#Berlinale73 – Le mura di Bergamo. Incontro con Stefano Savona

Il regista racconta le fasi di sviluppo del progetto, i dubbi di natura etica, il rapporto speciale con le persone che attraversano il suo racconto. E di come si sia formato tra interviste e materiale

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Stefano Savona nella sezione Encounters della Berlinale presenta Le mura di Bergamo, un documentario che sfoglia come fossero le pagine di un diario quanto successo nella città lombarda durante il periodo della pandemia. Durante l’incontro il regista racconta le origini del progetto, un lavoro collettivo nato dal coinvolgimento dei suoi ex studenti della scuola di cinema di Palermo, ormai trentenni, e da un’idea del produttore Andrea Ievolino di realizzare un film sul Covid. “Il primo passo è stato quello di andare a Bergamo, in rientro da Parigi, una città molto diversa di come immaginavo, in quel momento blindata“. A quel punto bisognava capire il modo giusto di raccontare la storia. Le riprese sono andate avanti per più di un anno. Cominciano nel momento più critico, passano dalla riluttanza per arrivare al lutto ed alla sua elaborazione. Poi si è passati al montaggio. “Finirlo in questo momento è stata probabilmente la cosa migliore perchè può rispondere a delle domande che prima sarebbero rimaste inevase. Ora molti argomenti sono di dominio pubblico ed impossibili da negare“.

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Tra le difficoltà affrontate una delle più spinose è senza dubbio quella relativa al rapporto con le persone coinvolte nelle riprese: il personale sanitario, i malati, i volontari, tutto il materiale umano che ha permesso di far si che il racconto prendesse vita. E con le quali era impossibile creare un rapporto che non andasse oltre i tempi filmici. “Quello che è nato dura ancora adesso. Alcuni di loro sono qui a Berlino con me per sostenere la loro storia“. Uno degli aspetti importanti è la cornice etica dove si pone il giocoforza il racconto, nel dilemma da sciogliere ogni volta per decidere cosa mostrare e come. “Spesso abbiamo rinunciato a girare delle immagini perchè ci siamo accorti che era troppo prematuro. Ci siamo anche domandati se era giusto riprendere delle persone intubate. Abbiamo poi trovato un equilibrio. Eravamo visibili ma distanti, soprattutto grazie alla struttura stessa dell’ospedale di Bergamo“. Sempre per scelta è stato deciso di non mostrare i visi e ritrarre i malati quasi fossero delle figure astratte, che poi una volta guariti hanno deciso in maniera spontanea di condividere la loro storia. Mentre i sanitari sono stati resi figure di spicco, come testimoni oculari di quanto stava avvenendo. Dentro uno shock è sempre difficile comprendere e quello avrebbe permesso di capire meglio la situazione, perdipiù il contesto era favorevole. Il montaggio nasce da una consapevolezza lunga, fatta di schegge e frammenti di vita, di gente uscita da un coma indotto, alcuni sofferenti di una sindrome da terapia intensiva, persone restate per due mesi dentro un sogno. “Abbiamo cercato di ricreare quelle sensazioni, inserito il sonoro, una voce, dei ricordi d’infanzia, aiutati dall’archivio di Cinescatti che conserva e valorizza materiale amatoriale“. Recuperati i sensi la coscienza si dilata e diventa coscienza di una vita, e questa esperienza una porta che divide il prima ed il dopo, gli archivi servono a concettualizzare la parabola di una vita.

Le vicende di Bergamo hanno aperto un caso anche a livello livello politico e giudiziario, un tema che nel film non viene affrontato direttamente con le poche immagini di una protesta, ma viene evocato in maniera molto forte proprio dalla sua assenza . Quello adottato invece è un punto di vista meno tematizzato dai mass media, che amano fomentare l’indignazione fine a se stessa. “Noi volevamo ricomporre il mosaico della città, perchè se archeologicamente cerchi di ritrovare dove si attaccano i pezzi, ne traggono benefici tutti”. Non ci sono molti protagonisti. Quello principale è il corpo della città, un organismo che è riuscito a sopravvivere grazie alle persone, volontari, medici, che hanno affrontato la situazione, e che diventerà luogo dell’anteprima in una data da fissare, ma dovrebbe cadere nella metà di marzo.

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