Ben-Hur, di Timur Bekmambetov

Un remake poco moderno e privo di spessore che dalla sua ha solo la spettacolarizzazione, nonostante lo script di John Ridley (12 anni schiavo) e l’impegno del cast. Ogni paragone è superfluo

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

Perché è la domanda che ci facciamo di fronte a questo remake: perché è stato realizzato; perché è stato realizzato in questo modo; e perché scegliere un’opera che ha già avuto diversi adattamenti per il cinema e la tv. Alcune risposte magari sono scontate, altre un po’ meno visti i risultati.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Ripensare una figura iconica come Ben-Hur con tutto il sottotesto umano e religioso che inevitabilmente porta con sé è complesso; e cercare di contestualizzarla per una lettura moderna è cosa ancora più complessa. La storia, per fortuna, è rimasta pressoché invariata: durante l’impero di Tiberio, il principe Giuda Ben-Hur (Jack Huston) vorrebbe restare estraneo alla situazione socio-politica, provando a instaurare un discorso pacifico tra i romani conquistatori e i ribelli zeloti. Ma a causa di un attentato a Ponzio Pilato, Ben-Hur verrà accusato di tradimento dal fratello adottivo Messala e ridotto a schiavo. Un desiderio di vendetta lo riporterà nella sua terra d’origine.

toby kebbell ben-hurNel film c’è qualcosa che non funziona proprio alla base, nella sceneggiatura, che è stata scritta tra gli altri da John Ridley, premio Oscar per 12 Anni Schiavo: laddove il romanzo, così come la pellicola del ‘59, manifestavano la precisa volontà di indicare un percorso comune di redenzione mostrando in parallelo la vita di Gesù e del protagonista, a tal punto che veniva da chiedersi chi fosse davvero il protagonista?, qui la presenza del primo è ridotta a poche apparizioni (la crocifissione viene addirittura relegata negli ultimi cinque minuti). Ciò fa sì non solo che la conversione di Ben-Hur sia poco credibile – fino a un momento prima l’abbiamo visto gioire della vittoria contro Messala – ma soprattutto viene deviato completamente il focus, e quella che dovrebbe essere una storia con un messaggio cristiano si riduce a una corsa di bighe instillata dall’odio e dalla vendetta (“primo a finire, ultimo a morire”, recita una delle tagline del film).

ben-hurBekmambetov, già avvezzo alle produzioni hollywodiane (Wanted e La leggenda del cacciatore di vampiri), mette in scena un kolossal che dalla sua ha solo la spettacolarizzazione: le sequenze della galea o della famosa gara con i cavalli sono avvincenti, ben girate e non si perdono in eccessi crudi o sanguinolenti; si partecipa con apprensione per le sorti del protagonista e si fa il tifo per lui. Per quanto riguarda il resto, sembra di assistere a una serie tv mediocre con personaggi privi di spessore che agiscono più in virtù di un copione che di una naturale propensione. Così, il potenziale del Messia, vera controparte di Ben-Hur, non viene affatto sfruttato: il suo ruolo all’interno del film è puramente accessorio, funzionale allo svolgimento della trama; non si prova compassione nel vedere la sua fine, né riverenza nell’ascoltare i suoi insegnamenti. Il paragone con la tradizione è insomma inutile, superfluo. Come questo film (perché Morgan Freeman?).


Titolo originale: id.

Regia: Timur Bekmambetov
Interpreti: Jack Huston, Toby Kebbell, Morgan Freeman, Rodrigo Santoro, Nazanin Boniadi
Distribuzione: Universal Pictures
Durata: 123’
Origine: Usa 2016

--------------------------------------------------------------
CORSO COLOR CORRECTION con DA VINCI, DAL 5 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative