Blog DIGIMON(DI) – Il pubblico, “L’uomo in più” del testo contemporaneo…

C’è qualcosa di sottilmente perverso e inconsapevolmente autolesionistico nella reazione del regista Paolo Sorrentino, alle notizie riguardanti un suo presunto profilo Twitter, da cui da mesi escono fuori tweet con frasi estrapolate dal suo ultimo libro “Hanno tutti ragione”.

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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La mail che il regista ha scritto a Roberto D’Agostino, del sito Dagospia, è questa:

“Caro Roberto so che tu hai semplicemente ripreso L’Espresso, pero’ ti chiedo cortesemente di rettificare così come lo chiederò a L’Espresso. Io non twitto. Non ho twitter e a malapena so cos’è. Le frasi che avrei twittato sono in realtà citazioni dal mio libro “Hanno tutti ragione”. Estrapolate dal racconto. Che ha tirato fuori qualcuno, non io. Io sono una persona seria, lavoro dalla mattina alla sera e non ho tempo per scrivere cazzate.
Ti abbraccio. Paolo Sorrentino”

Perché un personaggio pubblico così stimato e apprezzato, anche internazionalmente, scivola in una reazione così palesemente “superficiale”?

Perché dire che scrivere su Twitter equivale a  “scrivere cazzate”?  Soprattutto quando quelle “cazzate” in realtà le ha scritte lui nel suo libro e qualcuno (fan? Ufficio marketing segreto dell’editore?) le sta rilanciando nella rete con un evidente effetto promozionale….

L'uomo in più - Tony PagodaEppure a leggere i tweet di Tony Pagoda, e le risposte dei followers, si notano “sfumature interessanti” (per riprendere l’incipit del profilo “Solo una cosa sopporto. La sfumatura.”). 

francesca r elisei ‏@frarom

io a te ti denuncio, che per colpa tua rido come una scema mentre leggo agli amici di @TPagoda e la gente pensa che sono picchiata in testa

Asia Argento, che invece usa twitter pubblicamente  scrive

Asia Argento ‏@Asiaargento23

@TPagoda chi diavolo sei? Un intrattenitore.

E lui risponde : Tony Pagoda ‏@TPagoda

@Asiargento23 sono Tony Pagoda, convinci Dario ad aprire il suo account su Twitter. Ciao.

Poi ci stanno i follower che confondono Sorrentino con Garrone (chissà come mai?…) FPBallirano ‏@FPBallirano

@TPagoda complimenti per Gomorra, un bellissimo film! ;)

E ancora

gustomela  ‏@gustomela

@TPagoda senti sorrentino, ma quando lo scrivi un libro sul tipo “le conseguenze dell’amore”? il toni pagoda letterario numm’è piaciut’ :)

E alla reazione del regista, replica

Tony Pagoda ‏@TPagoda

Leggo solo ora la precisazione del mio autore letterario: http://bit.ly/LSY73i . Qui parla Tony Pagoda, evidentemente. È quasi l’alba, dormo.

 

Insomma siamo di fronte a un piccolo caso in cui, fan o ufficio marketing che sia, qualcuno si impossessa del personaggio di un autore (niente Pirandello, per carità).

Vengono alla mente le imprese di Misery deve morire, dove una fan letteralmente catturava lo scrittore famoso per costringerlo a scrivere la storia che voleva lei.

Ma soprattutto questo curioso caso dovrebbe farci riflettere su cosa è diventato un autore, un testo, nell’era della “condivisione di massa”. A chi appartiene, oggi, il testo? Se sul mio kindle posso estrapolare un brano dell’ebook che sto leggendo e condividerlo su twitter e  facebook, posso fare altrettanto con un volume cartaceo semplicemente…riscrivendolo.

Ma è proprio quel “riscrivere” che appare come l’oltraggio irriverente nei confronti dell’autore. Il testo è andato, è nelle mani dei lettori, nei cuori e nelle vene di chi sfoglia le pagine, e a questo punto l’autore non può farci più niente… il suo testo è per sempre, ormai, di altri. Scrivere diventa davvero una perdita (del se). Troisi/Postino rubava le poesie del Poeta per fare la corte alla ragazza e, di fronte alle rimostranze di Noiret/Prevert, risponde con una frase da scolpire in tutte le librerie: “La poesia non è di chi la scrive, ma di chi…gli serve!”.

E oggi non serve neppure acquistare il libro per “usarlo”, basta navigare su internet alla ricerca delle citazioni perdute….

Insomma ancora una volta l’intellettuale italiano dimostra la sua terribile arretratezza culturale nei confronti del (suo?) pubblico. Chi legge e usa è già avanti. Non tanto, non L'uomo in piùsolo, nel riutilizzo citazionistico postmoderno o di stampo situazionistico, ma nell’idea di un “consumo culturale” che esce fuori dai circoli e dai salotti bene, dalle presentazioni ovattate delle librerie, per rilanciarsi nella rete con un valore nuovo, dove il pubblico diventa, davvero, “l’uomo in più” dell’autore, che permette a quello che era un suo testo di diventare qualcosa che appartiene a tutti, trasformandosi e mutando di segno.

“Io sono una persona seria, lavoro dalla mattina alla sera e non ho tempo per scrivere cazzate.” scrive un evidente incazzato Autore dell’uso che qualcuno ha fatto del suo testo. Questo qualcuno è il suo pubblico (se non è il suo agente…ma confidiamo di no!), e il pubblico fa dei testi quello che vuole.

Forse i nostri autori, i nostri intellettuali, dovrebbero essere un po’ meno “seri”, lavorare un po’ meno e trovare il tempo per dialogare con il mondo e scrivere, ogni tanto, qualche cazzata.

Perché i cineasti italiani non sono su Twitter? Perdita di tempo? Cazzate?

Eppure i loro colleghi americani usano il mezzo per comunicare con il pubblico e i media. Ron Howard, ad esempio, non fa che spiegare che problematiche vive sul set del suo ultimo film, arricchendo i suoi tweet di immagini prese “al volo” dal suo stesso set.  Il film esiste, per il pubblico, prima ancora di essere finito. Ma registi e attori non solo dialogano con i fan, ma anche tra di loro, fornendo commenti, suggerimenti, notizie.

“Io non twitto. Non ho twitter e a malapena so cos’è.”

Sembra quasi una dichiarazione di resa. Il mondo è cambiato, il consumo (e la produzione) culturale pure. Alzo le mani. Torno nel mio studio a lavorare…

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