Ciao”, il documentario cerca di sviscerarne la simbologia, estendendola il più possibile ad una concezione anche legata al moderno e al popolare, ma risulta irrisolto. Se da una parte alcune testimonianze rappresentano tutto sommato un mezzo di ricerca interessante, altre invece appaiono meno efficaci. Nonostante l’ottimo utilizzo del gigantesco materiale d’archivio, un altro  problema di Bella Ciao – Per la libertà, oltre a presentarci ben quattro inizi differenti dalle parvenze youtubiche e fresche ma assolutamente fuorvianti, è la grande confusione nell’unire questa ricerca sulla nascita dell’opera con il suo utilizzo da parte dei popoli oppressi, tra tutti da quello curdo. Ovviamente il documentario doveva mostrare l’universalità di “Bella Ciao”, e lo fa portandoci nei luoghi e nelle immagini ancora prede della guerra e del fascismo ideologico. Il movente era anche dei migliori, ma il risultato è stato quello di ottenere dei momenti sconnessi che hanno il difetto di interrompere la matrice originaria della narrazione che già stava dimostrando difficoltà nell’assumere una sua fluidità narrativa.

Bella Ciao – Per la libertà, nel cercare  la verità e la genesi di una delle canzoni più famose del globo (operazione portata con più successo e metodo da Hallelujah: Leonard Cohen, A Journey, A Song) non solo non riesce a trovare le risposte che tanto ha agognato durante il suo viaggio, ma ne esce con ancora più domande.

 

Regia: Giulia Giapponesi
Distribuzione: I Wonder Pictures
Durata: 100′
Origine: Italia, 2022 

 

 

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.5
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Il voto dei lettori
3.56 (9 voti)
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