#Berlinale2016 – Incontro con Spike Lee e John Cusak per Chi-raq

Il regista statunitense e l’attore hanno presentato ieri pomeriggio il film porta la Lisistrata di Aristofane in una Chicago provata dalla guerra tra gang. Fuori concorso

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A Berlino questo è senza dubbio il giorno di Spike Lee e del suo musical dirompente, che porta la Lisistrata di Aristofane in una Chicago provata dalla guerra tra gang e affida alle donne il compito di portare la pace. “No Peace No Pussy” è lo slogan irriverente del nuovo movimento di femministe che, stanche di vedere morire i propri cari, imbracciano l’arma più potente che possiedono per piegare gli uomini al loro volere.

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Quando è stato diffuso il trailer del film a novembre, in molti hanno considerato il film una rappresentazione comica del dramma che affligge Chicago, ma il regista nella sua presentazione del film alla stampa ha chiarito la sua posizione: “Chicago è una zona di guerra, dall’inizio dell’anno sono state uccise 53 persone e ogni giorno muoiono 99 americani a causa della violenza, subita o auto inflitta, e la situazione peggiora sempre di più. Il mio obiettivo era attirare l’attenzione dei media su questa situazione allarmante, e per farlo ho scelto la satira, non la commedia, perché da sempre i miei film preferiti sono quelli che affrontano temi importanti attraverso la satira, come Dr.Strangelove”.

teyonah parris e john cusack in chi-raqAnche John Cusak, che nel film interpreta un prete bianco che lotta per la pace nella comunità di Chicago, ha molto a cuore la situazione di allarme che vige nella città. “Dedico il film a Chicago – ha detto Cusak – e a tutti gli attivisti che si battono per mettere fine a questo spargimento di sangue. Quando Spike Lee mi ha proposto la parte ero entusiasta, ma dopo aver letto la sceneggiatura lo ero ancora di più. Questa è la chiesa che mi piace, quella che vive nelle strade, e che sensibilizza la gente a fare tutto ciò che è in suo potere per la pace”.

“In America – ha ribadito Spike Lee – tutto gira attorno al denaro e nonostante gli sforzi della gente è questo che vince, e questo vale per la speculazione economica sulla vendita delle armi come per gli Oscar. Anche in questo caso tutto gira intorno ai soldi, alle speculazioni che vengono fatte sui film, ed è su questo che la giuria fa le sue nomination”. Un’affermazione velenosa con cui Spike Lee richiama la questione della mancata nomination all’Oscar di attori di colore negli ultimi due anni, aggiungendo che per protesta contro questo stato di cose non prenderà parte alla serata di gala. “Se nessuno protesta contro le ingiustizie non cambierà mai niente”.

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