BERLINALE 62 – Berlino 2012: rivolta e restaurazione


Sta per cominciare la 62esima edizione del Festival di Berlino, con un focus particolare sulla Primavera Araba e sul mondo in rivolta, come ha dichiarato il direttore Dieter Kosslick. Omaggio a Angelopoulos e Orso d'Oro alla carriera alla Streep. Il mondo è in rivolta e Berlino lo guarda. E lo racconta. Il mondo in rivolta è quello che la 62esima edizione della Berlinale vuole raccontare

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IL'enfany d'en haut Ursula Meierl mondo è in rivolta e Berlino lo guarda. E lo racconta.
Il mondo in rivolta è quello che la 62esima edizione della Berlinale vuole raccontare.
Primavera araba e guerriglie metropolitane: il Festival diretto da Dieter Kosslick non ignora i tumulti degli ultimi mesi – anni, e sceglie una serie di film che, quand’anche non riguardino l’attualità in senso stretto, la chiamano in giudizio da molte prospettive geografiche e storiche.
 
D’altra parte il Festival si apre con Les adieux à la reine, film in competizione, coproduzione franco-spagnola con la regia di Benoît Jacquot, che proprio di una rivolta, anzi della rivolta per eccellenza, parla.
Ambientato nei primissimi giorni della Rivoluzione Francese, l’addio alla regina di Jacquot è il racconto di quel luglio che cambiò la Storia, con gli occhi di Sidonie Laborde, lettrice aggiunta della Regina Maria Antonietta. Testimone improvvisa della fine dell’Ancièn Regime e di un mondo che fino ad allora si riteneva indistruttibile, Sidonie diventa protagonista in virtù, paradossale, della sua subalternità. La tedesca Diane Kruger è Maria Antonietta.
E Lea Sydoux-Sidonie La borde, sarà in competizione anche con L’enfant d’en haut di Ursula Meier, ritratto di un dodicenne che, nell’opulenta Svizzera presa d’assalto dai ricchi turisti in cerca di neve, ruba sci che poi tenta di rivendere.
Sempre in competizione Rebelle di Kim Nguyen, racconto in prospettiva di una bambina-soldato, girato in Congo con attori non professionisti.
Ci sono anche i fratelli Taviani, che concorrono all’Orso d’Oro con Cesare deve morire, interessante esperimento di docu-fiction girato interamente nella sezione di massima sicurezza del carcere di Rebibbia.
 
In concorso anche Aujourd’hui di Alain Gomis, A moi seule di Frédéric Videau, Barbara di Christian Petzold, l’atteso Captive di Brillante Mendoza, con Isabelle Huppert ostaggio di un gruppo di fondamentalisti musulmani nel Sud delle Filippine, fatto realmente accaduto nel 2001.
E poi Billy Bob Thornton con il suo Jane Mansfield’s Car, mentre l’ex-moglie Angelina Jolie, ormai signora Pitt, presenta In the land of blood and honey, suo esordio alla regia, nella Berlinale Special. Esordio accompagnato da polemiche per l’accusa di plagio mossa dallo scrittore croato Knezevic, che accusa la Jolie di aver “rubato” la trama – la storia d’amore tra un croato e una bosniaca negli anni della guerra – ad un suo romanzo.
Berlinale Special ospita i tributi ad Eisenstein con la proiezione di Ottobre, quelli a Powell e Pressburger con La vita e la morte del colonnello Blimp (1943), la proiezione di Il colpo di grazia (1976), di Volker Schlöndorff.
 
Due proiezioni speciali per due grandi del cinema scomparsi da poco: La sorgente del fiume (2004) di Theo Angelopoulos sarà proiettato il 16 febbraio alla presenza della vedova di Angelopoulos, Phoebe Economopoulos, e di Petros Markaris, che ha lavorato con il regista alle sceneggiature di molti dei suoi film.
 
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Meryll StreepL’11 febbraio Desperado City (1981) renderà omaggio a Vadim Glowna, attore e regista del Nuovo Cinema Tedesco degli anni ’60 e ’70, scomparso il 24 gennaio.
 
Attesissima la proiezione in anteprima di Death Row di Werner Herzog, progetto in collaborazione con Channel 4; un’indagine sul sistema giudiziario americano attraverso quattro interviste a quattro condannati a morte.
 
La Primavera Araba, si diceva, è uno dei punti centrali del Festival, e la sezione Panorama presenta diversi titoli che la riguardano: In the Shadow of a Man, di Hannan Abdalla, ritratto di quattro donne e delle loro vite prima e dopo la rivoluzione, The reluctant revolutionary di Sean McAllister, Words of Witness di Mai Iskander.
Di primavera italica non si può certo parlare, però l’Italia sarà presente – oltre che con il film dei Taviani , con Diaz – Don’t clean up this blood, di Daniele Vicari e The Summit di Franco Fracassi e Massimo Lauria: due film che cercano di raccontare e di indagare sul G8 di Genova, a dieci anni di distanza.
 
Due giovani attrici italiane di passaggio al Festival: Isabella Ragonese, papabile shooting star 2012, e Alba Rohrwacher coprotagonista Fuori Concorso di Glück di Doris Dörrie.
 
Dalla rivoluzione al ritorno dell’Ancièn Regime thatcheriano anni’80, con la strepitosa signora di ferro Meryl Streep a cui verrà consegnato l’Orso d’Oro alla carriera, il 14 febbraio, prima della proiezione di The Iron Lady.

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