Black Parthenope, di Alessandro Giglio

Riflette sul contrasto tra tradizione e modernità, risentendo però, di una grande difficoltà nel calibrare i toni del film di genere. Attori sottotono.

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Le anime che riposano in basso sostengono il peso dello schifo che c’è sopra.”

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Gli oscuri anfratti della Napoli sotterranea diventano il teatro-labirinto del thriller d’esordio di Alessandro Giglio. Il regista partenopeo realizza un film di genere che riflette sul contrasto tra tradizione e modernità. In Black Parthenope, questa polarizzazione tra passato e presente viene esplicitata dall’opposizione alto-basso, in cui le catacombe sono il richiamo a una tradizione che sostiene a fatica lo squallore morale dei giorni nostri.

La vicenda raccontata, scritto dal regista insieme a Ivan Specchio, si concentra su una giovane quanto intraprendente imprenditrice francese Cécile Bonnet. La ragazza, figlia di un grande industriale, arriva in città per affrontare il primo incarico affidatale dal padre: aprire i cantieri ed iniziare la costruzione di una serie di mega-parcheggi nelle cave di tufo situate in una sezione della Napoli Sotterranea. Nonostante si tratti di pura speculazione edilizia, Cécile non si ferma e prosegue nel suo lavoro, intenzionata a soddisfare le richieste del genitore col quale ha da sempre un rapporto estremamente complicato. La protagonista si trova circondata di “aiutanti” e consulenti che, però, una volta scesi nelle viscere della città, mostreranno nei confronti della ragazza le loro vere intenzioni. È il custode delle cave, l’anziano Gennaro, ad avvertire Cècile e i suoi accompagnatori sul rischio che corrono, profanando dei luoghi vivono da sempre di culti e superstizioni, come la leggenda legata alla figura del “munaciello”.

Giglio cerca l’incontro tra un’analisi sulla propria identità culturale e i toni tipici del genere thriller. Fin dalle prime battute, però, questo legame si dimostra più che altro un compromesso per intercettare una fetta più larga possibile di pubblico. Nulla di male, se non fosse che il film, proprio a causa di una chiara difficoltà nel calibrare le due dinamiche, fatica a carburare e a far paura, complice anche qualche sviluppo di trama abbastanza sconclusionato. Sottotono anche le interpretazioni degli attori, spesso ridoppiati, che faticano a far entrare lo spettatore nel vivo della vicenda.

 

Regia: Alessandro Giglio
Interpreti: Jenna Thiam, Marta Gastini, Maziar Firouzi, Nicola Nocella, Gianluca Di Gennaro, Giovanni Esposito
Distribuzione: Volcano Pictures
Durata: 82′
Origine: Italia 2021

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
1.5
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Il voto dei lettori
3.73 (15 voti)
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