Blog DIGIMON(DI) – Non fateci rubare…

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Due notizie diverse. Non sono ancora i tre indizi, che fanno la prova ma, forse, cominciamo ad avvicinarci. Di che sto parlando? Dell’ormai annoso ed obsoleto dibattito sulla “pirateria” digitale (cinematografica, in particolare), e sulle battaglie (tutte perdenti) che le grandi industrie hanno intrapreso contro la visione “rubata” dei loro film. Già all’epoca del VHS, dove la pirateria era prevalentemente di tipo “criminale”, le vittime della battaglia furono per lo più i consumatori onesti, che dovevano sorbirsi spot noiosi prima dei film e con, spesso, protezioni delle copie e impossibilità a duplicarsele per uso personale. Con l’arrivo del dvd e della digitalizzazione dei contenuti audiovisivi, lo scenario è cambiato radicalmente, soprattutto quando prima con Napster e poi con i successivi programmi di file sharing (E-mule, BitTorrent, e altri), gli internauti, sempre di più hanno iniziato a scambiarsi i file musicali e audiovisivi. Sappiamo tutti com’è andata per l’industria discografica e, in questi ultimi anni, “sotto attacco” è l’industria cinematografica, che ancora oggi fa dei patetici spot sugli amici che comprano o noleggiano legalmente il dvd  (dove? dal Blockbuster fallito?) e tutti assieme se lo godono sul divano, e il nerd sfigato che non passa il suo tempo ad aspettare il download… (praticamente involontariamente facendo pubblicità alle compagnie telefoniche che danno reti più veloci, e quindi mettendo al centro del problema solo la lentezza del download…quasi un autogol! Quindi quando tutti avremo la fibra ottica sarà più “figo” fare il download piuttosto che andare in giro sotto la pioggia alla ricerca dell’ultimo video noleggiatore rimasto?)

Battaglie perdenti di retroguardia, con tentativi, anche riusciti come in Francia, di far approvare leggi che criminalizzano pesantemente lo scambio illegale di film. E con campagne mediatiche altamente indirizzate a una sorta di “terrorismo”, utilizzando dati univoci di indagini e sondaggi provenienti esclusivamente dall’industria, con il danno di miliardi causati da chi si “scambia” i film, criminalizzando l’intero popolo del file-sharing. E ovviamente ignorando altre indagini di mercato che segnalavano come, spesso, coloro che più scaricavano film dalla rete fossero anche tra i maggiori consumatori di film al cinema e acquirenti di dvd….

E’ una battaglia complessa quella sul diritto d’autore nell’epoca della digitalizzazione dei contenuti che non è facile da risolvere con un colpo di bacchetta magica, ma che certo finora è stata affrontata nella maniera peggiore: da un lato l’industria e il tentativo di “militarizzare” la distribuzione, dall’altro la nascita di una generazione abituata a percepire i prodotti culturali come “gratuiti” quasi per definizione (con la contraddizione che poi sono gli stessi che, prevalentemente, vogliono lavorare e vivere di prodotti culturali…).

In questo conflitto complesso e irrisolto due notizie di questi giorni sembrano iniziare ad indicare percorsi possibili alternativi. La prima notizia è l’accordo tra la Paramount e Torrent (uno dei principali “motori” del file-sharing), che il 19 Maggio distribuiranno il film Tunnel sulla rete gratuitamente, provando a sperimentare nuovi modelli di business. Va detto che Tunnel è anche stato finanziato in maniera “social”, con i finanziamenti della gente, 1 dollaro per ognuno dei 125.000 frames che compongono il film. Ma l’esperimento di uscire gratuitamente in streaming sul Web e in Dvd con un’edizione ricca di contenuti speciali è già interessante e innovativa.

La seconda notizia invece proviene da un gruppo di cinefili e appassionati di tecnologia che si sono incontrati a Ginevra, e hanno lanciato un manifesto pubblico, dal titolo appassionante: NON FATEMI RUBARE, in cui, in quanto consumatori di film, propongono un vero e proprio patto con l’industria dell’intrattenimento audiovisivo, partendo dalla promessa di non scaricare più illegalmente un film se ci sarà un’alternativa legale che segua le linee guida del manifesto. Al momento in cui scrivo i firmatari (l’appello è tradotto in nove lingue) sono già 14.857. Cosa chiedono i consumatori all’industria? Intanto di essere ascoltati. Oggi il consumatore non è più passivo, siamo nell’epoca 2.0 dove i consumatori creano anche i contenuti, quindi l’industria si adeguasse a modelli di consumo radicalmente cambiati. Le linee guida riguardano il Prezzo, le lingue, la disponibilità immediata del prodotto, l’assenza di pubblicità e di avvertimenti sulla violazione del diritto d’autore,  La globalizzazione e contemporaneità della data di uscita e un catalogo praticamente illimitato di film, connessi ad archivi come IMDB. Infine il diritto di poter visionare il film su qualsiasi dispositivo, che i film non saranno legati al provider del servizio, e dovranno essere privi del Digital Right Management in caso di acquisto.

Insomma i consumatori sono usciti allo scoperto e lanciano una proposta di massa all’industria cinematografica. Sapranno recepirla? Se non lo faranno, il rischio di fare la fine dell’industria discografica è altissimo…

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