Blink Twice, di Zoë Kravitz
Nel solco di Jordan Peele un esordio horror non privo di sbavature ma appassionato, colto in un modo tutto suo, entusiasta di lavorare con i suoi attori e di giocare con le immagini.
Frida prova a sbarcare il lunario come cameriera per ricevimenti di lusso. Durante uno di questi, conosce e si invaghisce del magnate del tech Slater King, che la inviterà a unirsi alla sua famiglia e ai suoi amici per una vacanza da sogno in un’isola tropicale. Quando tuttavia Frida metterà in discussione le sue percezioni e, soprattutto, i ricordi che la legano a quell’isola, si renderà conto di essere divenuta la pedina di un gioco mortale.
C’è tutto il pantheon dell’elevated horror contemporaneo a sostenere, meglio ancora a instradare Blink Twice, l’esordio alla regia di Zoë Kravitz: la protagonista venuta dal basso che si innamora dell’uomo facoltoso, come in Saltburn; il velato sentimento antiborghese di The Menu; l’inquietudine montante che racconta la realtà delle cose al di là delle apparenze, come nel cinema di Aster e, soprattutto, di Jordan Peele, a cui probabilmente rimandano anche certe soluzioni visive e di puro racconto, certi silenzi improvvisi, certi stacchi, certi sguardi gettati, ad esempio, sul personale di servizio della villa di Slater King.
Non è scontato, perché Zoë Kravitz vuole evidentemente dimostrare di aver fatto i compiti a casa, di conoscere il “campo da gioco” con cui interagisce, ma anche soltanto di raccontarsi come una cineasta che, pur se all’esordio, desidera lavorare nel giusto modo, con impegno.
Tra gli esordi attoriali in regia, perlomeno quelli del cinema più recente, Blink Twice è forse quello che pone l’ego in secondo piano nel modo migliore, mettendolo al servizio di un racconto puntellato di trovate, di cromatismi, giochi di montaggi, ma forse soprattuttto di una direzione d’attori particolarmente ispirata, che lascia la ribalta a Naomie Ackie e probabilmente regala a Channing Tatum uno dei ruoli migliori della sua filmografia.
Zoë Kravitz riesce a manovrare i singoli ingranaggi con grande maturità ma fatica, come capita a moltissimi esordi, a gestire la macchina di Blink Twice nel suo insieme, soprattutto nello spazio narrativo.
Cerca, come Peele, la formula dello slow burner, del racconto a combustione lenta che esplode irrimediabilmente nel punto di svolta, ma sulla lunga distanza fatica a reggerne davvero i ritmi. Intuisce i contorni di ciò che vuole, ne costruisce con attenzione la sua struttura, il suo mondo, ma probabilmente non lavora abbastanza sul mistero di fondo del film, che lascia intuire troppo presto. Ne viene fuori una narrazione dilatata, che prende tempo per squadernare tutte le sfumature del racconto. A tratti è un passo che fa buon gioco a Blink Twice, ideale non solo per costruire un saggetto sulla fatigue, sulla pigra indolenza della upper class ma anche per raccontare nuovi lati della protagonista, quelli più ambigui, arrivisti, ma il sistema ci mette in realtà meno del previsto ad andare in sofferenza.
Basta una battuta lanciata nel racconto con il ritmo sbagliato e la scrittura gira intuilmente su sé stessa, a volte rischia di invilupparsi e nel momento in cui si arriva al punto di svolta il rischio è incorrere in un impatto molto meno forte delle attese.
Però la regia di Zoë Kravitz non perde mai il controllo, torna in carreggiata, anzi, in un grande ultimo atto che, ancora, si pone nei confini di ciò che già si sa, di ciò che si è già visto, ma che è comunque inaspettatamente crudo, emotivamente violento, capace di raccontare il trauma come raramente accade nel cinema pop coevo. È un vero e proprio colpo di reni, che forse racconta, ancora, l’abilità appassionata della regista o forse svela, mai così apertamente, quanto Blink Twice avrebbe potuto funzionare meglio come un mediometraggio.
Titolo originale: Id.
Regia: Zoë Kravitz
Interpreti: Naomi Ackie, Channing Tatum, Alia Shawkat, Simon Rex, Adria Arjona, Haley Joel Osment, Christian Slater, Kyle MacLachlan, Geena Davis, Julian Sedgwick, Levon Hawke
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Durata: 102′
Origine: USA, 2024