"Blades of Glory", di Will Speck e Josh Gordon

Blades of Glory è una classica commedia americana: lo spirito iconoclasta ed irriverente, ormai ampiamente addomesticato dai canoni del genere, ma pur sempre divertente ed efficace, porta all’ennesimo trionfo del mito del successo e del riscatto personale.

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Blades of Glory ha tutte quelle caratteristiche che negli Usa, da quasi un decennio, garantiscono un incasso fortunato. Sembra quasi che la formula da Looney Tunes, la combinazione di elementi da slapstick comedy, di intrecci inverosimili e paradossali, di cattivi sadici e puntualmente ridicolizzati, di uno spirito iconoclasta e politically incorrect, abbia assunto il principio base della proprietà commutativa: cambiando l’ordine degli addendi, il risultato non cambia. Così, quali che siano l’attore o la coppia di attori impiegati, l’effetto resta invariato.
Blades of Glory vive quindi la contraddizione di essere un prodotto divertente, genuinamente godibile, e allo stesso tempo prevedibile, tanto più in quegli elementi che si vorrebbero presumere come irriverenti ed eccentrici. Anche in questo caso come in molti altri, il plot e l’ambientazione sono solo dei pretesti, catalizzatori che fanno esplodere una comicità legata interamente alla fisicità degli attori, ai giochi di parole, alla parodia spregiudicata della storia americana (il balletto dei rivali in cui viene “riletta” la love story tra John F.Kennedy e Marilyn Monroe), agli archetipi cinematografici come l'allenatore dalla sentenza facile e fuori luogo, all’attualità (la gustosa clip ambientata nella Corea del Nord) e a quel tocco volgare e fracassone, per lo più legato ad esplicite allusioni sessuali, che è tipico dell’umorismo d’oltreoceano.
La storia di questi due pattinatori nemici costretti a fare coppia per tornare alla ribalta – una grottesca lite in mondovisione li ha fatti bandire dalle gare singole – è la miccia che innesca sequenze il cui fulcro è un’omosessualità tutt’altro che accennata, pur se prontamente esorcizzata. Anche il mito del trionfo personale, meglio se ottenuto da una resurrezione dalle ceneri, caposaldo della filosofia americana, viene accuratamente salvaguardato, pur se adattato ed apparentemente dissacrato dalle vesti inconsuete di due uomini che indossano un pacchiano tutù.
Resta da capire fino a che punto questo tipo di comicità sia assimilabile dal pubblico europeo, che perde nel doppiaggio molti effetti di non-sense linguistico, e che è portato a trascurare questi film, vetrina sul grande schermo dei volti più famosi del cabaret americano (Will Ferrell viene dalla redditizia scuola del Saturday Night Live; John Heder è reduce dal successo di Napoleon Dynamite – altro flop sulla scena italiana), ai quali la regia si presta senza sussulti e con devota professionalità.

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Titolo originale: id.
Regia: Will Speck e Josh Gordon
Interpreti: Will Ferrell, Jon Heder, Will Arnett, Amy Poehler, Jenna Fischer
Distribuzione: UIP
Durata: 93'

Origine: USA, 2007

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