BERLINALE 58 – "Ja sum od Titov Veles/I Am From Titov Veles", Di Teona Strugar Mitevska (Panorama)

Ancora un’altra bella (e giovane) scoperta nella sezione Panorama della 58. Berlinale: questa volta è toccato ad un piccolo film macedone colpire per l’originalità dello sguardo, per la sincerità della messa in scena e per una leggerezza di tocco stupefacente. I Am From Titov Veles, della giovane regista macedone Teona Strugar Mitevska, è un film durissimo, aspro, che non concede nulla…

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Ancora un’altra bella (e giovane) scoperta nella sezione Panorama della 58. Berlinale: questa volta è toccato ad un piccolo film macedone colpire per l’originalità dello sguardo, per la sincerità della messa in scena e per una leggerezza di tocco stupefacente. I Am From Titov Veles, della giovane regista macedone Teona Strugar Mitevska, è un film durissimo, aspro, che non concede nulla, ma che porta con sé una straordinaria voglia di poter sognare, un’energia libera ed anarchica che si attacca al cuore e non se ne va più. Ambientato in una spettrale città mineraria della Macedonia, la Titov Veles del titolo, la pellicola racconta la storia di tre sorelle orfane che portano addosso i segni di una vita impossibile, più che difficile: una è tossicodipendente, l’altra è autistica e la terza fa la “vita” per mettere da parte i soldi necessari per scappare da quell’inferno polveroso. Come a segnare irrevocabilmente una cesura tra la realtà del film ed il rapporto tra esso e lo spettatore arriva la voce off di Afrodita, colei che delle tre si rifiuta di parlare, la quale racconta la sua storia, usando la sua voce, quella che gli abitanti della città in cui vive non hanno mai sentito. Come fosse un sogno appunto, la voce di Afrodita si insinua piano tra gli spettri che la circondano, tra i non-morti di una città che è già morta, schiacciata da un pulviscolo cancerogeno che ricopre di una cenere biancastra e maleodorante quella che un tempo era vita.
Cerca l’amore Afrodita, così come quel suo nome impone, e lo cerca tra queste macerie: tra le macerie della sua famiglia, tra gli sbiaditi ricordi di una madre in fuga e di un padre morto, tra le macerie delle sue sorelle che non sognano se non paradisi artificiali o economici, tra le macerie della sua vita. Cerca l’amore e sogna Afrodita, perché nient’altro le è permesso, perché per lei la vita ha prescritto questo: lei non può fuggire, lei è di Titov Veles e di Titov Veles è l’immagine, l’istantanea di un mondo subumano. Afrodita è un angelo, un angelo sfortunato…

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