#Berlinale68 – Isle of Dogs. Incontro con Wes Anderson e il cast

Wes Anderson incontra la stampa per il suo Isle of Dogs, che ha aperto stamane la Berlinale. Fra una battuta e l’altra, il regista ha raccontato la genesi e il suo amore per l’animazione

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Alì’incontro stampa di Isle of Dogs, che ha aperto la 68° edizione della Berlinale, oltre al regista Wes Anderson, agli sceneggiatori Jason Schwartzman, Roman Coppola e al giapponese Kunichi Nomura, è presente anche buona parte dello straordinario cast che presta le voci ai protagonisti canini del film di animazione: Bill Murray, Bryan Cranston, Bob BalabanLiev Schreiber, Jeff Goldblum, Tilda Swinton, Greta Gerwig e Koyu Rankin (che nel film interpreta Atari, giovane protagonista umano della vicenda). Per quest’ultimo tutto il cast intona, prima di iniziare la conferenza stampa, un happy birthday to you.

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Isle of Dogs è ambientato in Giappone, dove il governo ha deciso di confinare tutti i cani della città su un’isola-discarica. Un giorno il dodicenne Atari atterra sull’isola per cercare il suo fidato cane Spot. “L’idea”, spiega Wes Anderson, “è nata soprattutto perchè da anni volevamo ambientare qualcosa in Giappone, amiamo molto Kurosawa, Miyazaki, per dirne giusto due. Questa storia di cani nell’immondizia che a tratti sembra anche una tragedia greca, esplicita la nostra versione fantasiosa del Giappone. Abbiamo iniziato dai cani. Come vogliamo che sia quel personaggio? Dove ci deve portare, cosa dovrà fare? Molti pensano che per scrivere una buona sceneggiatura devi avere con te tutto ciò che ti occorre ma non è così. Devi capire dove vuoi andare, ma anche dove ti sta portando il film.”

“Con l’animazione”, continua Anderson, “puoi davvero sbizzarrirti moltissimo, e ogni sfida che ti si propone è una sfida divertente. Magari con un film live action puoi dire a te stesso ‘ok come prima cosa devo pensare ad una buona storia’ mentre con i film di animazione ha tutt’altro tipo di problemi, tipo ‘ma questo cane non sta ridendo bene!’ Con molti degli attori che ho scelto ho gia lavorato o ci lavoro da anni e il cast attuale è praticamente il primo cast scelto fin dall’inizio. E a proposito di questo un’altra cosa incredibile dell’animazione è che non puoi dire davvero ‘mmmh questa voce non va bene’, come puoi dire di un attore che non lo vuoi in un film. Lo puoi dire, ma è strano”.
Ben presto viene fuori la questione della scelta dell’animazione stessa. Anche in Fantastic Mr.Fox infatti Wes Anderson aveva rifiutato di scegliere le tecnologie più moderne di animazione, lavorando   invece con la stop motion: “La verita’ è che quella della stop motion è in assoluto la tecnica che preferisco, preferisco di gran lunga i modellini agli effetti speciali del computer e credo fermamente che questo dipenda dal mio amore per i vecchi film, dove gran parte delle volte il modellino era davvero fondamentale. E poi ovviamente ci siamo ispirati tantissimo all’animazione giapponese; con certi dettagli e soprattutto con i silenzi che danno un ritmo importantissimo a quell’animazione“.

La conferenza stampa berlinese prende imnevitabilmente un andamento un po’ buffo, facile con  Bill Murray e Bryan Cranston allo stesso tavolo. Al giornalista che chiede a quest’ultimo come ha lavorato sui silenzi del suo personaggio (il cane Chief) l’attore americano risponde con una lunga risposta, mimando le parole con la bocca senza emettere alcun suono. Si passa poi ai film sui cani che hanno inspirato Wes Anderson (The Plague Dogs, di Martin Rosen, molto amato dall’amico Noah Baumbach quando era piccolo e ovviamente La Carica Dei 101). E poi si parla naturalmente di cani,  partendo da Jason Schwartzman che ringrazia la madre che gli sta tenendo il suo bulldog francese a Roman Coppola che invece ha un gatto come il sindaco Kobayashi nel film. Poi c’è Jeff Goldblum e il suo cane Woody che si è rotto una gamba, fino a Bryan Cranston il cui cane è morto da poco e proprio per questo vuole adottare il jack russel di Bill Murray.
Lo sceneggiatore Kunichi Nomura invece racconta di aver avuto cinque chihuahua, l’ultimo dei quali è morto da poco alla veneranda età di 21 anni. A riportare la conversazione sulla retta via è proprio lo sceneggiatore giapponese che spiega il suo ruolo nella scrittura:Gli americani e i giapponesi sono davvero molto diversi come popolazioni. Noi siamo molto più calmi da un certo punto di vista, loro sono sempre cosi attivi invece. Noi abbiamo delle porzioni piccole ad esempio, loro hanno delle coca-cole gigantesche. Il nucleo del film è certamente universale però era comunque importante che l’anima giapponese, profondamente diversa da quella americana, si sentisse. Anche in Lost In Tranlsation avevo aiutato Sofia per avere questo doppio sguardo”.

Nel film“, continua Wes Anderson, “solo le parti in inglese sono state doppiate, mentre il giapponese (non sottotitolato) è giapponese in ogni versione. E’ vero che molto probabilmente abbiamo creato una versione soufflè del Giappone però Kunichi è stato utilissimo per far si che non fosse solo quello, solo  una versione impasticciata e basta, per intenderci. Insomma il film è fantasioso certo, però come è ovvio che sia ci abbiamo messo anche tanta realtà dentro .Per esempio all’inizio c’era la politica della città però poi il mondo è cambiato durante tutto il tempo in cui abbiamo scritto il film e quindi noi ci siamo fatti ispirare dalla realtà circostante.

Isle of Dogs esce in USA il prossimo 23 marzo e arriverà in Italia a maggio.

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