BENVENUTI NEL REGNO DEL "TUTTO GRATIS"…

un primo d'aprile con Sentieri selvaggi: l'editoriale di Federico Chiacchiari che ha lanciato il dibattito sulla Internet a pagamento
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Il cinema è pesce, raccontava tempo fa Enrico Ghezzi in uno dei suoi magnifici deliri critici nelle notti di Fuori orario, mentre mostrava i filmati di Cameron del “vero” Titanic, in attesa di un film di De Robertis. E oggi, un magnifico film sembra riconfermarlo, dichiarando ancora una volta che il cinema che più ci piace è  – letteralmente – quello che si bagna, che ci fa bagnare…

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E se il cinema è pesce, Sentieri selvaggi non può essere da meno. Mutante per sua natura, sperduta nel buio delle acque delle visioni,  negli ultimi anni ci siamo dati una veste “seria”, come se l’anima nera e ribelle che ci caratterizza da sempre avesse, per un attimo, messo il vestito buono per la festa. E da tre anni vi “regaliamo” ogni giorno, più volte al giorno, notizie, curiosità, critiche, riflessioni, e tutto quello che il nostro gruppo riesce a creare/realizzare tra le circa 100 sezioni che ormai caratterizzano la nostra rivista.

Eppure oggi, 1° aprile 2004,  Sentieri selvaggi è “vuota”. Niente articoli in Home Page, niente news. Solo un’immagine, qualche inserzionista, e il lungo menù.

Ebbene: questa sarebbe Sentieri selvaggi, oggi, per quel 70,4% di lettori che, al nostro sondaggio, hanno risposto che “Internet è gratis”. Un plebiscito, anche nelle mail che ci avete mandato, di cui alcune sono anche state pubblicate. Internet è gratis e Sentieri selvaggi pure. Così sentenzia il lettore di fronte alla “minaccia” del passaggio “a pagamento” a partire da oggi.

Strana storia questa dell’ideologia del “tutto gratis”. Un’ideologia che sta massacrando l’industria discografica (e coloro che ci lavorano) e che presto massacrerà quella cinematografica (e coloro che ci lavorano). E tutto il mondo dei lavori intellettuali, che oggi, su Internet ma non solo, diventano sempre più “necessari” e sempre meno “pagati”. C’è un’intera generazione di giovani di oggi che aspira a fare lavori intellettuali e creativi, ma che allo stesso tempo reclama che il grande giocattolo dell’informazione e dei servizi nella rete resti “libero”, disponibile per sempre senza pagare nulla.

Eppure la mattina andiamo al bar e non protestiamo nel pagare il cappuccino o il caffè. Paghiamo il biglietto del métro e la costosissima benzina delle nostre auto. Paghiamo conti salati al ristorante, paghiamo il vestito che indossiamo, paghiamo il tecnico che ci ripara il computer, paghiamo il collegamento alla rete (o al telefono), la corrente elettrica, i libri, paghiamo le riviste in edicola, paghiamo le telefonate con il cellulare, gli sms, paghiamo – persino!, la televisione, e il signor Murdoch che ci fa vedere tanti film e tante partite.

Paghiamo tutto. Paghiamo tutto. Ma non siamo disposti a pagare per l’informazione libera. Non siamo disposti a pagare per la musica, ci basta dare i soldi alle multinazionali per i supporti di riproduzione. Paghiamo ancora al cinema , ma siamo già pronti a duplicarci tutti i DVD possibili, perché proprio non li vogliamo pagare.

Insomma la cosa davvero curiosa è che siamo pronti a pagare tutto ma non la musica, il cinema, la cultura, l’informazione. Però, i giovani e non solo, tutti vogliono lavorare nel mondo della cultura, del cinema della musica, dell’informazione.

E’ una contraddizione clamorosa, anche affascinante nella sua sottile perversità. E allora parliamo di Sentieri, a voi che ci leggete.

Sapete in quanti siete a farlo?  20.546 nel solo mese di febbraio.

Un bel numero vero? Se fossimo in edicola e voi degli acquirenti Sentieri selvaggi sarebbe, non diciamo ricca, ma certo benestante, pronta a poter investire nelle risorse umane (e tecnologiche ) per darvi un prodotto sempre migliore e aggiornato. Invece siamo nel web, nel regno del “Tuttogratis”.  Dove solo il 30% dei lettori ci dice (ma lo farebbe davvero?) “si, saremmo disposti a pagare qualcosa”. Eppure un’indagine ISPO, proprio in questi giorni sembrerebbe raccontare il contrario. Secondo questa indagine circa il 49% degli internauti italiani (oggi siamo circa 21 milioni) sarebbe disposta a pagare per accedere a un servizio o a un servizio online che finora è stato gratuito. Cosa chiedono questa metà dei naviganti però, in cambio? Valori aggiunti: velocità di servizio, maggiore ricchezza dei contenuti, puntuali aggiornamenti.

Chi ha ragione? I circa mille lettori di Sentieri che hanno in massa bocciato l’idea della rivista a pagamento o il sondaggio di Mannheimer?

Il problema resta. Per Internet, per Sentieri selvaggi, ma non solo.

E’ che l’idea “rivoluzionaria” di una cultura e di un’informazione “gratis per tutti”, in realtà si trasforma in qualcosa di estremamente elitario. Solo chi ha i mezzi economici (e/o politici) può sostenere una testata giornalistica o una casa editrice. Insomma, se non siete ricchi di famiglia la libertà di stampa e di cultura non è accessibile… Ed ecco che il mondo, che pure sta andando sempre più verso un libero scambio di servizi e prestazioni che “divengono merci”, improvvisamente sembra chiudersi in un cortocircuito del senso. La libertà di avere dei servizi gratuiti diviene una mera illusione, una falsa coscienza della realtà. Oggi, purtroppo, non c’è più nulla di gratuito,  e persino la sfera delle comunicazioni personali sembra ormai incanalarsi dentro la logica delle merci. Che tipo di Informazione, di cultura, di riflessione vogliamo, allora? Quella finanziata dallo Stato? O quella in mano alle tre/quattro/cinque grandi concessionarie di pubblicità che decidono chi è il lettore e cosa vuole comprare e quindi quali contenuti inserire tra una pubblicità e l’altra?

Ecco, se non siamo disposti a pagare nulla per una rivista come Sentieri selvaggi, probabilmente questa è la rivista che ci meritiamo… senza titoli, articoli nuovi, news aggiornate. Perché probabilmente gli oltre ventimila nostri lettori – che pure ci leggono con un’attenzione quasi maniacale, pronti a rimproverarci al minimo errore, e leggendo ogni mese praticamente tutti i circa 7000 articoli presenti nel nostro archivio – non hanno bisogno davvero di questo tipo di servizio. Ma, ci domandiamo, se non ne hanno bisogno, perché ci leggono? Solo perché è “gratis”?

Ma al di là di Sentieri selvaggi,  da oggi vorremmo lanciare una provocazione, dal profondo del mare della rete nel quale da critici pesci siamo ormai confinati. Che mondo ci aspetta se non siamo disposti a pagare nulla per la libertà di informare e di analizzare criticamente la realtà? Che futuro avranno i ventenni di oggi nel mondo di un lavoro che sembra ormai impazzito nella logica dello “scambio visibilità”, dove nessuno  vuol più pagare nulla e solo “scambiare le merci” della visibilità?

Un euro al mese, per ogni lettore, e Sentieri selvaggi potrebbe trasformarsi arricchendo le proprie rubriche, implementando servizi, diventando anche più interattiva. E, anche, pagando i propri collaboratori come ogni essere umano che lavora dovrebbe essere pagato.

Ma non è così, a quanto pare.  O no?

Aspettiamo risposte. Pronti comunque a rilanciare per fare di Sentieri selvaggi nei prossimi mesi una rivista sempre più aggiornata, tempestiva e completa, di notizie e riflessioni, di spazi di dibattito e di multimedialità.

Chi è disposto a buttarsi nel mare con noi?

…e buon primo d’aprile a tutti!

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