BERLINALE 61 – "Les contes de la nuit" di Michel Ocelot (Concorso)

les contes de la nuit di michel ocelot
Un 'voyage fantastique' nel cinema del francese Michel Ocelot, un cinema che diventa luogo di creazione dove nascono personaggi e luoghi. Un labirinto ritmico luce-colore-suono, felice equilibrio classico-moderno, animazione delle origini e 3D, un cinema pieno di percorsi nascosti dove all'interno della stessa immagine può esserci un'improvvisa metamorfosi

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les contes de la nuit di michel ocelotUn viaggio da 'mille e una notte'. Dentro un cinema, luogo di creazione ipnotica – anche se L'illusionista di Sylvain Chomet è un po' più avanti – caverna/buio simile alle fantasmagorie 'alla Mèliès' dell'Herzog della giornata di oggi con Cave of Forgotten Dreams. Reinventa dalle origini il cinema di Sylvain Chomet. Con un tratto di primitiva purezza – segno ormai riconoscibile di ottimi esempi di animazione europea come Kirikù e la strega KarabàPrincipi e principesse Azur e Asmar – potenziato da un 3D che sembra inizialmente riportare al teatro delle marionette ma che in realtà esalta i giochi cromatici dello sfondo, la metamorfosi degli scenari, la percezione in cui si altera la dimensione naturale dei personaggi e degli oggetti e che spingono verso un universo sognante, dove però si sta a occhi aperti. Les contes de la nuit parte appunto in un vecchio cinema malmesso. Qui un ragazzo, una ragazza e un anziano tecnico creano le storie più diverse dove ogni avventura diventa possibile. Ci si trova così davanti a improvvise mutazioni (l'uomo in lupo), a manguste e iguana giganti, affascinanti principesse, tartarughe illuminate. E scenari sullo sfondo come maestose montagne, foreste nelle quali una volta entrati è impossibile uscire, seducenti città d'oro. E dentro queste immagini curatissime da un punto di vista compositivo ma apparentemente immobili, come per esaltare la bellezza del tratto, ecco che tutto all'improvviso si anima come nella sequenza della ballata del porcospino o in quella del ragazzo tam-tam, dando origine così a una composizione ritmica luce-colore-suono. La tecnica è quella classica del disegno animato, con le figure tagliate come nel cinema di Lotte Reiniger. In effetti, per certi aspetti, Les contes de la nuit sembra avere come punto di riferimento Le avventure del Principe Ahmed del 1926. Ocelot crea però molteplici traiettorie, percorsi nascosti che si possono rintracciare come i passaggi segreti nella cattedrale oppure cambi di scena, dove dietro una rappresentazione se ne può nascondere un'altra e un'altra ancora. Un dinamismo sorprendente nella tradizione, un equilibrio felice classico moderno. Il cinema d'animazione francese mostra di stare in grande salute. E la sua nostalgia è contagiosa  

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