#Berlinale69 – Idol, di Lee Su-jin

In Panorama un thriller con diverse sfumature, dal noir al grottesco, fino a leggere venature comiche. Ma troppe strade vengono aperte in Idol, il film ne risente e perde la sua fluidità narrativa.

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Koo Myung-hui è un politico candidato alle elezioni per diventare governatore. Una sera riceve una telefonata della moglie e quando corre a casa la trova in ginocchio nel garage. Vicino a lei un cadavere insanguinato è avvolto nella plastica, e la macchina che del figlio Johan ha una grossa ammaccatura sul davanti…

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Il regista sud coreano Lee Su-jin firma il suo secondo lungometraggio e mette in scena un film che racchiude al suo interno molteplici generi. Gli elementi del thriller e del noir ci sono tutti. La città è piovosa e a stento riusciamo a vedere il sole. Solo il grigio del cielo e il verde dei lampioni portano un po’ di luce nelle vicende dei protagonisti. Ma man mano che andiamo avanti Idol si colora di altre tinte, grottesche, a tratti anche comiche. Queste diverse sfumature sono esplicitate da quello che forse è il reale grottesco protagonista di questa storia, il padre del ragazzo investito, interpretato dall’attore Sol Kyung-gu. Altro (fondamentale) personaggio è la protagonista femminile del film, interpretata dall’attrice sud coreana Choon Woo-he, musa del regista e protagonista del suo primo film, Han Gong-ju.

Con la comparsa della ragazza, moglie del giovane defunto, le carte in tavola cambiano: lei era con lui la notte dell’incidente ed è a tutti gli effetti una testimone di quello che è realmente accaduto. È proprio qui che i fatti in Idol, iniziano ad ingarbugliarsi un po’ troppo. Sulla scena compaiono molti altri personaggi: la sorella di lei, i poliziotti che investigano sul caso, i politici corrotti, i detective privati. Quello che credevamo essere il nucleo della storia (l’incidente, il figlio del politico, le prove coperte per non perdere le elezioni) staziona come lontana sottotrama e moltissime altre strade e stradine vengono intraprese, come quella che ci conduce alla situazione degli immigrati cinesi in Sud Corea, legata al personaggio della giovane vedova. Il fatto di allontanarsi dal punto focale ed esplorare altre vie, è in realtà una delle caratteristiche principali dei thriller. Occorre sempre andar lontano per trovare la verità, per farlo però bisogna esser abili nel mantenere insieme le redini e far convergere le molteplici strade aperte. Di tutti i generi probabilmente il thriller è quello che richiede più fluidità narrativa, poiché quando ci si offre un mistero bisogna esser dolci poi nello svelarlo, senza farci mancare niente.  

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