#Berlinale69 – La paranza dei bambini. Incontro con Claudio Giovannesi e Roberto Saviano

Il regista e lo scrittore, assieme al giovane protagonista Francesco Di Napoli, presentano oggi al festival l’unico film in gara. Anche nelle sale italiane da domani distribuito da Vision

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Alla Berlinale oggi è la giornata dell’unico film italiano in competizione, La paranza dei bambini, diretto da Claudio Giovannesi e tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano. Un festival che, negli ultimi anni, ha portato bene all’Italia. I Taviani nel 2012 (Cesare deve morire) e Gianfranco Rosi nel 2016 (Fuocoammare) hanno ottenuto il massimo riconoscimento, vincendo l’Orso d’oro.

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Il film, che sarà in sala da domani distribuito da Vision, vede protagonisti sei quindicenni napoltani che cercano di realizzare i propri sogni attraverso la criminalità. E ben presto prendono possesso del loro quartiere.

Le facce dei protagonisti, da Alì ha gli occhi azzurri a Fiore, sono sempre fondamentali nel cinema di Giovannesi:Il film – sottolinea il regista – si regge stilisticamente sui loro volti. La mdp doveva stare su di loro. Senza giudicarli. Mi interessava soprattutto sentire la loro umanità. Poi abbiamo scelto di girare in sequenza perché i ragazzi protagonisti non avevano letto il libro. E quindi dovevamo far progredire gradualmente il personaggio“.

La scelta dei protagonisti è stata fatta attraverso numerosi provini:Abbiamo visto circa 4000 ragazzi. E il protagonista doveva avere tre caratteristiche: 1) un volto innocente lontano dall’iconografia criminale. 2) un’esperienza diretta con le tematiche del film. 3) capacità di mostrare i sentimenti dei loro personaggi“.

Sul passaggio dal romanzo al film:Era necessaria una misura. Volevo evitare di essere ricattatorio e pornografico (cercare l’emozione nei lavoro coi ragazzi). E quindi si è scelto di andare in sottrazione“.

C’è comunque una continuità tra La paranza dei bambini e le opere precedenti di Giovannesi:Nel momento in cui mi è stato proposto questo film, era naturale avere un punto di vista come quello dei miei altri lavori. Quindi lo scopo era quello di raccontare il crimine attraverso l’innocenza, la dimensione del gioco. La paranza dei bambini parte infatti come un gioco, con il furto dell’albero di Natale. E un altro punto di partenza era quello di non rifare Gomorra. L’ho ripetuto anche agli attori“.

Il ruolo di Napoli e i riferimenti cinematografici.Abbiamo scelto il centro storico perché è un luogo bellissimo ed è uno dei pochi ad essere rimasti popolari. Ad esempio, Trastevere non lo è più. Era la Napoli di Eduardo De Filippo e di Vittorio De Sica. Un’immagine che mi ha guidato è quella del prefinale di Germania anno zero, con il ragazzino che gioca tra le macerie. Ma oltre Rossellini, ho guardato anche al cinema di Francesco Rosi. Che si mescolano con altri film sui ragazzini che ho visto negli anni ’80. Come Stand By Me e I Goonies“.

Per Roberto Saviano questa è una storiache riguarda tutti. Napoli è certamente protagonista. Ma a me interessava una dimensione universale. Per poter raccontare tutta una generazione. I ‘paranzini’, rispetto agli altri, hanno una lampada di Aladino che è la pistola. Che gli consente di vestirsi alla moda, di prendersi una bella macchina“.

Uno dei temi che attraversa La paranza dei bambini, sia nel libro sia nel film, è la famiglia.L’assenza dei genitori è un punto comune. Padri senza autorevolezza che non riuscivano a pagarsi il mutuo o permettersi una vacanza. I ‘paranzini’ hanno un atteggiamento opposto nei confronti dei propri genitori. O li accudiscono o li disprezzano“.

Interviene anche Francesco Di Napoli, che interpreta Nicola, il leader del gruppo dei sei protagonisti. Sottolineando intanto come “Gomorra non rispecchia tanto la verità“. E poi su Saviano:C’è chi lo ama e c’è chi lo odia. Ho imparato ad apprezzarlo mentre giravo il film“. Infine sulla scena più complicata:Quella in cui ho dovuto piangere davanti lo specchio dopo il mio primo omicidio“.

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