#Berlinale70 – Semina il vento. Incontro con Danilo Caputo e Yle Vianello

Danilo Caputo e Yile Yara Vianello presentano Semina il vento, inserito nella sezione Panorama, che mette in contrapposizione due visioni antitetiche rispetto alla natura ed il rispetto del territorio

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Semina il vento viene presentato da Danilo Caputo in occasione della Berlinale, manifestazione dove il film è inserito nella sezione Panorama e il regista è affiancato dall’attrice che ricopre il ruolo della protagonista Nica, Yle Vianello, già vista sul grande schermo nel film Corpo celeste di Alice Rohrwacher. Semina il vento, più che fornire delle risposte, vuole formulare delle domande. Comincia Caputo: “L’idea del film parte da una riflessione: nel 2013 si è tenuto a Taranto un referendum sull’Ilva, nel quale si è recata alla urne solo una piccolissima parte degli aventi diritto. Una grande delusione. Quello che si vuole fare è provare ad indagare le circostanze dello stato delle cose, se l’inquinamento sia l’unico problema della vicenda o non sia anche una questione di mentalità. L’importante è sollevare un dibattito utile per parlare di cose che stanno a cuore, ma senza appiattirsi sulla denuncia.

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La città dagli anni ’60 vive ormai questa condizione radicale rispetto alla fabbrica, di totale accettazione, che le ha di fatto impedito lo sviluppo di altre possibilità. Da quel momento è stata dimenticata la cultura contadina, il quotidiano è stato archiviato come arretrato e relagato nel dimenticatoio, per dare credito alle promesso di progresso e felicità che la scelta industriale avrebbe assicurato al territorio. Ancora Caputo: “Nel film si cerca di dare voce a due visioni contrapposte, da una parte Nica, che vuole riscoprire le tradizioni, e dall’altra il padre, che ha un rapporto con la natura di tipo più distaccato, e legato a dei valori diversi. Le nuove generazioni vivono testando le conseguenze di un sistema aggressivo verso la natura, mentre gli altri sono rimasti ingannati“.

Della protagonista Nica parla Yle Vianello, trovata dopo un lavoro di ricerca durato circa due anni, per la difficoltà legata a questo personaggio inusuale: “C’è molta affinità con questo personaggio in realtà, una somiglianza caratteriale che mi ha permesso di evitare di fingere sempre, in alcune circostanze mi sarei comportata nello stesso modo di Nica. Ho comunque messo tanto di mio nel personaggio. Le differenze di approccio verso la natura sono in qualche maniera simili a quelle che si riscontrano pensando alla tecnologia, dove il rapporto con la macchina dipende sicuramente dall’età dell’utente, e dal grado di consapevolezza verso il mezzo“.

Il film è stato girato in varie zone della provincia di Taranto, una parte nell’area del nucleo industriale, ed una molto corposa a San Marzano di San Giuseppe, un paese di cultura Arbëreshë, ed è stato costruito proprio su questo personaggio che vuole la natura abitata da un’anima, come sottolinea Caputo: “Grazie a Nica ci siamo lasciati come trasportare sullo schermo nella natura. Dovevamo dare un linguaggio ai suoni appena percepiti ed ai movimenti di macchina non giustificati, realizzati come inseguendo uno spirito, qualcosa di invisibile“. Volendo citare degli autori di riferimento per il film vengono fuori nomi come Sammartino o Dumont, capaci di dare vita a cose che solitamente vediamo come inanimate. 

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