BERLINALE 62 – "La paura è la miglior alleata di un attore". Incontro con Meryl Streep e con il cast di "The iron lady"


Ieri a Berlino è stato il suo giorno: arrivata al Festival per ritirare l'Orso d'Oro alla carriera, Meryl Streep ha risposto alle domande dei giornalisti che hanno assistito alla proiezione di The iron lady. Fiori, matrioske, ironia, battute spiritose e gran classe; l'attrice ha dimostrato ancora una volta di meritare la fama di cui gode e di essere in splendida forma. Insieme a lei c'era la regista Phyllida Lloyd (Mamma mia!), e Jim Broadbent, che nel film interpreta Denis Thatcher

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Meryl Streep, lei ha vinto praticamente tutto. Ma si emoziona ancora quando sente la voce che dice "…and the winner is"?

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Sì, ebbene sì: mi emoziono ancora. Più che altro è difficile esser in una posizione in cui la gente che ti sta intorno ti dice continuamente cose come "quest'anno vinci sicuramente…" oppure "no, questa volta credo tu abbia poche probabilità…". Ti senti perenemmente una scommessa sportiva. Tu hai lavorato per mesi e mesi, e alla fine è esattamente come essere pronti per il Superbowl.

E' stato duro entrare nei panni della Thatcher? E una richiesta: può farci ancora l'accento british della signora di ferro? Era perfetto nel film.

No. (Detto con accento britannico. Ride.) No. E' la mia parola preferita. (Ride di nuovo). No, non direi che è stato duro entrare nel ruolo. Il mondo che Phyllida ha creato, e che i miei colleghi hanno creato, insieme a tutto il cast e a tutti quelli che hanno collaborato, è talmente vero, talmente reale che non è stato difficile per me entarci. Sono semplicemente entrata nel mondo che Phyllida ha creato per noi.

Prima di tutto grazie a Meryl Streep per la sua performance: è strepitosa. Poi per la Signora Lloyd: quanto avete modificato la figura della Thatcher? Nel film ci sono dei momenti in cui sembra quasi che abbiate voluto renderla più umana. Non è che avete voluto trasformare la signora di ferro in signora d'oro?

Phyllida Lloyd: Allora, guardi, siamo stati molto onesti al riguardo; il 50% del film è pura finzione. Non c'è nessun intento documentaristico. D'altra parte facciamo vedere, in realtà, solo pochi momenti della sua vita, che richiamano il passato nel presente, e tutto è legato alla morte del marito. Non c'è un punto di vista oggettivo, non abbiamo mai avuto questa intenzione.

Signora Streep, all’inizio non l’avevo riconosciuta, il trucco è fantastico! E' stato importante per lei per entrare meglio nel personaggio? Quando l’hanno truccata c’è stata una preparazione o ha solo chiuso gli occhi e rilassata?

Sì, il makeup era veramente incredibile. Roy Halland è un makeup artist che sta con me da più di 35 anni, praticamente è stato al mio fianco in ogni mio film. Lui e i suoi colleghi hanno fatto un lavoro splendido. Hanno creato quattro decadi di Thatcher, e hanno fatto tantissimi test per arrivare al risultato che vede. 

Meryl Streep: congratulazioni e speriamo per l’Oscar, qual è il suo segreto per essere così?

 M.S.: Io penso sempre di recitare la stessa persona: cerco di trovare me stessa nel personaggio che interpreto, e puntualmente è così. Sono stata molto fortunata perché ho avuto molti personaggi che avevano qualcosa di me. Mi interessava l'idea di trovare qualcosa di me anche nella Thatcher. Ogni attore impara a fare i conti con molte cose: io penso che, per esempio, la paura sia un elemento essenziale. Se non hai paura non puoi recitare, non puoi fare tante cose. La paura può trasformarsi nel miglior alleato di un attore, può stimolarti tantissimo.

Ancora una domanda per la signora Lloyd: davvero non crede di aver umanizzato la Thatcher? E poi; è stato difficile per lei affrontare un personaggio così controverso?

Per la mia generazione in Gran Bretagna è molto duro non credere che lei fosse un mostro, eppure stavolta, in questo film, noi eravamo interessati alla sua zona grigia. Nonostante questo no, non credo di averla umanizzata, per il semplice motivo che, come dicevo prima, non ho mai preteso di avere un punto di vista oggettivo. 

Per Meryl Streep: cosa ha imparato studiando questa parte, la parte di una donna che ha avuto tanto potere, e  c'è qualcosa che ti ha sorpreso?

Molte cose  mi hanno sorpresa, moltissime cose. Io sin da giovane, da attrice newyorkese di sinistra avevo la mia opinione…era un’amica di Reagan (ride)….e già questo basterebbe…sai questo è il modo in cui le donne pensano delle altre donne, forse c’è molta gente che pensa lo stesso di me …ma ho imparato molte cose che mi hanno sorpreso. Per esempio era una donna, nonostante tutto, di princìpi, era una che molte volte si era messa in situazioni scomode ma era rimasta integra: ci sono molti aneddoti che ho scoperto, su come lei trattava i potenti, che mi hanno sorpresa. E poi, era una chimica e aveva riconosciuto il global warning; sì, sono molte le cose che mi hanno sorpresa. Ho voluto e cercato di fare il ritratto di una donna tridimensionale.

Per Jim Broadbent (Denis Thatcher) ; sapeva qualcosa del personaggio?

J.B.: Si sa molto poco di lui, perché lui voleva così, sappiamo com’era fisicamente dal materiale visivo, lui era sempre lì, alle sue spallle, sorrideva ma non parlava mai, probabilmente era uno che pensava fosse meglio tenere la bocca chiusa…ma in qualche modo era o appariva a tutti noi umano, mentre lei era conosciuta per non esserlo.

Per la signora Lloyd; qual è stata la sfida più grande e per Mrs Streep; considera la Thatcher una femminista?


P.L.:
. Avevamo 9 settimane per girare un film che comprendeva molte epoche, già questo è stata una sfida!

M.S.: Credo che Margareth Thatcher probabilmente inorridirebbe: penso che non approvasse le femministe, ma credo assolutamente che lo fosse. Per la sua storia: la classe sociale da cui veniva, il fatto che era una donna…ricordiamoci che stiamo parlando di un periodo storico in cui era impensabile per una donna arrivare dov'è arrivata lei. Alle donne erano riservati dei lavori, spesso subalterni, e non c'era molto da fare. Se le cose sono cambiate, per quanto possa sembrare strano, soprattutto detto da me, è proprio per le donne come la Thatcher.

Signora Streep, qual è stato il suo impegno per il film? E' stato faticoso?

M.S. :Oh, alla fine della giornata di riprese la regista mi portava un gin tonic. Quindi mi sono rilassata parecchio.

P.L: No, no, ti sbagli: alla fine della giornata tu eri già al pub…( ridono).

Signora Lloyd e signira Streep: la Thatcher  è ancora viva, avete mai avuto ripensamenti su questo film? 


 
M.S.: Sia io che Phyllida ci abbiamo pensato, sempre, da subito.  Il punto di vista radicale nel film è proprio quello di pensare la Thatcher umana, era importante per noi raccontare la perdita di potere progressiva,  come guardi alla tua vita nel totale, alle cose che sono state importanti e a quelle che hai perso. Alcuni dei suoi amici erano molto preoccupati prima del film, avevano paura che la dipingessimo in modo troppo negativo. Però, se ci pensate, il modo in cui noi abbiamo affrontato lei è niente in confronto a quello che lei ha affrontato nella sua vita. Le guerre, la fame il sangue. È niente in confronto a quello.

Meryl Streep; alcuni dei ruoli che ha interpretato le hanno cambiato la vita? Ad sempio quello di La scelta di Sophie

M.S.: Credo che quello che mi porta a un progetto è qualcosa di diretto, come la musica, e qualcosa di definitivo che mi dice lo devi fare. Esiste questo sentimento in me prima di avere il materiale con cui lavorare, quindi non sono sicura che sia il ruolo che mi cambia. Per quanto riguarda La scelta di Sophie: quando ero piccola mia madre mi ha portato in una libreria, avevo 10 anni, credo, ho aperto un libro che ho comprato perché c'erano delle immagini che mi incuriosivano e che non capivano. Mia madre mi ha spiegato che erano immagini dell'Olocausto. La cosa che mi ricordo, il particolare che mi colpiva di più era che le scarpe ammucchiate mi sembravano esattamente come quelle di mia madre. Scarpe degli anni '50. Questa cosa mi agghiacciava. Ecco, non so se ho risposto alla sua domanda, ma credo che il mio rapprto con l'Olocausto sia cominciato lì, e poi continuato con La scelta di Sophie.

Le piace interpretare donne forti?

No, veramente non ci penso mai. Non penso mai: questa è forte, questa è debole. Direi che mi piace interpretare donne difficili, perché mi piace tradurle.

Quanto è importante per lei ricevere l'Orso d'Oro?

M.S.: E' incredibile, più che importante. Io sono convinta che alla fine ognuno di noi è i luoghi da cui proviene. Io vengo da una piccola città del New Jersey; chi avrebbe immaginato che un giorno mi sarei trovata in Europa, qui, a ricevere un riconoscimento del genere? Però vorrei dire che molti fanno grandi performance. Ci sono sempre grandi film e attori grandiosi. Ogni anno ci si focalizza solo su un numero ristretto di film ma ce ne sono tanti altri che meritano ed è vostro compito stanarli e fare chiasso perché si conoscano… 

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