Bergamo Film Meeting 33 – Giornata 6 – I Ponti di Sarajevo e Anderswo di Ester Amrami

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Si sta per concludere la 33esima edizione, e in questa giornata Bergamo Film Meeting prova a riassumere in un solo film, la visione caleidoscopica del suo credo. Ne I Ponti di Sarajevo, non ci sono solo Aida Begi? e Teresa Villaverde, c'è un festival che nella sua eterogeneità, conversa, confronta, sorprende. Per Mostra Concorso, Anderswo, di Ester Amrami.

 

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anderswoNon è mai facile spiegarsi a parole. C'è chi preferisce i fatti, chi il silenzio, c'è chi gioca con i paragoni come se fossero caselle dell'indovina chi (tanto alla fine rimane sempre Sam). La 33esima edizione di Bergamo Film Meeting ha il pregio di parlare (di sé) per immagini. E lo fa riassumendosi in un unico film, ad episodi, ricostruzione metaforica di un cinema che ogni sezione del festival ha documentato con cuore e cornice.

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Senza nulla togliere al programma di giornata, che proponeva nuovamente il mondo di attese, delusioni, altezze e cadute della filmografia di Teresa Villaverde, è con I Ponti di Sarajevo che lo sguardo multiculturale del festival, quasi polifonico, evade dal nero delle sale per mostrarsi senza vergogna nella sua realtà. Firmato da tredici registi e inserito nel programma di Europa: femminile, singolare, per la presenza tra gli altri, di episodi diretti da Aida Begi? e dalla stessa Villaverde, I Ponti di Sarajevo è il saluto nascosto che Bergamo Film Meeting regala al suo pubblico. Un film collettivo, simbolo di unione ma anche di divisone. Perché nell'eterogeneità dei tredici episodi, appare evidente la discontinuità e l'incoerenza legata alla singolarità del proprio autore e della propria cultura di provenienza. i ponti di sarajevoÈ come assistere a più corti della sezione Visti da Vicino, stavolta con la documentazione necessaria per sopravvivere in una meta non più ignota. Risiedere nella precarietà materiale ed intellettuale dell'episodio diretto da Godard, il cui ricorso al Polar nei suoi film d'esordio, segnò il punto a capo definitivo per rompere con un certo cinema. Oppure sfogliare l'album dei caduti di guerra, con la curiosità dei bambini protagonisti di alcuni di questi episodi (qui il riferimento alla sezione Kino Club lo lascio pensare a voi). Sembra che tutto torni, che tutto ruoti attorno ad uno sguardo ora pronto a tanti futuri possibili, a futuri multipli, a Ponti wireless di una cultura 2.0 in grado di manipolare il visibile. “Perché si possa ancora immaginare il futuro, per gli esseri viventi e per le cose che abitano la terra”.

 

Nella sezione Mostra Concorso, il penultimo film presentato è il tedesco Anderswo, dell'esordiente Ester Amrami. Un'opera graziosa e femminile sul linguaggio e il senso di appartenenza alla propria terra. Noa vive a Berlino da otto anni, sta per laurearsi ed ha un fidanzato tedesco con cui convive. Se all'apparenza tutto fila per il verso giusto, improvvisamente Noa va in crisi. Così, mentre la sua tesi sul dizionario di termini non-traducibili è giudicata inaccettabile dalla commissione, Noa decide di prendersi una pausa e torna in Israele, il suo paese d'origine. È certa che il sole, il cibo, la famiglia e la propria lingua sia tutto ciò di cui ha bisogno. Fino a quando l'adorata nonna non viene ricoverata, prolungando il soggiorno di Noa. Il tornare a sentirsi incompresa, esattamente come a Berlino, e l'arrivo a sorpresa del fidanzato, riporterà in collisione i due mondi che la ragazza teneva separati.

La sesta giornata di Bergamo Film Meeting si conclude con L'Esquive, di Abdellatif Kechiche, che per la sezione Dopo la Prova ricorre ad una comunicazione che rimanda sempre al possibile scoppio dell'azione, sul palco come nella vita, forgiando le chiavi di un linguaggio duro dove tutti parlano, urlano, si aggrediscono verbalmente. Infine applausi in serata per l'arrivo al festival del geniale Pavel Koutský.

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