BLACK TO THE FUTURE. Tornano i Sons of Kemet di Shabaka Hutchings

Il quintetto di Shabaka Hutchings (leggi l’intervista su SS21st n.8) torna sulla scia di Black Lives Matter e dell’omicidio di George Floyd. Ecco il video di Hustle

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Shabaka Hutchings conferma di trovarsi forse nel periodo più creativo della sua carriera.

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Dopo aver pubblicato un nuovo disco con i suoi Ancestors nel 2020 ed aver dato alle stampe, l’anno prima, il terzo album del trio The Comet Is Coming il sassofonista e band leader britannico è pronto infatti a tornare, il prossimo 14 Maggio, con il terzo LP dei Sons Of Kemet, Black To The Future, pubblicato da Impulse!.

Il nuovo progetto del quintetto formato da Shabaka Hutcings, dalla tuba di Theon Cross e dai due percussionisti Tom Skinner ed Eddie Hick si preannuncia come un’opera spiritualmente “nel tempo”, sia sul versante ideologico che su quello prettamente operativo.

A scorrere la lista dei numerosi musicisti convocati ad arricchire lo spazio sonoro della band (tra gli altri Angel Bat Dawid, Moor Mother, Joshua Idehen e Lianne La Havas), si percepisce la volontà di ricreare quell’esperienza comunitaria del suono che la pandemia ha danneggiato, ma il desiderio di inserirsi nello spirito della contemporaneità si evidenzia anche nella riflessione che il disco organizza attorno all’identità black, a partire dal movimento Black Lives Matter e dalla morte di George Floyd.

Black To The Future è in linea con exploit militanti analoghi come quello dei Run The Jewels, di Beyoncé o Nubya Garcia ma è legato anche ad un discorso su radici e retaggio che i Sons Of Kemet hanno iniziato con il precedente Your Queen Is A Reptile, di cui Black To The Future riprende anche il design grafico, che si rifà alla folk art africana.

Sons Of Kemet

Nel raccontare il lato politico del disco lo stesso Shabaka ha affermato che “Black To The Future è un poema sonico che serve a invocare un potere utile a ricordare e curare, un’opera che prova a ridefinire e riaffermare cosa significhi oggi battersi per il black power”.

È però lo stesso Shabaka Hutchings a precisare che il significato dell’album è al contempo univoco ma capace di parlare all’ascoltatore in maniera unica, sebbene, aggiunge il musicista “alla fine la spina dorsale ideologica rimane la stessa: affinché l’umanità possa progredire, dobbiamo considerare cosa significa essere neri nella società contemporanea”.

Una forte dichiarazione politica, questa, che invita a introiettarne le riflessioni e gli spunti militanti al di là della propria identità profonda, alla ricerca di una comunione d’intenti e di una solidarietà da cui si potrà partire a ricostruire un tessuto socioculturale fatto a pezzi dalle intolleranze. Il peso politico del disco è evidenziato anche dalla composizione formata dall’unione dei titoli delle singole canzoni, una dichiarazione dal sapore programmatico, legata alle istanze della comunità black ma destinata anche a chi percepisce un qualsiasi tipo di oppressione nel contesto in cui vive:

Field negus – pick up your burning cross – think of home – hustle – for the culture – to never forget the source – In remembrance of those fallen – Let the circle be unbroken – Envision yourself levitating – Throughout the madness, stay strong – Black.

 

In attesa del disco, il 31 Marzo è stato pubblicato il primo singolo, Hustle, con la collaborazione di Lianne La Havas e Kojey Radical, che già dal concept del video musicale lascia intendere molto del messaggio universalista di cui i Sons Of Kemet si fanno portatori. A questo proposito, lo stesso Shabaka ha affermato che il video descrive “il dualismo presente in ogni lotta per superare le limitazioni interiori, che solo quando si saranno riconciliate e agiranno all’unisono potranno dar luogo alla rinascita”.

Appuntamento quindi al 14 Maggio con Black Is The Future dei Sons Of Kemet ma nell’attesa potete recuperare anche la chiacchierata sul ritorno del credo afrofuturista che abbiamo fatto con Shabaka Hutchings pubblicata sul n.8 di SentieriSelvaggi21st appena uscito.

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