BERGAMO FILM MEETING 31 – Giornata 1 – "Rock the Casbah" di Yariv Horowitz

rock the casbah

L'occhio di Horowitz segue i soldati da vicino, con estremo realismo, nelle scene degli scontri tra le opposte fazioni, ma soprattutto nella lunga ed estenuante attesa dei soldati. Più che fatti straordinari si raccontano i tempi morti, la quotidianità di questi ragazzi, tra sogni di fughe verso altri lidi e desideri infranti, tra momenti di svago offerti dalla radio a quelli di profonda crisi personale, facendo emergere con forza il trauma che tale esperienza porta con sé.

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rock the casbahUn'affollatissima sala e un pubblico entusiasta hanno accompagnato la serata di apertura della trentunesima edizione del Bergamo Film Meeting. Dopo le prime proiezioni nel pomeriggio, che hanno dato il via sia alla retrospettiva dedicata a Robert Guédiguian (Marius et Jeannette) sia a Cantiere Europa (Eat Sleep Die di Gabriela Pichler), e l'incontro con Regina Pessoa, la serata ha visto il debutto del primo film in concorso, Rock the Casbah di Yariv Horowitz, e del capolavoro di Léos Carax in anteprima, Holy Motors. A precedere i lungometraggi, un corto di Daan Bakker, Jacco's Film, divertente e irriverente racconto famigliare visto dagli occhi di un bambino, Jacco, che, come un vero e proprio regista, riscrive la realtà e re-immagina il rapporto tempestoso tra il padre e la madre tra dialoghi surreali e battute di spirito.
 
Ben diversi atmosfera e registro di Rock the Casbah, storia di innocenza perduta ambientata nella striscia di Gaza nel 1989, durante la prima intifada palestinese, che narra la difficile, quasi impossibile, convivenza tra un gruppo di giovani soldati israeliani e la popolazione palestinese dopo l'uccisione di uno dei soldati per mano di due ragazzi del posto. Quella che doveva essere una semplice operazione di pattugliamento si trasforma così in un presidio forzato, una manciata di soldati sul tetto della casa da dove era stata lanciata la lavatrice che aveva ucciso il loro compagno. L'occhio di Horowitz segue i soldati da vicino, con estremo realismo, nelle scene degli scontri tra le opposte fazioni, ma soprattutto nella lunga ed estenuante attesa dei soldati. Più che fatti straordinari si raccontano i tempi morti, la quotidianità di questi ragazzi, tra sogni di fughe verso altri lidi e desideri infranti, tra momenti di svago offerti dalla radio a quelli di profonda crisi personale, facendo emergere con forza il trauma che tale esperienza porta con sé. Il regista tende allora ad umanizzare i propri personaggi, in particolare nel rapporto a tratti duro e a tratti compassionevole con il nemico, ben visibile e presente, ma impossibile da raggiungere, uguale e diverso al tempo stesso. Un confronto che necessariamente cambierà ciò che si era prima.

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