BLOB15 – nota (pen)ultima di un (ri)autore

Lo 'diciamo' dal 1989, che la tv è tutta blob. Che solo una differenza di scala e la follia anarchica l'accanimento la resistenza di un gruppo di persone da allora a oggi, differenziano un blob quotidiano di 15 minuti dall'immagine mentale o ipotetica o virtuale di 'tutta la tv del mondo'. Un intervento di Enrico Ghezzi sui 15 anni di Blob

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

     1 – Veramente, avevo proposto di fare un'intera giornata, ventiquattrore di solo Blob. Ma non si poteva, non si può, non si potrà mai o forse non si deve. La pubblicità, le serie, gli spazi venduti, le diverse direzioni editoriali che insistono concorrono collidono nel corso della giornata di 'raitre'. La tv, che  agogna l'irruzione e è irruzione (o almeno deviazione continua, meandro, deposito di cadaveri o di neonati o di sangue e fiori e rifiuti sulle sponde) preferisce essere insieme fiume e argine, controllando la propria terribile e infine pericolosa 'portata'.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

     2 –   Giusto così. Lo 'diciamo' dal 1989, che la tv è tutta blob. Che solo una differenza di scala, il rimpicciolimento nel palinsesto di una rete e la follia anarchica l'accanimento la resistenza di un gruppo di persone da allora a oggi, differenziano un blob quotidiano di quindici minuti dall'immagine mentale o ipotetica o virtuale di 'tutta la tv del mondo' dagli inizi a oggi, quella che nessun mabuse dai mille occhi ha mai potuto e mai potrà vedere, quella che ogni istante si interseca e diffonde e che neanche il satellite più attrezzato può percepire analizzare controllare registrare comparare tutta in quell'istante. Zoom apparentemente 'umano' sulla dimensione eccessiva e oltreumana della tv, blob è un 'granvetrino' che se a sua volta riingrandito può spaventare per la precisione con cui ridà l'infinito riprodursi identico e frattale del molteplice più sfrenato.

      3 – Allo stesso modo, blob, il programma Blob di RaiTre, è un programma 'privato', emanazione del gioco e del lavoro di un gruppo ristretto di persone, nonostante le diramazioni le crisi gli addii le scomparse (e i nomi infatti, come in FuoriOrario, spesso permangono (anche nei titoli) aldilà della presenza, anche di chi forse è morto o di chi certo per un motivo o per l'altro non giocao non lavora più). Autoritratto ovale, quindi, o arcimboldesco, di tante persone diverse, che giocano in forma diversa, con stili e ossessioni differenti le une dagli altri, con furia automatica o con la riflessiva pigrizia che l'assuefazione alle immagini permette o richiede. Anche per questo, è giusto infine questo gioco imbricato di due programmi che ho il tenero orgoglio di 'permettermi' e permetterci di '(dis)fare'. E' giusto che la marginalità prepotente centrale visibile di Blob trovi posto (come già accaduto, ma mai in queste dimensioni e con questa fluvialità esasperata) in quella eccentrica evanescente fantomatica di FuoriOrario (il 2 novembre saranno anche per 'lui' quindicianni di programmazione), altro giocolavoro amoroso di ipermontaggio 'macromicro' e di enciclopedismo diffuso e selvaggio, quasi invisibile nello slontanamento e sprofondamento sempre maggiore (e certo da noi non voluto né desiderato) nella notte del palinsesto e del fuorisincrono:

     4 – Anche grazie a questa costanza di 'quadro' privato e ossessivo, Blob è inevitabilmente e intimamente 'politico', senza bisogno di andare a cercare o inventare il giudizio o il fatto tecnicamente politici. Politico è il modo automatico e infine potentemente 'impersonale' (lo si vedrà nel fluire aspro e dolce di queste tre notti) in cui il giocolavoro delle persone che fanno Blob risente di una contaminazione costante, di una digestione mentalmente e fisicamente imperfetta, infine o soprattutto della salutare e basilare i n s o d d i s f a z i o n e   del lavorare e montare troppo in fretta, sentendo di passare sempre a lato di qualcosa, di mancare sempre gran parte della ricchezza celata manifestamente anche nella più povera e banale delle immagini. Politica è l'autonomia mai in discussione (per quanto tra noi continuamente ridiscussa) di un programma costantemente a rischio proprio a causa di essa. Autonomia che ne è stata la forma prima e essenziale, e che ora può sembrare quasi 'relittuosa', un resto fuoritempo, mentre all'inizio fu il segno più spinto paradossale intenso di tutta la Raitre di Angelo Guglielmi, infatti un'intera rete dove il gioco della realtà diventava politico e metapolitico, e la televisione il luogo in cui tutte le autonomie confluivano e cozzavano (chiarisco e ribadisco:  oggi, un programma come  Blob, in qualunque rete generalista o più o meno pubblica, non potrebbe neppure avviarsi, sarebbe impensabile indipendentemente dalle coloriture politiche dirigenziali. Del resto, è rimasto un programma unico al mondo soprattutto per questo. Programma 'alegale', che non ha mai domandato il 'permesso' a proprietari autori conduttori occasionali attori delle immagini. In qualche modo, calco rovesciato ma precisissimo dell'affermazione del modello pantelevisivo berlusconiano.

     5 –Non importa "cosa è blob".  La televisione, infine, non è (mai stata) la televisione. Blob, ancor più, non è Blob. Dilaga, è dilagato, è invisibile. Non è critica, non è satira, non è comicità, non è pubblciità, non è arte, non è puro montaggio . Non è nulla di 'puro', anzi. Nulla di 'originale' (si, il programma forzatamente e banalmente più raro e originale della televisione mondiale non ha in sé nulla di 'originale'). Più di qualunque altro programma, fa suo e  estremizza il motto di Paul Valery per cui il lettore lo spettatore il pubblico l'altro è il solo inventore finale della 'tua'(??) 'opera', colui che ne decide assolutamente e pur provvisoriamente il senso. E credo che qualunque facitore di Blob abbia avvertito il massimo di ogdimento quamdo gli è stao riconosciuto o rinfacciato o lodato un nesso un gioco un'invenzione alla quale non aveva per nulla pensato e che pure scaturiva per altri da quel che si era lasciato fare dale immagini mentre credeva di 'montarle'.  (Ah, di certo una cosa blob non ha voluto essere: un programma di (ulteriore) successo che magari dopo una stagione si trasformasse in un mix di blobpaperissimastrisicamaidiretv con presentatori e  commentatori divertenti o divertentissimi. Al contrario. Ecologia accanita: solo immagini continuamente ri-trovate, e per una stagione , per esempio, a seguire le immagini dure e bianconero del Cinico Blob di Ciprì e Maresco, perchè ci piacevano troppo e non ci importava di perdere di passaggio quasi un milione di ascoltatori).

      6 –In un certo senso potrebbe essere indifferente come sono montate e rimontate queste tre notti in cui blob diventa un gigantesco sceneggiato fuoriorario, davvero un affascinante 'autoritratto ovale' di un (bel)paese, in cui l'ultimorespiro della 'cosa'ritratta  non si sa se sia quello di un paese tutto che ci guarda politicamente dalla tv, o direttamente il nostro. Quasi sempre, per quanto autore voglia o possa essere un povero autore di blob, ci si accorge di produrre modifiche minime, increspature in onda o fiumana gigantesca; un poco meno coscienti e bravi della scimmia keatoniana che produce cinema in The Cameraman.

      7 –    Posso anche dire, da lontanissimo sognatore di un programma come (o di tutta una tv o una rete 'come') Blob, che -dal dadaismo a warhol e duchamp e debord e benjamin, il rimuoversi delle immagini sempreferme o il bloccarsi delle immagini sempre apparentemente in moto- le ispirazioni e aspirazioni patetiche e metaartistiche forse ci saranno ci sono ci furono. Certo sono d'accordo con Fellini, al quale proposi una volta (svogliato ma narcisisticamente goloso della sua onnivoracia televisiva ben nota e evidente per quanto smentita) di fare un 'blob d'autore' di un'ora e due sull'estate tv. Ci pensò un po', poi chiamo', disse quello che non possiamo non pensare: 'ma sai, veramente.. sarebbe troppo facile o impossibile, ci vorrebbero mesi di lavoro, con tutte le cassette che mi volete dare… e poi.. se anche ce la facessi…a me ti devo dire blob piace quando si vede che proprio non c'è il tempo di farlo..che è un po' cretino o ottuso o idiota, quando non si capisce cosa volete dire, quando non dice nulla , quando non c'è neanche un nesso evidente…cosa te ne  frega di avere una cosa un po' più artistica, un po' più di autore..'  . Non si potrebbe dir meglio (e lo stesso pensava più o meno Carmelo Bene).   Per questo, il programma ha resistito, negli anni tollerato attaccato sfumato scorciato (e ringrazio anzi il direttore Paolo Ruffini per l'attuale r-esistenza), ma sempre fieramente arroccato in quell'orario scomodo e meticcio, crocevia di minoranze e minoranze, di famiglie e di età, di cercatori di svago e di attenti alle notizie centrali o striscianti. Non abbiamo mai accettato suggerimenti o proposte di esser più 'comodi' e tranquilli, di lavorare con più calma, di andare insomma in onda un po' più tardi (di qualche ora, a tarda serata, senza rischiare di offendere con violenze e sussulti e eccessi di immagine; o addirittura..il giorno dopo, per poterci ripensare, per fare meglio..) ottenendo un 'prodotto' più curato artistico di successo (share certamente più alto) bello controllato soddisfacente. No, la bellezza dell'autoritratto ovale di blob  è quella di poter essere solo insoddisfacente, e di non aver mai davvero il tempo di farsi di coagularsi di morire e ucciderci infine.  Alla fine del 1989, dopo due 'stagioni' solo, ci chiedevamo se avesse senso proseguire con Blob, che in poche settimane si era autodivorato come 'senso', inverando e tutta la tv, mostrandola tutta come inevitabile 'seconda volta', cosa sempre 'già vista', eccetera. E personalmente penso che una rete pubblica dovrebbe costantemente 'divorare i suoi figli', cambiare democraticamente spesso i conduttori gli autori i protagonisti gli esperti (invece di creare per pigrizia oligarchie quasi inevitabilmente risibili e sempre funzionanti in  virtù della pura ripetizione che si fa infine paesaggio affettivo almeno un po' teneramente sopportato o perfino amato e un giorno rimpianto).  Facendo qualche calcolo impervio, credo che queste tre notti siano tecnicamente (così mi dice la memoria storica redazionale di Paolo Papo, della quale ovviamente non mi fido o non mi soddisfo) la  quattromillesima puntata di Blob. Sapevamo di essere all'ultima, o alla penultima, fin dalla prima. Blob non è un programma che vuole sopravvivere. E' (al 'mondo', per citare altre 'inesistenze') l'unica manifestazione evidente dei mille modi di non esistere della tv.Qualcuno lo definì un 'servizio pubblico' in sé. Di certo, come e più di un tg, non volemmo mai pubblicità interne né sponsorizzazioni. (E, fino a oggi, né Blob né  FuoriOrario han mai ritenuto necessario convocare una 'conferenza stampa'). Piccoli sheherazad, continuiamo a non finire di giocare con il nonfinire e il noniniziare che la televisione è, il suo sfinirsi/sfinirci.              

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array