#Berlinale2017 – Casting de Aranoa: Politica, manual de istrucciones vs JonBenet

Il film Netflix di Kitty Green e il documentario sul successo elettorale di Podemos sono due titoli all’apparenza antitetici di Panorama Dokumente, ma forse nascondono dei punti in comune

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Casting JonBenet è fully loaded per diventare la prossima hit di Neflix, che lo proporrà ai suoi utenti a fine aprile. Nel frattempo, la strana operazione di Kitty Green fa capolino nella selezione di Panorama Dokumente, a confondere le nostre idee che nel corso della Berlinale sono andate sempre più arrovellandosi sulla possibilità ancora viva e pulsante delle immagini, soprattutto quelle documentaristiche, di partecipare alla costruzione di una nuova rivelazione nella natura delle cose: l’utopia che ci pare centrale di questo Festival (forse connaturata alla città in cui si svolge…).
Il film di Kitty Green, ad esempio, parte da un assunto decisamente fastidioso: raccontare la vicenda dell’omicidio – ancora senza colpevole – della piccola reginetta di bellezza JonBenet Ramsey, attraverso le ipotesi e le supposizioni confessate dagli attori chiamati a partecipare al casting della ricostruzione fiction dello scabroso delitto di provincia, avvenuto in Colorado nel 1996. Da un lato si tratta dell’abituale procedimento di svelamento dei propri stessi meccanismi, tipico di Netflix, che qui squaderna tutta l’ala perversa della propria programmazione, Amanda Knox, Kitty Genovese, Audrie & Daisy, ecc.
Dall’altro, il giochetto di Kitty Green è abbastanza evidente: le opinioni degli attori “provinati”, provenienti dall’oceanico sottobosco di interpreti per la tv, gli spot, e così via, sveleranno le mille contraddizioni del ceto medio USA, subito pronto a vedere del marcio nella famiglia Ramsey e nella stranissima messinscena di rapimento e riscatto partita dall’interno della stessa casa nella notte dell’omicidio.
Più che nella ridanciana scorrettezza di questi casting, Green guarda sul serio nell’abisso con i ciak di prova, ripetuti da interpreti diversi, con cui ricostruisce alcuni istanti salienti dell’indagine sulla morte di JonBenet: in questi pianti disperati al telefono, conferenze stampa tesissime, litigi in cucina riprovati più e più volte da coppie diverse di attori di second’ordine serpeggia sottotraccia tutto l’indicibile desiderio – quello sì middle class quanto la villetta dei Ramsey e le facce degli interpreti presentatisi al casting – di sapere cosa si prova, poter almeno per mezza volta essere nei panni di una famiglia come tante a cui improvvisamente succede una cosa così straordinaria, che li strappa all’oblio, anche se soltanto per qualche settimana di prime pagine locali.

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Ecco, c’è quel momento – è un frammento di repertorio – alla fine di Politica, manual de

aranoaistrucciones di Fernando León de Aranoa, in cui le “persone comuni” di Podemos entrano nel parlamento spagnolo alla fine della campagna elettorale del 2015, senza giacca e cravatta e addirittura una compagna con neonato al seguito: quell’istante è un punto di non ritorno cruciale (che ovviamente a noi italiani fa venire in mente tutta una serie di riferimenti “di casa”), la sostituzione del mestiere della politica rappresentativa con la pratica della politica diretta.
Nonostante l’evidente natura su commissione e il conseguente tono partigiano di questo documentario sul movimento di Pablo Iglesias e sui suoi 300 giorni di corsa elettorale, in realtà il lavoro del regista sembra allora portare avanti la tematica nascosta di tutte le storie di de Aranoa, ovvero cercare di catturare l’istante preciso in cui esistenze ordinarie si trovano sulla soglia per diventare straordinarie (pensiamo anche solo all’ultimo A perfect day, ad esempio, e al suo racconto di una qualunque giornata di guerra vista dalla parte degli operatori umanitari, e dei loro amori, passioni ecc).
De Aranoa mantiene un approccio da reportage in presa diretta che di certo non riveste il materiale del suo doc della stessa pregnanza, per dire, dell’imprescindibile War Room di Pennebaker sulla campagna di Clinton, e però per tutto il film sembra porsi di fronte al cruccio di come riprendere queste assemblee popolari, riunioni sulla strategia social, retroscena di trasmissioni televisive, che vedono impegnato il gruppo direzionale di Podemos: come se fossero la testimonianza di una vicenda politica, o piuttosto invece il superamento irrevocabile della categoria da parte di un’iniziativa che si dice ostinatamente di matrice citizen? Chi sono queste persone che il regista segue in giro per il Paese?
Nella dicotomia politica vs popolo risiede il centro della problematicità dell’immagine che il manual de istrucciones di de Aranoa vuole restituirci, e forse la sua urgenza più contingente.
E in un testacoda siderale che accomuna le due visioni nell’ottica di porre in crisi l’essenza del backstage come traccia comprovata di veridicità, le interviste che puntellano il documentario potrebbero davvero essere interpretate da attori nel ruolo dei “veri” dirigenti di Podemos, come in Casting JonBenet, tanto queste figure politiche hanno spinto fino al punto di non ritorno il gancio di contatto tra l’autorappresentazione e la promozione, la messa a nudo di una singolarità senza filtro e senza compromessi e la propaganda.

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