BERGAMO FILM MEETING 31 – Robert Guédiguian, regista dei nostri tempi

Le nevi del Kilimangiaro
Marsiglia, la classe operaia e la memoria sono elementi che caratterizzano sin dalle origini il cinema di Robert Guédiguian, la vera rivelazione della trentunesima edizione del Bergamo Film Meeting che al regista ha dedicato una retrospettiva in cui sono stati presentati tutti e diciassette i suoi film, da Dernier été a Le nevi del Kilimangiaro

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Marius et JeannetteMarsiglia, la classe operaia e la memoria sono elementi che caratterizzano sin dalle origini il cinema di Robert Guédiguian, la vera rivelazione della trentunesima edizione del Bergamo Film Meeting che al regista ha dedicato una retrospettiva in cui sono stati presentati tutti e diciassette i suoi film, da Dernier été del 1980, suo esordio nel quale si trovano già tutte le caratteristiche principali del suo cinema, a Le nevi del Kilimangiaro del 2011, uno dei suoi pochi film usciti in Italia. Il pubblico del Festival ha seguito con entusiasmo questo autore, riempiendo la sala ad ogni proiezione, fino al vero e proprio trionfo dell'incontro con il pubblico. Un successo che non fa che confermare la contemporaneità di questo regista, sempre attento alle evoluzioni politico-sociali dei nostri tempi.

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Quello di Guédiguian è un cinema fortemente radicato nella sua esperienza personale, vicino alle sue origini geografiche e sociali. Non a caso allora quasi tutti i suoi film (fanno eccezione solo Le promeneur du Champ de Mars, Le voyage en Arménie e L'armée du crime) sono ambientati proprio nel quartiere di Marsiglia dove Guédiguian è cresciuto, quell'Estaque abitato dalla “povera gente”, dagli operai delle fabbriche e del porto, molto spesso figli di immigrati di varia provenienza. I luoghi, le spiagge, le fabbriche, i bar dove un tempo ci si ritrovava a bere pastis, diventano portatori di memoria, collettiva e individuale, di tradizioni che altrimenti rischierebbero di sparire o di usi già da tempo scomparsi a causa di quel cambiamento generazionale e di un sempre minore contatto tra i giovani e i “vecchi”, ma anche a causa dei cambiamenti sociali, della disillusione di queste classi subalterne che Guédiguian racconta attraverso trent'anni di attività.

Rouge midiE proprio questo cambiamento attraverso vari decenni è evidente in tre dei suoi film, una sorta di saga familiare, anche per il nucleo di attori che continua a collaborare con il regista sin dalle origini. Si parte con Dernier été, che racconta di quei ventenni che all'inizio degli anni Ottanta facevano fatica a mantenere il loro lavoro, tra fabbriche in procinto di chiudere e la voglia di scrollarsi di dosso queste origini operaie. Un gruppo di amici cresciuti tutti insieme che fa fatica a trovare il proprio posto nel mondo, sconvolti dai cambiamenti, che sembrano trovare un rifugio sicuro solo nell'amore, come nel caso di Josiane e Bert, ma ai quali si lascia ben poca speranza, come sembra sottolineare il finale del film. Sono quegli stessi giovani nipoti di quegli immigrati ritratti nel suo secondo film, Rouge midi, quasi dal respiro epico nel tentativo di narrare le vicende di tre generazioni. In principio erano gli immigrati giunti dal Sud dell'Italia subito dopo la Grande Guerra, la famiglia di Maggiorina in particolare, un padre dedito al lavoro al porto e figli con grandi sogni e ideali, inesorabilmente schiacciati dalla realtà, dalla guerra, dal fascismo, da un comunismo che non sempre risponde alle proprie aspettative, nonostante gli si rimanga fedeli come fa Pierre, il figlio di Maggiorina. Da una realtà che alla fine costringe a lasciare i luoghi in cui si è cresciuti, ennesima sconfitta, ma unica soluzione per il giovane Sauveur, fratello ideale di Bert.

Le nevi del KilimangiaroE si arriva poi, trent'anni dopo, a Le nevi del Kilimangiaro. Michel e Marie-Claire, ormai cinquantenni, sono quei giovani degli anni Ottanta, cresciuti, con una famiglia a carico, che devono prendere consapevolezza delle battaglie perdute, della loro non-appartenenza a una classe che è sempre stata la loro e a una generazione che non è più quella di una volta, ma che devono anche fare i conti con questa nuova società, con una nuova ondata di immigrazione dall'Africa, cercando di conciliare queste nuove spinte. E se nel primo cinema di Guédiguian sembrava non esserci speranza alcuna per questi giovani, da Bert ucciso durante una rapina ai quattro suicidi di Ki lo sa?, troppo fuori dal mondo per poter vivere, negli ultimi anni si lascia un bagliore di speranza: da Michel e Marie-Claire, che trovano nuovo senso nel rapporto con i bambini, al delicato amore di Marius et Jeannette. In questi tempi di forte crisi, di grandi cambiamenti e di totale spaesamento, allora, Guédiguian sembra voler lanciare un messaggio positivo, pur riuscendo ancora a raccontare la realtà così com'è, diretto e poetico al tempo stesso. Un regista dei nostri tempi.

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