BERGAMO FILM MEETING 31 – Giornata 3 – "Shifting the Blame", di Lars-Gunnar Lotz

Shifting the Blame

Lotz, al suo debutto nel lungometraggio, presenta questa vicenda con uno sguardo estremamente vicino ai personaggi che racconta. Uno sguardo che letteralmente sta addosso ai corpi, che li scruta nel profondo, facendo emergere tutti i loro conflitti interiori, emozioni come la rabbia, il senso di colpa, la compassione e il risentimento, anche grazie all'ottima prova attoriale del cast, in particolare del protagonista, Edin Hasanovic.

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Shifting the BlameQual è il ruolo dei media al giorno d'oggi e che ruolo svolgono coloro che lavorano nelle mediateche catalogando quella che sarà la memoria futura di un passato che duplica il reale (o forse lo supera…)? Questo il tema al centro di A l'oeuvre, il mediometraggio di Maxime Coton, tra documentario e fiction, che apre la sezione Visti da vicino. Altro debutto è quello della serie televisiva Tinker Tailor Soldier Spy all'interno della retrospettiva dedicata ad Alec Guinness, che già nella prima puntata presta un volto enigmatico e compassato a George Smiley, l'agente segreto nato dalla penna di John le Carré. E poi ancora l'anteprima di L'uomo che corre di Andrea Zambelli, ritratto di un atleta insolito, ai limiti del possibile come Lucio Bazzana.

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Prosegue il concorso con il terzo film in gara, il tedesco Shifting the Blame di Lars-Gunnar Lotz che, dopo il magico interludio della serata precedente, sposta di nuovo l'attenzione su temi sociali importanti. Protagonista del film è Ben, giovane delinquente che, dopo aver attaccato e rapinato una donna, viene arrestato e spedito in una comunità di reinserimento gestita da una coppia di assistenti sociali. Qui Ben è però costretto a confrontarsi con i propri sbagli: Eva, la donna che si occupa dei ragazzi, è proprio colei che aveva aggredito. Nonostante lei ignori la sua identità, Ben si ritrova a dover fare i conti tutti i giorni con la propria colpa, in un difficile percorso di riscoperta personale e di redenzione attraverso il confronto con gli altri. 

Lotz, al suo debutto nel lungometraggio, presenta questa vicenda con uno sguardo estremamente vicino ai personaggi che racconta. Uno sguardo che letteralmente sta addosso ai corpi, che li scruta nel profondo, facendo emergere tutti i loro conflitti interiori, emozioni come la rabbia, il senso di colpa, la compassione e il risentimento, anche grazie all'ottima prova attoriale del cast, in particolare del protagonista, Edin Hasanovic, il quale dona a Ben estrema umanità, dalla violenza iniziale, percepibile anche nei piccoli gesti, fino alla fragilità che mostra alla fine. Uno spaccato sociale, un realtà che emerge dal passato dei personaggi, ma che non si risolve mai in un discorso retorico o moralista bensì in un punto di vista introspettivo, che scava nel profondo della psiche e che studia l'uomo nella sua natura e nelle sue relazioni interpersonali.

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