Blog DIGIMON(DI) – Cinema senza il cinema? Dallo Zoopraxiscope alla Gif, il circolo chiuso dell’immagine in movimento

il cinema alle origini era una gif animata…e ora sta ritornando al punto di partenza, vertiginosa partita di andata e  ritorno con la storia della visione

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“Spesso, una gif lo sa dire meglio”

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Abhishek Singh

 

Per un curioso e adorabile “slittamento” di punto di vista, o di taglio di riflessione, il numero 31, di prossima uscita, di Sentieri selvaggi Magazine è dedicato al “Cinema senza il cinema”. Un meraviglioso paradosso, che porta alle estreme conseguenze alcune riflessioni sulle “pratiche di consumo critico” – o meglio sulle pratiche di consumo quotidiano dei critici cinematografici – che ormai sempre più slittano dall’archetipo della Sala Cinematografica e dei suoi simulacri casalinghi, verso derive di visioni sempre più complesse, diversificate e articolate.  Ma questo racconto del nostro vivere le immagini anche e soprattutto al di fuori del meraviglioso museo della sala cinematografica, si è trasformato in un concettuale estremo, come se qualcosa potesse esistere ugualmente senza “la cosa” stessa…

C’è da perdersi in questo vertiginoso paradosso: “raccontare le nostre visioni extracinematografiche: il cinema senza il cinema… fare un numero in cui parliamo di visioni senza mai usare la parola cinema né parlare dei film usciti in sala.”

Mai come nel celebrarne la sua assenza il cinema ritorna presente come parola e come immaginario onnipresente. Ma come parlare di cinema senza “nominarlo” e raccontandone derive ormai inevitabili del suo corpo molteplice e sviante?

Ho già perso la scommessa in queste poche righe, e mi dichiaro vinto. Non so scrivere di cinema senza nominarlo, il cinema. E per una curiosa vocazione al “bastiancontrario” mi viene istintivo ripetere questa parola come un pazzo forsennato para-futurista: Cinema!Cinema?Cinema,Cinema;Cinema.Cinema- Cinema:Cinema’Cinemah!

Ma proviamo a giocare. Al futuro/passato.

Qual è oggi l’immagine in movimento più diffusa nelle nuove generazioni?

Facile: la GIF.

Milioni di ragazzi nati negli anni 2000 (ma anche i loro fratelli poco più grandi) creano, condividono e si scambiano – e si divertono – attraverso questo formato chiamato “Graphics Interchange Format”, che ha poco più di 30 anni, essendo “stato introdotto nel 1987 da CompuServe per fornire un formato adatto alle immagini a colori, rimpiazzando il precedente formato RLE solo in bianco e nero.

Già, il file gif esiste dai primordi della rete e del web, ma per la sua leggerezza e versatilità ha trovato una sua consacrazione proprio con l’affermarsi e il diffondersi degli smartphone, e quindi della comunicazione per immagini in mobilità. La gif è facile, leggera e flessibile.

E soprattutto breve. Chiunque la può realizzare facilmente, e oggi diverse piattaforme come Instragram forniscono già da se le condizioni semplici per realizzare queste “clip circolari”.

Qui su Vimeo una spiegazione per chiunque (dalle gif ai boomerang il passaggio è semplice….)

 

Introducing Boomerang from Instagram from Instagram on Vimeo.

Il mondo oggi è pieno di milioni di gif, piccole brevissime animazioni, che possono in un attimo raccontare un sentimento, un emozione, un desiderio, suscitare una risata. Una quasi naturale emanazione ed evoluzione delle icon, ma con una “forza d’immaginario” centuplicata, che permette riferimenti a film, cartoons, immagini televisive, come immagini girate da noi stessi. Immagini “già” in movimento, come immagini che raccolgono altre immagini e ne simulano il movimento.

E come ogni buon formato che si rispetti, la gif ha le sue mille applicazioni possibili. Non ultima la sua versione “gif art” che è una vera e propria forma di arte digitale, anch’essa nata nel 1987 proprio con la nascita del formato, che tuttavia sta trovando in questi anni una sua definitiva (?) consacrazione. E infatti ormai la Gif Art è un’arte da Museo al punto che uno dei più antichi musei americani, il Museum of the Moving Image, sin dai primi anni duemila ha presentato mostre di artisti della Gif Art. In particolare a partire dal 2010, si è affermata una nuova generazione di artisti che hanno sperimentato la forte potenzialità della gif art all’interno della più generale creatività del WWW.

Tra i tanti artisti che si cimentano con questa “arte popolare” (disponibile per tutti!), forse  quello che più colpisce l’occhio è proprio Sholim, alias Miloš Rajković, estroso e fantasioso artista croato, la cui compilation “Dreams” sembra davvero assurgere la Gif Art verso “dei collage di Max Ernst incrociati con le animazioni realizzate da Terry Gilliam per Monty Python’s Flying Circus “ .

Teste e corpi che si aprono e richiudono, contenenti altri congegni, o paesaggi o il vuoto. Nelle gif di Sholim il volto umano diventa un simulacro,  un “meraviglioso e orribile contenitore” di altri mondi, altri corpi altre possibili visioni.

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Alla domanda che gli venne posta sulla sua idea dell’’attuale società, Sholim da perfetto anarchico ha risposto: “Penso che la società in un’era moderna di corporativismo tecnocratico, reti sociali e media, viva ogni giorno in qualcosa che definirei una simulazione della vita.

Una simulazione della vita. Quale migliore definizione del…cinema!

La GIF, sia nelle sue pratiche quotidiane dei teenager globali che nelle rappresentazioni “avanzate” degli gif artist, è un clamoroso, forse anche genialmente involontario, ritorno alle origini del cinema.

L’immagine breve in movimento, la circolarità della visione, l’attenzione al dettaglio – ripetuto – del micromovimento, ci riportano, inevitabilmente dalle GIF al Zoopraxiscope, ovvero alla “prenascita” del cinema.

 

La corsa del cavallo di Eadweard Muybridge, è davvero “la nascita del cinema”, che avviene nel 1878, come “naturale” estensione temporale dell’immagine fotografica.

Utilizzando decine di macchine fotografiche, scattò queste foto a Palo Alto, in California, (l’opera è nota come  Sallie Gardner a Gallop o The Horse in Motion), e fu una rivelazione straordinaria per tutti gli studiosi (artisti e no) del movimento degli animali, che l’occhio umano non riusciva a cogliere.

Insomma: il cinema alle origini era una gif animata…e ora sta ritornando al punto di partenza, vertiginosa partita di andata e  ritorno con la storia della visione.

In attesa di scoprire che, per comunicare con i robot, non c’è nulla di meglio che esprimersi attraverso le gif….

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