Blog DIGIMON(DI) – Democrazia 2.0 (Lady Gaga for President ?)

E, al VII anno del Web 2.0, il mondo cambiò. Forse definitivamente.

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Ci sono momenti simbolici che, come d’incanto, rivelano all’improvviso quello che sotterraneamente stava lavorando da tempo. Per il nostro Paese il momento simbolico ha la data del 13 giugno 2011, appunto anno settimo del web 2.0 .  C’è un dato numerico sui referendum del 12/13 giugno che è incredibile, perché al di là delle percentuali di affluenza o di voto, i numeri “reali”, ovvero le persone, sembrano restituire come uno specchio (magari munito degli occhiali scuri del film di Carpenter, Essi vivono…), una nuova realtà.

 

Dato numero 1: il numero dei votanti SI a questi referendum è di 25.861.483 (è la media dei votanti SI ai 4 referendum).

Dato numero 2: utenti attivi in Italia su Internet, gennaio 2011 fonte audiweb, 25.849.000.

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Non trovate anche voi che sia, pur nei limiti di una comparazione discutibile, un dato così speculare da risultare curiosamente illuminante?

 

Il web 2.0 probabilmente esiste già da dieci anni, almeno da quando esiste Wikipedia e la cultura “Wiki”, ma è dal 2004 che il termine è stato coniato – da Tim O’Reilly e Dale Dougherty (della O’Reilly Media, casa editrice americana specializzata in pubblicazioni riguardanti le nuove tecnologie e Internet in particolare) – e dopo il successo prima di You Tube (con la celebre immagine della rivista Time che decretò nel 2006 “You” come l’uomo dell’annoriferito ai contributori dei

 

siti internet il cui contenuto è generato dagli utenti) e successivamente, degli altri Social Network, prima MySpace, poi Facebook e Twitter (e tanti altri ne stanno sempre più nascendo, al punto che la Francia ha proibito ai suoi organi di stampa di utilizzare le parole Facebook e Twitter per parlare di Social Network…).

Oggi solo in Italia gli iscritti a Facebook sono oltre 19 milioni. Nel 2006 coloro che avevano accesso alla rete in Italia erano 18 milioni. Il cambiamento va veloce, nonostante chi governa fa di tutto per cercare di frenarlo o impedirlo (leggetevi I nemici della rete per approfondire la storia) e il recente E-G8 appare come il tentativo disperato – e pericolosissimo – di

 

voler ingabbiare la rete). In pochi mesi, da dicembre 2010 a oggi, abbiamo assistito alla “Rivoluzione dei gelsomini” in Tunisia (dicembre 2010), alla rivolta di Piazza Tahmir e alla rivoluzione egiziana (17 gennaio 2011), alle rivolte – ancora sotto il sangue e le violenze – in Libia e in Siria, alla #spanishrevolution con il movimento degli “indignati” del 15 maggio, e a due tornate elettorali in Italia dove sono stati eletti dei sindaci, in due grandi città come Milano e Napoli, contro le indicazioni dei principali partiti, di governo e opposizione, e i 4 referendum votati a stragrande maggioranza contro l’intero establishment politico/mediatico nazionale.

Sono piccoli grandi cambiamenti, veloci e ormai inevitabili. La voglia di vera democrazia che emerge dalla rete, che sembra avere nel suo “statuto” stesso la pratica di una comunicazione “orizzontale”, sta producendo non solo mutazioni “elettorali”, ma anche di riflessione e pratica sulla partecipazione dei cittadini alla gestione diretta delle “cose pubbliche”.  E’ quella “democrazia emergente” che racconta molto bene Marta Mainieri in “Pisapia alla prova della leadership wiki”, citando l’ex musicista dei Modena City Rambler, ora economista e blogger autore di Wikicrazia, Alberto Cottica che, spiega, “I cittadini desiderano collaborare con le istituzioni. La spontaneità di questo movimento non solo ne è la prova, ma è anche la dimostrazione che gli italiani sono particolarmente pronti, forse proprio per la cattiva gestione della cosa pubblica a cui sono abituati”.

Barack-Obama-e-Lady-GagaE mentre, sempre per citare la rivista Time, l’uomo dell’anno passa da Mr. Facebook Mark Zuckerberg (2010) al  semi “sconosciuto” Wael Ghonim (personaggio 2011 per aver agevolato la realizzazione della rivoluzione egiziana del 2011 in modo pacifico, attraverso il proprio blog),  questa rivoluzione pacifica e silenziosa (ma neanche troppo), sta attraversando nazioni, vecchie concezioni politiche (destra/sinistra), confini, pratiche culturali. E non è un caso che due dei più popolari “esseri viventi” del pianeta, hanno fatto della rete il loro luogo forte di comunicazione e immagine: Barack Obama(che l’ha usata intelligentemente per vincere le elezione del 2008 e provare a rivincerle nel 2012 – con 21.612.557 fan su Facebook e 8.618.189 follower su Twitter) e Lady Gaga, che pochi giorni fa, in diretta mondiale all’Europride dal Circo Massimo, ha tenuto un discorso sulla libertà e la diversità come neanche un Capo di Stato. Uno Stato di 38.327.134 (fan su Facebook – e 10.924.591 follower su Twitter) persone (e intanto nasce il Social Gaga Network…).

Video killed the Radio Star”, cantavano nel 1979 I Buggles… Internet killed the Tv Star, si va verso un mondo collegato, connesso, che vuole nuove forme di democrazia, nuovi leader ed icone, nuovi strumenti (leggi wiki) per comunicare e gestire le cose.  La grande battaglia è appena cominciata.

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