Blog DIGIMON(DI) – Con la coda (di Topolino) tra le gambe: già non siamo più Charlie?

Mentre Topolino decide di non pubblicare più la copertina solidale con Charlie Hebdo e in Iran si lancia un Concorso per le vignette negazioniste dell'Olocausto, qualcuno dentro Sentieri selvaggi si interroga sul lungo silenzio della nostra redazione sui tragici fatti di Parigi del 7 gennaio. Punti di vista….

Dal Blog DIGIMON(DI) di Federico Chiacchiari

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Non sono contro la fede delle persone ma ho tutta l’intenzione di criticare i rabbini, i preti, i mullah. Persone che interpretano la fede degli altri a fini politici non sempre pacifici. E continuerò a farlo.

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Voglio che le vignette tornino a non avere responsabilità. I vignettisti hanno il diritto di essere irresponsabili.

Luz, vignettista di Charlie Hebdo

 

Dal 7 gennaio la redazione di Sentieri selvaggi vive nel senso di colpa. Uno strano, inquietante silenzio si aggira tra di noi, come se la scelta/non scelta di tacere, di fronte alla strage di Parigi, ci avesse regredito a esseri terribilmente “responsabili”. Non un editoriale, né un video o una foto del giorno, solo dei dolorosi “retweet”, mentre tutti parlavano, parlavano, parlavano. E noi? Lo ammettiamo: non sapevamo cosa dire!Col cuore spezzato dallo sgomento abbiamo preferito un dignitoso silenzio al chiacchiericcio diffuso del mondo/rete. Poi, passata la tempesta mediatica, timidamente, abbiamo cominciato guardarci negli occhi. Forse alla ricerca di giustificazioni? Qualcuno ha tirato fuori la parola “responsabilità” delle proprie azioni. Sono usciti fuori, vagamente, dei punti di vista, sofferenti ma differenti.

 

Alla fine il silenzio è stato forse, contemporaneamente, terribilmente giusto e orribilmente sbagliato. Vero la discussione sull’Islamismo non ci appassiona, forse perché siamo troppo “alieni” dalle religioni? Ma se così fosse la morte di alcuni folli dissacratori dovrebbe riempirci di rabbia. Invece siamo capaci di esprimere solo il silenzio. Come se non ci sentissimo in grado di esprimere tutta la nostra vicinanza e solidarietà ai disegnatori e giornalisti di Charlie Hebdo. Come se dentro di (alcuni) di noi rimbombasse la frase, che mai potremmo ammettere al di fuori, “se la sono cercata”.

 

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Punti di vista. Non è un caso che oggi il film più visto al mondo sia quello che mette “al centro della scena” un cecchino, che spara (agli arabi…). E’ come se lo spettatore occidentale, timidamente e vigliaccamente, trovasse in American Sniper una sorta di “vendicatore mascherato”. Quel protettore degli occidentali che è terribilmente mancato la mattina del 7 gennaio a Parigi. Noi abbiamo bisogno di Chris Kyle, sembriamo urlare mentre affolliamo le sale cinematografiche. Eppure il film accenna anche ad altri punti di vista…. Dove siamo? Chi ha ragione? Chi torto? Quali sono i limiti della nostra libertà? Per cosa dobbiamo combattere, oggi?

 

 

Tante domande, forse inutili, ci girano nella testa. Forse dovremmo fermarci 12 minuti, e guardare, ascoltare, con attenzione e il cuore disponibile, questa magnifica intervista a Luz, il vignettista che si è salvato dalla strage di Parigi solo perché era il suo compleanno, ed era rimasto a letto con la moglie a festeggiare con torte e dolcetti, arrivando perciò in ritardo alla riunione di redazione….

 

Guardatela, poi riprendete a leggere, se volete:

 

“Fare dell’umorismo non uccide nessuno. Non possiamo essere prigionieri del senso dell’umorismo altrui.  Se dobbiamo tener conto delle opinioni del mondo intero allora possiamo tranquillamente stracciare i disegni,via tutto.” (Luz)

La libertà di espressione, oltre che un diritto inalienabile, è prima di tutto un senso morale. Come un vero sesto senso dell’essere umani. Un qualcosa che non è trattabile, non è discutibile, non si presta a mediazioni. Fa parte del nostro essere umani, almeno dall’illuminismo in poi.

Poi, di questi giorni, una notizia passata in sordina, come se nulla fosse: la redazione del settimanale Topolino ha cambiato la copertina del suo ultimo numero, dopo che la precedente, quella che apre questo articolo, era stata annunciata il 28 gennaio scorso.

Queste le motivazioni ufficiali dell’editore:

“La copertina del settimanale Topolino, circolata in questi giorni in Rete sui principali siti di informazione e attribuita all’uscita n.3089 del 4 febbraio 2015, non corrisponde all’immagine definitiva selezionata tra una serie di creatività preparata all’uopo di cui l’immagine divulgata faceva parte. Il numero in oggetto, infatti, si presenterà nelle edicole con una creatività differente (che potete trovare in allegato). La scelta di non pubblicare la creatività erroneamente circolarizzata è stata determinata dalle modalità di utilizzo dei personaggi del settimanale.

Insomma, dall’emozione del siamo tutti Charlie, siamo già alle responsabilità di non pubblicare qualcosa che possa turbare qualcuno. Posso dirlo? La censura (che è la paura) ha già vinto.

Il New York Times rifiuta di pubblicare la copertina di Charlie Hebdo, il nostro Topolinoprima spara una copertina solidale poi torna indietro e fa una scelta “silenziosa”. Nessuno deve essere o sentirsi obbligato a pubblicare qualcosa, esiste la libertà di NON PUBBLICARE. Ma qui si era già scelta una cover, la si era persino mostrata in anteprima, nessuno aveva costretto la redazione del settimanale a dare la propria solidarietà a Charlie Hebdo. Oggi tornare indietro, anche questa scelta legittima, è un segnale di come appena calata l’attenzione mediatica mondiale, come una strana paura si aggira tra le redazioni dei giornali. Meglio tacere. Meglio parlare d’altro.

Ecco, qui trovo insostenibile il nostro silenzio di gennaio, per quanto giustificato dagli eventi. Vero tutti hanno parlato e anche troppo, ma noi avevamo e abbiamo il dovere di dire la nostra.

Anche solo pubblicando un’immagine, se le parole non ci bastano più.

La vendetta dell'Iran su Charlie Hebdo. Ecco le vignette satiriche contro gli ebreiE’ di questi giorni la notizia, anche questa stranamente circolata poco, del curioso concorso (tra l’altro è la seconda edizione) indetto dall’Iran’s House of Cartoon e il Sarcheshmeh Cultural Complex, dal nome emblematico:   International Holocaust Cartoons Contest.  Insomma: un concorso per vignettisti sulla negazione dell’Olocausto. Al vincitore del Concorso andranno 12 mila dollari.

Chissà perché questa notizia, che pure ha del raccapricciante, mi appare invece dolcemente divertente, al punto che posso immaginare Luz che partecipa e vince il bottino del primo premio…. Perché pur basandosi su una negazione della storia, prova a rispondere alle matite di Charlie con altre matite, e non con i fucili e i mitragliatori. Nella sua aberrante visione, che è pur sempre un altro punto di vista, questo Concorso sembra scegliere l’arma dell’ironia per combattere le vignette satiriche occidentali.

Oggi, forse, dovremmo riflettere sull’esistenza di tanti punti di vista possibili, e sul fatto che tutti hanno diritto ugualmente di essere espressi pubblicamente, anche se non li condividiamo, anzi soprattutto se non li condividiamo. Tutta l’arte è questione di punto di vista. Per questo Mr Turner è un piccolo grande capolavoro….

Intanto Charlie Hebdo, dopo aver venduto 7 milioni di copie (dalle 60 mila precedenti) ed essere passati da 7 a 120 mila abbonati, ha deciso, per il momento, di sospendere le pubblicazioni. Anche loro hanno diritto, come noi, al loro silenzio?

Per quel che ci riguarda, li aspettiamo presto, magari per criticarli e prenderli in giro.

Ma non esiste nessuna ragione per smettere di essere liberi. Nessuna.

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