Blade Runner 2049: Incontro con Denis Villeneuve e Sylvia Hoeks

Il cineasta racconta alla stampa romana la grande avventura del sequel del cult di Ridley Scott, con Ryan Gosling e Harrison Ford: “credo di poter dire che è il miglior film che abbia mai fatto”

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“Credo di poter dire che è il miglior film che io abbia mai fatto”, dichiara Denis Villeneuve presente a Roma, in compagnia dell’attrice Sylvia Hoeks, per la conferenza stampa del suo attesissimo film in uscita Blade Runner 2049 di cui abbiamo visto 15 minuti in esclusiva. “In questo mondo, chi si ricorda il primo Blade Runner ritroverà molti cambiamenti. Questo film mostra come le cose non siano andate bene, il clima si è evoluto disastrosamente e chi sopravvive si ritrova in condizioni terribili. C’è da dire che internet non è bello per noi sceneggiatori poichè sappiamo bene che non c’è nulla di più noioso del vedere un poliziotto seduto sulla scrivania a cercare i dati. Dunque abbiamo pensato ad un blackout, per rendere la trama avvincente, che cancellasse tutti i dati e costringesse la gente a tornare allo stato brado e non dipendere più da internet”. Dopo questa introduzione, Denis Villeneuve afferma di non aver mai avuto dubbi sulla scelta del suo protagonista, Ryan Gosling: “Ridley Scott ha subito pensato a Gosling come protagonista e mi ha proposto di scrivere la sceneggiatura basandomi su di lui. Il personaggio era perfetto per Ryan, che non aveva mai preso parte ad un film di questa portata prima d’ora. Ha accettato subito. Si è ispirato moltissimo al primo Blade Runner per la sua performance, lavorando però su un piano più complesso dove la solitudine e il thriller esistenziale tracciano una serie di tematiche su questo personaggio”. Aggiungendo poi, “amo gli attori che non fanno gli attori. Amo coloro che incarnano e al tempo stesso sono il personaggio stesso. Davanti a una cinepresa, uno come Eastwood ad esempio, porta presenza senza neanche muoversi. È qualcuno che ha il carisma necessario per poter realizzare quest’obiettivo che io cerco. Come Harrison Ford che sa esprimere sfumature emotive in modo unico. La risposta che do in genere è che ho scelto tale attore X perchè ha un grandissimo talento. Gosling è in ogni inquadratura e il film è tutto sulle sue spalle e per questo l’ho scelto. Per il suo carisma. Ed ho scelto anche tutte le comparse, una ad una, perchè non tutti i volti sono adatti al mondo di Blade Runner”.
Disponibile e simpatico, il quarantanovenne regista di Arrival e Prisoners ha raccontato dell’importanza della fotografia nella sua nuova opera: “Il primo film è stato, dal punto di vista estetico, un pezzo di storia del cinema. Abbiamo voluto creare qualche analogia con esso ed ho deciso che avremmo cercato di riprodurre lo stesso tipo di quartiere di Los Angeles, in una versione peggiore. La principale differenza è la neve, perchè il clima è cambiato. Cerco sempre di pensare quale sia il punto di partenza nell’ambito della mia ricerca visiva. In questo film ci sono momenti più bianchi e argentei, visivamente parlando, rispetto al primo film. L’inverno è stato al centro di questa nostra scelta cromatica. È raro lavorare in una situazione di controllo assoluto sul film e questo mi ha permesso di lavorare sui colori in un modo tutto mio. Utilizzando il giallo inoltre, abbiamo dato il tono giusto e generale al film. Aggiungo che i due Blade Runner hanno in comune diversi elementi della colonna sonora, poiché ho insistito per far sì che si utilizzassero gli stessi strumenti utilizzati per le sonorità del primo film, per creare un filo conduttore”.

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Riguardo la CGI ha poi conferito un’interessante visione di essa: “Ovviamente quando si fa

Blade Runner 2 un lavoro di sci-fi la CGI è importante. Ma una delle mie prime decisioni fu quella di costruire tutti i set da zero. Gli attori non a caso mi chiesero se avrebbero dovuto lavorare solo davanti a un green screen e io li ho rassicurati dicendo che invece avremo riprodotto tutto. Ho lavorato con un budget tale da poter costruire ogni cosa, proprio come si faceva tempo fa. Sono grato alla produzione perchè siam potuti tornare alle origini del cinema usando cose vere e questo è stato un bene anche per gli attori. Permette loro di concentrarsi di più e sentirsi in simbiosi con l’ambiente. Mi piace lavorare con attori che contribuiscono con nuovi spunti e idee, se siamo totalmente liberi e divincolati dal green screen possiamo creare cose “vere”. Ovviamente per diverse scene siamo comunque dovuto ricorrere alla CGI, grazie al talento di bravissimi artisti.”
Arrivato il momento di accogliere le domande dei giornalisti presenti in sala, Villeneuve non si è risparmiato nel raccontare come abbia affrontato l’idea di dover lavorare con un prodotto così pericoloso: “Non ho certamente accettato a cuor leggero l’incarico. L’ho fatto sapendo innanzitutto di avere una situazione di controllo totale sull’opera. Il mio Blade Runner 2049 un film completamente diverso rispetto al primo capitolo e so benissimo che facendo un sequel di un capolavoro ci sono pochissime possibilità di fare successo e venire accolto bene. Ho accettato di farlo lo stesso per amore verso il cinema, per passione. Fare una scelta del genere per un regista è un esperienza straordinaria. Il cinema è arte e non c’è arte senza rischio. Con arroganza credo di poter dire che è il miglior film che io abbia mai fatto”. Dopo questa onesta dichiarazione ha infine concluso la conferenza rivelando di essere un fanatico della fantascienza e ringraziando un regista molto noto: “Posso dire che Arrival per me è sì fantascienza ma al tempo stesso entrambi questi miei due ultimi lavori hanno in comune un viaggio nell’intimo. Da quando sono piccolo mi hanno sempre attirato i temi fantascientifici, anche letterari. Alcune mie influenze sono nate anche dalle graphic novel dei miei tempi, che hanno riempito la mia infanzia con dei sogni. Io ho studiato scienza, microbiologia, poichè era la nuova frontiera che si affacciava verso l’ignoto. E questo film mi ha permesso di esplorare l’esistenzialismo e i confini dell’umanità. Ci sono tanti libri sulla fantascienza ma pochi film di fantascienza belli. E sono grato a Nolan per i film che ha fatto e che tutt’ora sta facendo”.

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