Bill Emmott: "nessuno al Maxxi ha nemmeno visto il mio GIRLFRIEND IN A COMA…"

girlfriend in a coma
Giovanna Melandri
, presidente del MAXXI, posticipa per non "turbare la campagna elettorale" la "prima" del 13 febbraio di Girlfriend in a Coma, il documentario sugli ultimi 20 anni di storia della politica italiana firmato da Bill Emmott, ex-direttore del The Economist, che dà la sua versione dei fatti con un articolo uscito ieri in Italia su La Stampa 

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La decisione presa dal recentemente insediatosi presidente del Museo delle Arti del XXI Secolo, Giovanna Melandri, di posticipare a dopo la chiusura del periodo elettorale la "prima" del documentario di Bill Emmott e Annalisa Piras sugli ultimi 20 anni di storia della politica italiana, Gilfriend in a Coma – che si sarebbe dovuta tenere il 13 febbraio proprio al MAXXI – per paura che la proiezione potesse "turbare la campagna elettorale", ha già scatenato la reazione scandalizzata della rete che si è mobilitata con petizioni (qui per firmare) e invii collettivi di mail di protesta (qui il testo da utilizzare)

E ieri il quotidiano La Stampa ha pubblicato un articolo a firma di uno degli autori del film, appunto Bill Emmott, ex-direttore

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del The Economist, da sempre testata fortemente critica nei confronti del governo Berlusconi. 

Scrive Emmott: "Beh, non mi sarei sorpreso se fosse stato un governo guidato da Silvio Berlusconi a impedirmi di tenere la mia anteprima italiana al museo d’arte MAXXI. Sarebbe stato normale, dopo che mi ha citato in giudizio due volte per diffamazione. Ma mi lascia letteralmente sbalordito che la prima, prevista a Roma il 13 febbraio, del mio documentario sull’Italia, Girlfriend in a Coma, sia stata cancellata dalla Fondazione MAXXI dopo una consultazione con il ministero dei Beni Culturali. […]

Il punto davvero più curioso è che nessuno al MAXXI ha effettivamente visto il nostro film, e nemmeno chiesto di vederlo. Ma comunque, questo sarebbe successo al British Museum o all’equivalente del MAXXI per l’arte contemporanea a Londra, diciamo la Tate Modern o l’Istituto d’Arte Contemporanea (dove in realtà abbiamo debuttato nel Regno Unito a novembre)? La risposta è no, certo che no. Se un giornalista italiano, anche lavorando con un regista inglese, avesse fatto un film sulla Gran Bretagna (Che so, un Boyfriend in a Coma) e avesse prenotato un cinema in uno di quei musei per proiettare il film un paio di settimane prima delle elezioni britanniche, nessuno si sarebbe dato pena. Nessun ministero sarebbe intervenuto. Nessuna fondazione privata si sarebbe preoccupata per la «politicità» del film. Al contrario: avrebbero apprezzato l’attenzione, l’importanza, il fatto di partecipare, in quanto istituzione culturale, a uno dei principi fondamentali della democrazia: la libertà di espressione.

[…Il nostro film è] un tentativo onesto, indipendente, di illustrare agli italiani il punto di vista di questo solidale, affettuoso osservatore straniero, per aiutare gli italiani come gli stranieri a comprendere la situazione in Italia e ciò che va fatto. È stato fatto apposta per suscitare un dibattito. E se il momento giusto per provocare quel dibattito, nella capitale d’Italia, non è una campagna elettorale, non so quale possa essere il momento giusto. Spero sinceramente che il MAXXI e il ministero della Cultura cambino idea e annullino la folle decisione. Ma in ogni caso, Girlfriend in a Coma verrà rappresentato in Italia durante la campagna elettorale. E in molte città italiane." 

QUI L'ARTICOLO INTEGRALE DI EMMOTT

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