#Berlinale69. La liberazione della parola. Incontro con François Ozon

Il regista francese ha presentato oggi in concorso Grâce à Dieu. Ci ha parlato del film assieme ai protagonisti Melvil Poupaud, Swann Arlaud e Aurélia Petit

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di Brunella De Cola

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Alexandre Guérin  (Melvil Poupaud), fervente cattolico, è un padre di cinque figli che vive a Lione con la sua famiglia. La notizia che padre Bernard Preynat (Bernard Verley), che aveva abusato di lui da piccolo, ha ancora una sua parrocchia in cui ha ancora a che fare con i minori, lo sconvolge al punto da cominciare una lunga battaglia per far emergere la verità. Alexandre mette in moto un meccanismo per cui vengono rintracciate decine e decine di vittime degli abusi sessuali di Preynat, tra cui l’istintivo François (Denis Ménochet) e il problematico Emmanuel (Swann Arlaud). Insieme fondano l’associazione “La Parole Libérée”.

Basato su una storia vera, su fatti e testimonianze concrete, senza censurare o cambiare i nomi di tutti i protagonisti di questa vicenda, François Ozon porta in concorso alla Berlinale Grâce à Dieu e ci racconta la sua realizzazione, dall’incontro con i testimoni degli abusi, alla scrittura della sceneggiatura.

“Volevo fare un film su personaggi tutti maschili e sulla comunicazione tra le persone mediante la rete. Grâce à Dieu infatti non racconta questa vicenda da un punto di vista giudiziario ma da un punto di vista umano e si basa tutto sulla liberazione della parola. È un film sulla società, sull’omerta, sulle istituzioni – Chiesa e Famiglia – soprattutto sull’istituzione della famiglia. La sceneggiatura, incentrata sul concetto di liberare la parola, è strutturata in tre parti. Il film è infatti incentrato inizialmente sulla figura di Alexandre, sulla sua voglia che la sua storia di abusi emerga, che non ci sia più omertà. Questa diventa poi una battaglia comune, che riguarda molte più persone, e che viene portata avanti con vigore da François e dalle testimonianze del drammatico Emmanuel.

Durante la scrittura ho fatto un lavoro molto giornalistico, parlando con le vittime di padre Bernard, tant’è che inizialmente c’era l’idea di fare un documentario. Tuttavia queste persone erano già al centro di diversi documentari, avevano già fatto molte interviste quando io li ho conosciuti, la loro presenza era già forte in rete, la loro vicenda già nota in Francia, era stato scritto un libro. 

Volevo che emergesse la difficoltà che le vittime di questi abusi di pedofilia hanno a parlare. Non tutti sono infatti capaci di farsi testimoni del proprio passato, spesso per paura di causare conseguenze negative, soprattutto sui loro cari. E il film allora serve anche a questo,  ad aiutare la diffusione della loro storia. E infine il film pone una questione fondamentale: l’esistenza di Dio” 

Interviene anche il protagonista Melvil Poupaud: “Anche se in merito a questa questione credo che ognuno di noi si sia fatto una sua idea alla fine di questo film”. Poi ci parla del suo personaggio, Alexandre: “ho incontrato il vero Alexandre. Ho ascoltato la sua testimonianza e ho provato delle emozioni molto molto forti e sono entrato subito in empatia con lui. Ho un’ enorme rispetto per questa storia e per come la racconta François (Ozon). Questo è un film molto diverso dai suoi precedenti”

“Quando mi hanno chiamato – ha aggiunto Swann Arlaud – e ho sentito che il film era sulla pedofilia mi sono un po’ inquietato… poi ho letto la sceneggiatura e ho subito cominciato a lavorare sul personaggio di Emmanuel, sulla sua fragilità, sulla sua virilità apparente. E quindi abbiamo pensato di dargli degli attributi mascolini (baffi, modo di vestire ecc…)”

Infine è Aurélia Petit, l’unica donna presente nel cast, a definire Grâce à Dieu: “È un film necessario. Aver permesso a questi uomini di raccontare la loro storia è meraviglioso”.

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