Bif&st – In viaggio nel tempo

les temps des aveux

Edgar Reitz, protagonista della lezione di cinema, ha ricevuto il Fipresi 90 Platinum Award. In Panorama Internazionale è stato presentato Les temps des aveux di Régis Wargnier e Povodyr di Oleg Sanin, mentre come Anteprima Internazionale è passato Slow West dell'esordiente scozzese John Maclean con Michael Fassbender

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les temps des aveuxÈ la Cambogia del 1971, il francese François Bizot è un etnologo che si sta occupando del restauro dei templi  di Angkor Wat, un giorno viene fermato da un gruppo di Khmer rossi e portato nel loro campo nella giungla.  Rischia di essere giustiziato subito, ma la scampa, resta prigioniero per mesi, accusato di essere una spia della CIA. Alla fine, lo lasciano andare. Se non è morto, lo deve a Duch, uno dei guerriglieri, che in tutto quel tempo ha riservato allo straniero un trattamento diverso, credendo forse da subito alla sua innocenza. Ma François non torna in Francia, resta lì con la sua famiglia, passano gli anni e i Khmer Rossi conquistano il potere. François e Duch, si incontrano ancora. E di nuovo, molto tempo dopo, quando il cambogiano sarà un criminale di guerra da processare per aver ucciso migliaia di persone.  Dal regista di Indocina, di Est-ovest – Amore-libertà, di Man to Man, ecco in  Panorama internazionale Le temps des aveux (The Gate) di  Régis Wargnier che dirige Raphaël Personnaz (Bizot), Phoeung Kompheak (Duch) e Olivier Gourmet (di nuovo sullo schermo del Petruzzelli dopo Jamais  de la vie di Pierre Jolivet nei giorni scorsi). A introdurre il film con Enrico Magrelli, proprio Wargnier, che ne ha raccontato brevemente la genesi, a partire dall’incontro con il libro Le Portail in cui Bizot ha raccontato questa esperienza. C’è anche il grande Rithy Panh tra i produttori di Le temps des aveux, opera che risparmia visivamente l’orrore per cercare l’Uomo, spazi di umanità in un momento fra i più crudeli e folli della storia dell’umanità. Ma l’esito è purtroppo una drammaturgia piatta,  con più figurine che personaggi, un cinema elementare.  Film preceduto, nella stessa sezione, da Povodyr (The Guide) di Oles Sanin, storia di un ragazzino e un “Kobzar” cieco nell’Ucraina degli anni Trenta del Novecento, in un altro capitolo “nero” della storia umana.

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slow westIn serata, il premio Fipresci  90 Platinum  Award a Edgar Reitz dopo la sua Lezione di cinema mattutina e in attesa di L’altra Heimat. Cronaca di un sogno, al cinema il 31 marzo e il 1° aprile. Poi, l’Anteprima internazionale,  Slow West dell’esordiente scozzese John Maclean, nelle nostre sale il prossimo autunno con Bim. Un ragazzo europeo di 16 anni (Kodi Smith-McPhee) nelle terre insidiose d’America di fine Ottocento (Nuova Zelanda reinventata in Colorado), verso Ovest, per ritrovare la ragazza che gli ha fatto battere il cuore, che ama.  Durante il suo lungo viaggio a cavallo, si imbatte in Silas (Michael Fassbender, anche produttore del film), poche parole e gesto sicuro, una malinconia clandestina. L’uomo, in cambio di denaro, condurrà il ragazzo alla sua meta. Presente in sala, il regista ha ricordato l’incontro casuale con Fassbender sul set di Bastardi senza gloria e ha citato Sergio Leone («Un riferimento importante in generale, ma sarebbe stato inutile tentare emulazioni, quello che mi interessava era raccontare personaggi europei in un contesto e in una storia americane»). Viaggio western tra amore, dolcezza, ironia e morte, lieve e tragico, tra indiani impauriti e cacciatori di taglie come Ben Mendelsohn, tra il desiderio in un viso da bambino con pistola in mano sotto un cielo notturno stellato e una casa da trovare, oltre la foresta. Un esordio che ricorderemo, una storia che ci ricorda perché amiamo il cinema.

 

 

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