#Berlinale2016 – Lav Diaz e la lunga maratona di A Lullaby to the Sorrowful Mystery

Il cinesta filippino ha presentato in serata, con una massiccia presenza del cast, il suo nuovo film della durata di 485 minuti presentato in Concorso. E parla di Rossellini e Bazin

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Il film più lungo del concorso di questa Berlinale. L’hanno definita una maratona la proiezione di A Lullaby to the Sorrowful Mystery, il nuovo film del cineasta filippino Lav Diaz che ha scritto in inglese e girato in bianco e nero. Tutto nel segno del mito, del fantasma di Andrés Bonifacio Castro, considerato il padre della rivoluzione filippina in lotta contro il colonialimo spagnolo nel 1896. Un evento, 8 ore e 5 minuti di durata che hanno caratterizzato ieri tutta la giornata del festival.

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E in serata Lav Diaz presenta il film accompagnato da gran parte del cast. E’ allegro, sorridente, soddisfatto. Anche perché in sala ha ricevuto un’ovazione.

a lullaby to the sorrowful mysteryE inizia a parlare subito di cosa significhi per lui fare cinema: “Il cinema è il medium più potente che abbiamo. E si avvicina alla psichiatria perché è capace di penetrare nell’anima”. Non potevano mancare delle domande riferite alla durata: “Per me tutto è cinema – ribadisce – e fare un film di questa durata è solo un aspetto. Il cinema è libero e non mi devo sottomettere a una durata prestabilita. E’ un po’ come la musica e la poesia. Pensate a l’Iliade di Omero. Si può parlare di durata in quel caso?”. Sui riferimenti alla società filippina: “Ci piacerebbe che la società cambi, non solo quella filippina ma di tutto il mondo”. Poi l’accostamento a Roberto Rossellini: “Si, lo amo molto. Mi piace la sua opera neorealista. E poi ci sono contenuti politici come nel mio cinema”.

Il progetto di A Lullaby to the Sorrowful Mystery ha avuto una lunga gestazione: “Sono 17 anni che ci stiamo lavorando; abbiamo iniziato infatti nel 1998. Poi abbiamo girato con delle macchine da presa nuove e degli obiettivi più vecchi perché volevamo rifarci all’estetica di questo cinema”. E infine l’importanza del punto di vista: “Su questo aspetto, mi ispiro alla teoria di André Bazin sulla necessità di avere un punto di vista preciso. E mi piace fare delle riprese lunghe con piani larghi”.

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