#Berlinale2016 – Kiyoshi Kurosawa torna ad essere “Creepy”. L’incontro

Kiyoshi Kurosawa torna a Berlino con l’adattamento del best-seller Creepy di Yutaka Maekawa, un ritorno alle atmosfere dell’horror rarefatto e del thriller psicologico che ne hanno fatto la fama

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Kiyoshi Kurosawa torna a Berlino con l’adattamento omonimo del best-seller Creepy di Yutaka Maekawa, un ritorno alle atmosfere dell’horror rarefatto e del thriller psicologico che hanno fatto la fama del suo cinema.
Questo è un film diverso dalle mie solite storie dell’orrore, racconta il regista in conferenza stampa, è più una sorta di fantasia oscura sulle paure che ci crescono dentro fino a renderci fragili e incerti, è questa la sensazione e la tensione che volevo risvegliare negli spettatori.

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Kurosawa e il suo attore ritornante Teruyuki Kagawa, protagonista di quest’ultimo e di altri tre titoli del cineasta, avevano portato a Berlino insieme già License to live nel 1999: i due trovano la capitale tedesca molto cambiata in questi anni, molti spazi aperti della città sono stati riempiti con edifici futuristici.
La questione dello spazio dell’uomo e della metropoli è d’altra parte da sempre centrale nella visione di Kurosawa: cosa riteniamo che sia oggi familiare per noi? si chiede il regista. Qual è la davvero la nostra comunità?
Solitudine ed egoismo hanno scavato un vuoto che ci allontana dagli altri, in quest’epoca di informazione diffusa conosciamo tutto quello che succede nel mondo ma per nulla quello che ci accade immediatamente intorno.

Come al solito, è un cinema profondamente ancorato nella contemporaneità: questi punti ciechi ci riguardano tutti come esseri umani di questo tempo, spiega Kurosawa, perché è lì che si annida il male nella vita quotidiana, in questi punti ciechi il male può infiltrarsi e distruggere una famiglia, come succede nella storia che il film racconta, basata su molti fatti realmente accaduti in Giappone, anche più tragici di quelli raccontati sullo schermo.

Kurosawa spiega che lo “psicopatico perfetto” oggi è verosimilmente un uomo di successo che ricopre una posizione di potere, e che assaporando forza e possibilità di dominare la società decide di colpire gli altri.
Il genere horror non ha bisogno di grandi budget per raccontare queste storie, sottolinea il cineasta, e dunque è importante che un genere come questo sia ancora florido in Giappone perché rappresenta un’opportunità sempre nuova per registi esordienti e giovani attori per farsi notare all’interno di una tradizione importante.

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