BERLINALE 63 – Incontro con Danis Tanovic per "An episode in the Life of an Iron Picker"

danis tanovic

Il regista bosniaco presenta il suo film in competizione, applaudito dalla stampa. Parla di una guerra che in realtà non è mai finita, di una popolazione a pezzi che si arrabatta ogni giorno nei villaggi straziati dalla tragedia ma anche dell'amore che prova per loro per la capacità di risollevarsi. E chiude con un beffardo segnale al Presidente della Giuria Wong Kar-wai

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danis tanovicIl festival ha superato il giro di boa e i registi in competizione cominciano a sentire la gara. Bene così, considerato che finora sembra mancare il film in grado di convincere critici e pubblico all'unanimità. Però i due di stamani in concorso, Danis Tanovic (An episode in the Life of an Iron Picker) e David Gordon Green (Prince Avalache), hanno strappato applausi.
"Tutti mi parlano delle rovine del mio paese dopo la guerra. Io rispondo che in realtà noi siamo in conflitto da 25 anni perché non ci siamo mai ripresi veramente"- così Danis Tanovic, in forma e pronto a ricevere il giudizio di Wong Kar wai, all'incontro con la stampa dopo la proiezione applaudita del suo An Episode in the Life of an Iron Picker. Una storia che mostra al di là del fumo delle ciminiere, di un paese e di una popolazione a pezzi, quella che si arrabatta ogni giorno nei villaggi straziati dalla tragedia, che la salvezza esiste. Nel quotidiano. Che con un aiuto vicendevole e porta a porta si supera il dolore, la mancanza cronica di denaro e l'impossibilità di ricevere cure sanitarie.
"Amo tanto la mia gente per la capacità che ha di sollevarsi, col sorriso, senza perdere mai la speranza anche quando ogni cosa congiura contro di lei. Anche nella gravità insormontabile delle situazioni post conflitto".Tanovic si produce in questa dichiarazione d'amore spontanea nei confronti dei suoi connazionali. C'è chi nota la potenza di una storia come questa, uno squarcio nella vita di una comunità e di una famiglia rom, evidenziando che si pone su una linea sottile, tuttavia molto netta, fra fiction e documentario.
Ci si sofferma su quale sia il punto che vuole toccare con la sua opera. Tanovic risponde:"Il punto? Un messaggio? Non lo so. So che vedo certe vicende particolari e mi viene voglia di mostrarle, per creare una discussione intorno ad esse. La guerra è sempre stato un evento che mi ha colpito, che ho elaborato dentro di me. Come potrebbe essere diversamente?".
Il produttore Cedomir Kolar aggiunge:"Ringrazio Danis per essere parte di questo progetto. Il film, girato a dicembre e concluso a gennaio, è un perfetto esempio di cosa significa sposare il talento. Il talento di Danis, degli attori, della produzione". Gli fa eco Anna Batcic, co produttrice:"Qui avevamo un'opera molto buona. Io non mi preoccupo se il film è ad alto o low budget, ma che l'arte sia il motore che muove l'azione". Evidentemente Tanovic sente il peso del giudizio, perché chiosa in questo modo:"Non penso che Wong Kar-wai si senta toccato dal mio film". Anche poi scoppia in un riso beffardo.

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