BERLINALE 61 – "The Devil's Double" di Lee Tamahori (Panorama Special)
Il regista neozelandese porta sullo schermo la vicenda del figlio di Saddam Hussein che si è procurato un doppio per preservare la propria incolumità. Le traiettorie del cinema d'azione vengono malamente disperse a favore di un biopic caricaturale tra luci soffocanti e insistiti ralenti in cui il respiro del diavolo si sente appena e dove Ludivine Sagnier è totalmente sprecata
Potrebbe quasi essere un horror. L'incubo/privilegio del doppio (anche Saddam in una partita a tennis), immagini che si materializzano e moltiplicano nello specchio, segni che potrebbero anche essere presenti in un episodio di 007. Purtroppo The Devil's Double, per materializzare la pazzia, sceglie la strada della caricatura ed elimina la fisicità degli scontri, rimasti solo su un video in una compiaciuta e inutile immagine di torture. Tamahori segue il suo doppio protagonista (interpretato da Dominic Cooper) nei meandri di un paradiso/inferno, sotto le luci ipnotiche di una discoteca in cui è sotto gli effetti della droga, lo immerge in fasci di luce abbaglianti in cui delirio ed estasi diventano coincidenti. In generale però si occupa di portare sullo schermo eventi che lo riguardano, facendolo muovere in modo schizzato mentre il suo sosia è spesso immobile e schiavo chissà di quali tormenti interiori. Ogni azione però è sottolineata come il ralenti con il protagonista che segue le ragazzine che escono da scuola e la luce soffocante che precede il gesto del suicidio della sposa. Troppo rumore per niente e il vero respiro del diavolo si sente appena. E Ludivine Sagnier è totalmente sprecata.