BERLINALE 59 – "Forever Enthralled", di Chen Kaige (Concorso)

Tra biopic e kolossal storico, il film porta sullo schermo la vita di Mei Lanfang, uno dei più importanti interpreti e rinnovatori dell’Opera di Pechino. Rispetto alle ultime opere, il maestro cinese recupera la compattezza dei tempi migliori ma il suo cinema sembra quello di un regista giunto a fine carriera; è spettacolare, impeccabile, ma non seduce

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La Storia e l’Arte sono due elementi inscindibili dell’opera di Chen Kaige. Ogni volta riprendono forma parallelamente, rimaterializzando un ‘tempo perduto’ individuale e del proprio paese. In quest’ultimo Forever Enthralled il maestro cinese sceglie le forme del biopic per mostrare la vita dell’attore e cantante cinese Mei Lanfang (1894-1961), uno dei più importanti interpreti e rinnovatori dell’Opera di Pechino che ha avuto tra i suoi ammiratori anche Brecht, Chaplin ed Ejzenstejn. Dopo essere diventato popolarissimo in Cina, viene invitato a New York per delle rappresentazioni a Broadway prima di tornare nel proprio paese negli anni dell’occupazione giapponese. Kaige, oltre alle forme del cinema biografico, si affida nuovamente alla collaudata struttura e alle dimensioni del kolossal storico (il film dura infatti 147 minuti) come aveva già fatto, per esempio, in Addio mia concubina e L’imperatore e l’assassino. Ha quindi una concezione dello spazio forse volutamente teatrale, con personaggi che entrano ed escono dal campo visivo, per ricostruire forse l’emozionalità delle esibizioni del protagonista sulla scena. Al tempo stesso però traccia anche un ritratto privato, evidente nel rapporto con il fratello ossessivo e con la donna che lo ama, Meng Xiaodong, interpretata da Zhan Ziyi. Non si può negare a Kaige di non avere il senso e le dimensioni dello spettacolo. Anzi, in alcuni momenti, il film ha anche improvvise impennate come nella scena dello spettacolo a New York nel 1930 dove il pubblico statunitense non applaude nei momenti in cui quello cinese lo osannava ma alla fine scoppia in un’autentica ovazione. Al regista si deve anche comunque il merito di aver recuperato e fatto conoscere una delle personalità artistiche cinesi più importanti di questo paese. Rispetto agli ultimi suoi film (soprattutto Killing Me Softly e The Promise), Forever Enthralled recupera una compattezza che è quella dei tempi migliori, con giochi di chiaroscuri che tengono il protagonista continuamente sospeso tra la luce e l’ombra. Al tempo stesso però si ha l’impressione che il cinema di Chen Kaige oggi sappia essere solo questo. Forever Enthralled sembra infatti il film di un grande vecchio regista giunto alla fine della carriera e non un film di uno dei più importanti autori cinesi che oggi ha 56 anni. Kaige è più giovane del cinema che fa. Un cinema sicuro, che non rischia nulla, ma descrittivo, che ha perso la passionalità e soprattutto quelle continue, impercettibili vibrazioni di Addio mia concubina e Le tentazioni della luna. Un film da concorso per festival appunto. Spettacolare, impeccabile ma che non seduce.   

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