"Benzina", di Monica Stambrini

La Stambrini occhieggia ad un road movie, dove solitamente i personaggi vagano e sono “indefiniti”, e rischia di trovare un western, in cui lo spostamento è ricerca e i tratti sono “caratteristici”.

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Nella civiltà contadina l’interrogativo filosofico legato al mistero della creazione era espresso, sensibilmente, dal rapporto uovo – gallina.
Oggi, la civiltà industriale pone la stessa domanda in termini diversi: è stato l’uomo moderno a creare la macchina o viceversa? (E’ il concetto chiave del cinema contemporaneo occidentale, intorno al quale ruotano le poetiche di autori come Lynch, Cronenberg, Kubrick). Guardando superficialmente questo ingranaggio e volendone trarre dei simboli “a Nostra immagine e somiglianza”, la benzina potrebbe rappresentare il sangue, linfa vitale in circolo nella macchina(uomo), e il sesso, atto originario dell’uomo(macchina), in quanto prodotto base per la creazione di energia elettrica.
Monica Stambrini, prima ancora Elena Stancanelli autrice del romanzo da cui è tratto il film (in cui compare come co-sceneggiatrice), sceglie questi due ingredienti come carburante della sua storia.
A produrre energia dovrebbero essere la coppia lesbica Stella – Eleonora, l’omicidio della madre della prima, tre maniaci, un prete alcolizzato, una discarica/cimitero, un rave party.
La macchina/film, però, non parte mai perché la benzina è già stata usata, è già bruciata, finita: lo annuncia già il titolo, su sfondo rosso/spia.
Probabilmente, nelle intenzioni della regista milanese c’era la volontà di costruire un percorso lineare, rettilineo, in cui i personaggi per tornare all’origine dovevano ripercorrere i passi precedenti (distributore – discarica – party e all’indietro).Ma resta la sensazione che se anche le nostre madame fossero riuscite nella loro emigrazione all’inverso e avessero trovato la “benzina” non avrebbero saputo dove andare. La coppia lesbica è ancora basata sulle dicotomie (Sansa – Orioli) “maschile/femminile”, forte/debole (la prima uccide con un pugno!), sicurezza/ingenuità. Altro che Thelma & Louise!
La Stambrini occhieggia ad un road movie, dove solitamente i personaggi vagano e sono “indefiniti”, e rischia di trovare un western, in cui lo spostamento è ricerca e i tratti sono “caratteristici”. C’è anche un’istituzione “alcolizzata” (qui è un prete) come in un film di John Ford. La perdita di orientamento emerge anche nel finale, con l’esplosione del distributore di benzina che vorrebbe ripetere l’azione distruttrice (della morale borghese) di "Zabriskie Point" ma ricorda le scene finali di "Rambo", in cui il diverso prova a manifestare la propria presenza.
Ma queste sono divagazioni (non tutti riescono a stare fermi…), la sostanza che rimane della benzina bruciata è soltanto inquinamento. Nonostante "Benzina" sia “senza piombo” (come la finta pistola del film), il pianeta sta morendo, non si respira, bisogna trovare nuove forme d’energia.

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