Blog DIGIMON(DI) – Nel regno delle interfacce, la realtà… aumenta!

Conosciamo tutti l’effetto, un po’ staniante, di assistere ad un evento dal vivo osservandolo però dal mirino del videofonino, videocamera o altro strumento atto a rappresentare digitalmente la realtà. Siamo lì, vediamo ciò che sta avvenendo davanti ai nostri occhi ma non possiamo distogliere lo sguardo da quel dannato monitor luminoso, e ogni tanto ci chiediamo se siamo davvero lì per assistere a quell’evento o solo per registrarlo in vista di un’altra visione, da fare a casa, con gli amici o da soli, comunque in un contesto più tranquillo e disteso. E anche se ci sottraiamo a questo impulso a “riprendere”, resta sempre difficile distogliere lo sguardo dalle decine di schermi che, in ogni momento, cercano di “catturare” la realtà.

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Ormai gli schermi sono dappertutto, e passiamo gran parte della nostra giornata a guardare delle interfacce, sia che siamo davanti a un bancomat, sia in fila alla posta, o al supermercato, giocando con il nostro fiammante nuovo smartphone, leggendo la posta, aggiornandoci su tutte le news e novità dei sempre più numerosi contatti che abbiamo.

la raltà aumentata su un iPhone

Insomma, benvenuti a noi tutti nel nuovo regno delle interfacce, dove i nostri occhi posano lo sguardo per sempre più ore al giorno. Guardiamo ancora più la realtà o la videorealtà? Cambiano le dimensioni degli schermi, ma tra cellulare, ebook, tablet, notebook, computer, tv, e megaschermi sparsi ormai dappertutto, viviamo costantemente dentro un’altra realtà, quella digitale. E, ora, si fa avanti una nuova straordinaria applicazione, Wikitude, che manifesta le sue incredibili qualità proprio sul concetto di “realtà aumentata“. Cosa avviene? Noi sempre uno schermo dobbiamo guardare, ormai vera “mediazione totale” con il mondo, e attraverso di esso, scaricata l’applicazione, ci appaiono tutte le informazioni che vogliamo. Dove trovare un bar, un albergo, un ristorante, oppure un sito archeologico, un monumento storico, ma anche una banca, un locale notturno e, perchè no, una Scuola di Cinema… La differenza con Google Maps è che noi inquadrando una strada o una piazza abbiamo dentro l’inquadratura le icone che ci segnalano direttamente le diverse opzioni e possibilità per i nostri gusti e necessità. E muovendoci possiamo seguire la direzione alla ricerca della nostra destinazione. Ma non troviamo solo attività commerciali, ma anche, se vogliono, utenti della rete, attivi su Twitter o ForSquare, o Flicker, oppure le voci Wikipedia che ci interessano. Insomma se il navigatore satellitare ci ha tolto il disturbo di imparare le strade, oggi con Wikitude la complessità della realtà della rete ci appare davanti ai nostri occhi così come è distribuita nel “mondo reale”, sia pure attraverso il filtro dello schermo del nostro iPhone o similare.

Quanto e come sta cambiando la nostra percezione della realtà, la nostra immaginazione con queste “realtà aumentate” con le quali quotidianamente ci troviamo ad avere a che fare? Quanto cambia il nostro modo di pensare, di scrivere un romanzo o immaginare un film, come muta la nostra creatività con questa realtà fatta di schermi? Abbiamo sottovalutato la differenza sostanziale che a suo tempo si manifestò nel passare dal foglio della macchina da scrivere ai pixel luminosi del foglio word. Come se sempre di un foglio bianco e del testo si trattasse, e questo non cambiasse la nostra scrittura (eppure Kerouac per non perdere il suo flusso narrativo amava scrivere su rotoli di carta piuttosto che sui normali a4, per non dover interrompere la scrittura per cambiare i fogli).

 

  

Cosa vede il nostro sguardo mentre scriviamo? E ancora di più, dove osserviamo ancora la realtà per far lavorare la nostra immaginazione creativaGary Shteyngart, lo scrittore che ho già avuto modo di citare in altre occasioni, e di cui mi sto gustando il suo fantastico “Storia d’amore vera e supertriste“, ha spiegato in una recente intervista su Wired le sue difficoltà di scrittore nella ricerca delle cose da narrare… “Come scrittore sono sempre alla ricerca di cose che succedono, esperienze nuove che possano finire dentro ai miei romanzi. Prima, quando ero in taxi, guardavo fuori, osservavo quello che succedeva per strada. Adesso, tra lo schermo che c’è in molti taxi a New York e l’iPhone, guardo sempre notizie, pubblicità, aggiornamenti. Quello che mi succede attorno scompare“.

Che realtà racconteranno le nuove generazioni? Cosa diventerà “quello che ci succede attorno“? Dobbiamo prepararci ad un aggiornamento del nostro cervello, un upgrade che ci permetta di stare al passo con il mondo della realtà aumentata. La realtà sta diventando davvero tanta… ci vorrà molta fantasia a gestirla bene!

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