BERGAMO FILM MEETING 31 – "La mia prima passione è sempre stata il cinema" – Incontro con Stephan Streker
Penultimo incontro con il pubblico quello con regista e produttore di Le monde nous appartient, il film belga presentato durante la quinta giornata del Bergamo Film Meeting. Stephan Streker, il regista, conversa insieme a Michaël Goldberg, il produttore, parlando dei suoi attori e di tanto cinema che lo ha ispirato.
Penultimo incontro con il pubblico quello con regista e produttore di Le monde nous appartient, il film belga presentato durante la quinta giornata del Bergamo Film Meeting. Stephan Streker, il regista, conversa insieme a Michaël Goldberg, il produttore, parlando dei suoi attori e di tanto cinema che lo ha ispirato.
Le monde nous appartient non è il tuo primo lungometraggio. Prima di fare il regista, però, sei stato a lungo giornalista, anche giornalista sportivo tra l'altro. Come è avvenuta questa transizione dal giornalismo alla regia?
SS: La mia prima passione è sempre stata il cinema. Da giornalista ho intervistato tanti nomi importanti come Leone, Lynch, Coppola, etc. Da loro ho imparato il mestiere del cinema, chiedendo come lavoravano. Per me è stata davvero una transizione naturale. Ho fatto un corto e poi Michael Blanco, il mio primo film, ma ancora facevo il giornalista, promettendomi sempre di smettere e dedicarmi del tutto al cinema. L'ho fatto dopo aver intervistato De Niro, il quale mi ha autografato il poster di Toro scatenato firmandosi come Bob De Niro. Cosa che non fa sempre. Allora mi sono detto: “Basta, è ora di smettere”. E l'ho fatto.
Nel film si trova una rappresentazione del mondo sportivo molto precisa e realistica. Soprattutto la prima scena negli spogliatoi con l'allenatore che fa il discorso ai ragazzi. Che rapporto hai con il mondo dello sport?
SS: Mi fa piacere che sia emerso. Per me il mondo dello sport è molto importante, per anni ho scritto anche di sport. Era importante che venisse rappresentato con credibilità. L'allenatore è un allenatore vero che aveva anche un certo talento attoriale. E poi volevo far emergere questo conflitto morale che si presenta a Julien quando gli chiedono cosa farebbe quando il suo migliore amico si infortuna. È una cosa che è accaduta sul serio anche a Steven Defour, che ora gioca al Porto. La risposta è un qualcosa che non ti aspetti.
Il cast è composto da tutti attori formidabili: Olivier Gourmet, protagonista anche di L'exercice de l'État, Vincent Rottiers, Rada Kateb, di recente visto in Zero Dark Thirty… Come hai messo insieme questo gruppo?
SS: Ho avuto molta fortuna. Hanno detto tutti subito di sì, quando gli è stata offerta la parte. Reda poi ha letto un ruolo che era stato scritto per un sessantenne, ma alla fine abbiamo preso lui che era perfetto. C'è una sorta di contrasto tra il ruolo e lui.
MG: Secondo me, gli attori sentono quando c'è qualcosa che li lega al regista e il produttore deve rendere questo legame possibile sia nei momenti di forza che nei momenti di vulnerabilità. L'attore è come un cavallo selvaggio che destabilizza il regista e il regista lo deve domare.
SS: Sì, c'è amore tra attori e regista. È importante che si abbiano degli attori di talento e attori come quelli che avevamo noi ti rendono le cose facili. Rottiers e Gourmet saranno anche nel mio prossimo film, quindi si è creato davvero un qualcosa di speciale. Per esempio, la scena finale, in cui il personaggio di Gourmet apprende della morte del figlio…Io gli avevo detto di alzarsi e cadere, ma prima avrebbe dovuto chiudere il giornale. E mi ricordo che lui mi ha detto: “Questo non me lo potrei mai dimenticare”.
Qual è il significato del titolo, Le monde nous appartient?
SS: Tutti siamo passati in un momento della nostra giovinezza quando pensavamo che il mondo davvero ci appartenesse. Da adulti poi si scopre che non è così. Sono due momenti distinti. Questo passaggio avviene per Pouga quando fa il colpo e per Julien quando entra titolare. Pensano che il mondo gli appartenga. Era qualcosa che c'era pure in Scarface, dove uno dei personaggi pronuncia la battuta “The world is yours”.
Nel film la notte ha un ruolo molto importante…
SS: La città di notte è più bella esteticamente. La città diventa come una giungla. Per me, l'emozione viene dalla forma, dallo stile e ci sono tanti registi che amo che facevano lo stesso, come Kubrick, James Grey, De Palma, Scorsese, Malick, Coppola o Mann. La forma è importante perché con una narrazione come questa le cose sono scontate, già lo sai come va a finire.