Bif&st – Tris di attrici: Valentina Lodovini, Liv Ullmann, Jasmine Trinca

valentina lodovini in la giusta distanza

L'attrice ha ripercorso la sua carriera e ha confessato che il regista che ama di più è Pietro Germi. L'attrice svedese ha presentato Miss Julie che ha diretto come regista, Miss Julie da Strindberg mentre l'interprete di La stanza del figlio tiene testa a Sean Penn e Javier Bardem in The Gunman di Pierre Morel. Fipresci 90 Platinum Award ad Andrzej Wajda, protagonista della Lezione di cinema in mattinata.

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valentina lodovini in la giusta distanza«Faccio un mestiere che è carico dell’essenza della vita». Parole di Valentina Lodovini, protagonista dei focus al Teatro Margherita, in dialogo con Franco Montini e il pubblico. Dopo gli incontri nei giorni scorsi con Luca Zingaretti, Alba Rohrwacher, Ksenia Rappoport e Paola Minaccioni (e quelli che verranno con Marco D’Amore, oggi, e Stefania Rocca domani) tocca dunque a lei raccontare il suo lavoro in questa quinta giornata del Bif&st, gli inizi, i passaggi, i momenti importanti, i registi, le paure che non se ne vanno, i suoi personaggi. «Sono nata con questa passione: cinema, teatro, letteratura sono stati una sorta di  compagni d’infanzia, un amore puro che è difficile da spiegare», racconta. Ricorda gli studi al Centro Sperimentale di Roma, allieva insieme ad Alba Rohrwacher, Giulia Bevilacqua e Alessandro Roja, considera  il suo primo ciak, quello vero dice, «anche con una paga» aggiunge sorridendo, sul set de L’amico di famiglia di Paolo Sorrentino, anche se prima c’era stata una «esercitazione» in Ovunque sei di Placido. E ancora A casa nostra di Francesca Comencini («ho scritto per lei anche un monologo per il mio personaggio che poi ha riadattato e che ho potuto recitare),  la gratitudine verso Marco Risi per Fortapàsc e di nuovo con lui in Tre tocchi; il ricordo di Carlo Mazzacurati e il suo primo ruolo da protagonista, Mara, ne La giusta distanza, dopo due provini iniziali per un altro personaggio, secondario: «Mara è uno dei personaggi più belli del cinema italiano degli ultimi anni, non per come l’ho interpretato io ma per come è stato concepito e scritto». Personaggi che, continua, «ti danno e ti tolgono, e il cinema aiuta sempre, anche se non è una terapia». Ancora, la Lodovini della commedia  («Sì, da Benvenuti al Sud si è aperta la strada, ma avevo già fatto Generazione 1000 euro») e quella a teatro con Marco Travaglio. La Lodovini spettatrice: «Vado anche 2-3 volte al giorno al cinema, vedo i film che ho rifiutato, magari scelte sbagliate ma senza mai rimpianti. Vedo di tutto, anche se il cinema sociale è quello che preferisco, mentre il regista che più amo è Pietro Germi». E aggiunge: «Questo Bif&st è dedicato a Francesco Rosi, sono contenta, perché a lui devo la mia coscienza civica.  Col nostro lavoro non si può cambiare il mondo ma si può farlo conoscere».

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colin farrell e jessica chastain in miss julie di liv ullmannNella sezione Panorama internazionale al Teatro Petruzzelli, invece, Miss Julie di Liv Ullmann, per il ritorno alla regia dopo molti anni, orfana del “suo” Ingmar Bergman che aveva sceneggiato per lei Conversazioni private e L’infedele, fino a dirigerla, per l’ultima volta, in Sarabanda. Jessica Chastain, Colin Farrell e Samantha Morton, in un adattamento della celebre pièce di August Strindberg, già in passato trasposta sul grande schermo. La Svezia di fine Ottocento diventa l’Irlanda, in un gioco d’amore sensuale e insieme crudele, ambiguo e infine tragico, fra servo e padrona in una notte di mezza estate. C’è (molto) più teatro che cinema, e svetta la cuoca Morton, nella prova d’attori a tre, ma la  Chastain sa essere meraviglia anche in uno sguardo, nel gesto d’eros, di rabbia  o di sconfitta, di resa.

sean penn in the gunmanL’altro film di Panorama è L’antiquaire di François Margolin con Anna Sigalevitch e Michel Bouquet. Si va poi verso fine giornata con  l’assegnazione del Fipresci 90 Platinum Award  al protagonista della Lezione di cinema in mattinata, Andrzej Wajda, e a seguire l’Anteprima internazionale, The Gunman di Pierre Morel, di qualche interesse solo perché permette di vedere la nostra Jasmine Trinca tener testa a due giganti come Sean Penn e Javier Bardem. «In fondo facevamo lo stesso mestiere» afferma l’attrice presente in sala che ricorda come a presentarla a Penn sia stata Valeria Golino, mostrando all’amico americano il suo Miele. Donna contesa dai due, amata ricambiata dal cecchino mercenario Penn costretto a scappare dal Congo dopo l’assassinio di un ministro e consolata da Bardem – componente dell’oscuro team di killer – del quale diventa moglie, la Trinca supera la prova. Meno, invece, Morel avvinghiato a stilemi action stanchi e ripetitivi per raccontare una storia di fughe, inseguimenti, rivelazioni, soluzioni e bei panorami che proviene dal romanzo Posizione di tiro (La position du tireur couché) di Jean-Patrick ManchetteSi perde interesse a meno della metà del film e si resiste solo per continuare a vedere in azione una bella squadra di attori (compreso l’ottimo Mark Rylance). Nelle sale italiane dal 7 maggio. 

 

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