Ben Affleck, lo storyteller

Prima del Cinema, le storie. Prima del regista, lo storyteller. Classe 1972, Ben Affleck sembra ossessionato dalla stessa domanda: come si può oggi raccontare una storia (di Cinema)? L’unica via d’uscita per immaginar(la) passa attraverso una riflessione sulla scrittura che inizia con Will Hunting per diventare l’elemento centrale dei suoi tre lungometraggi da regista

Dopo aver sperimentato,da attore, con Armageddon, Daredevil e Paycheck la caduta della narrazione nel blockbuster classico, il Ben Affleck regista sembra ossessionato dalla stessa domanda: come è possibile oggi raccontare una storia (di Cinema)? E’ per questo che, già a partire dal suo esordio dietro la macchina da presa, Affleck continua, film dopo film, a tornare sulla stessa questione, quella dell’adattamento. Due dei suoi lavori da regista, tre film non a caso sull’inganno, sono tratti da romanzi bestseller che vengono sottoposti ad un processo di smembramento, di dislocazione, di purificazione, come se questa fosse l’unica strada per ritrovare la materia reale del Cinema, ovvero la storia. L’oggetto centrale di Gone Baby Gone non è la bambina scomparsa, ma la lunga opera di smontaggio e ri-montaggio (della narrazione) compiuta dal detective privato Casey Affleck, quasi fosse un esercizio di scrittura dove i concatenamenti e la loro scomposizione costituiscono in realtà un unico movimento.
L’oggetto dell'investigazione, dunque, è la trama stessa. The Town ha un impianto rigorosamente classico, ma quello che si compie tra i confini del genere non è che un falso movimento, un movimento apparente. Sì, perché il noir metropolitano è solo una trama che si sfalda nello stesso istante in cui viene messa insieme, è il canovaccio da disarticolare per ritornare alla storia (o meglio alle storie, quella Claire, quella di Doug e di suo padre) come contenuto puro che informa l’immagine e ne mostra la verità in tutta la sua potenza. L’unica via d’uscita per immaginare i mondi del Cinema è ri-costruire l’unità andata perduta della narrazione. Con Argo Ben Affleck manda letteralmente in pezzi dall’interno la messa in scena in un lucidissimo percorso al contrario che, quasi a voler mostrare la strada a quella generazione, la stessa di Affleck, che più o meno coscientemente ha messo in un moto un processo di disintegrazione della narrazione, compie necessariamente un’opera di smantellamento, ma solo per poter ritrovare la storia, come se unicamente svelando il meccanismo che sottende all’impianto narrativo, fosse possibile liberare la pura intensità della sua materia. Prima del Cinema, dunque, le storie. Prima del regista, lo storyteller.

A trasformare lo storyteller in cineasta è l’amore, Ben Affleck lo sa bene. L’amore di un padre per la propria creatura. L’immagine della paternità taglia come una linea trasversale i tre film di Ben Affleck, Morgan Freeman in Gone Baby Gone, Chris Cooper in The Town e, infine, Ben Affleck in Argo. Diventare padre è diventare autore, Ben Affleck può allora tornare a casa e regalare al figlio l’immagine scolpita su una tavola dello storyboard del film che (ci) ha raccontato.